V: I want freedom

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I giorni continuavano a passare ed io ero sempre rinchiusa nella mia stanza, dove la maggior parte del tempo leggevo.

Con i libri che Muzan mi aveva imprestato ero venuta a conoscenza di una strana danza dell'acqua, che permetteva al corpo di rilassarsi. Non persi tempo e iniziai ad impararla.

Ero in piedi in mezzo alla stanza col libro in mano, stavo cercando di fare del mio meglio. Proprio nel mentre di ciò la porta si aprì, davanti a me c'era Muzan con in mano una fila di libri. Lui mi guardò con un sopracciglio alzato.

«Che cosa stai facendo?»

Disse lui entrando nella stanza.

«Questo libro nomina una certa "Danza dell'acqua"»

Alle mie parole, Muzan assottigliò lo sguardo

«Ah, capisco...»

Posò i libri sul tavolino, poi aggiunse:

«...e così stavi provando a farla, eh?»

«Beh ecco.... Mhh si»

Dissi abbassando lo sguardo dall'imbarazzo. Muzan mi fissò per un po', poi sbuffò e si avvicinò a me.

«Comunque come ti senti?»

Tornai a guardarlo prima di rispondere.

«Oh, meglio»

Lui annuì, si avvicinò ancora di un passo iniziando a controllarmi le braccia e il collo.

«Mh si, sembri essere guarita»

Entrambi rimanemmo in silenzio per un po', ma senza mai allontanarci l'uno dall'altra. Ad una certa mi feci coraggio e parlai.

«Adesso che sto bene posso tornare a casa? Ti prego»

Muzan scosse la testa.

«No è fuori discussione, ne abbiamo già parlato»

Strinsi i pugni.

«Perchè no? Perché? Non puoi obbligarmi a rimanere qui!»

«Come ti ho già detto, questo è il mio territorio sono io qui che comando»

«Non ti faccio nemmeno un po' di pena?»

«Pena? Ah!»

Ridacchiò.

«Mi dispiace ma no, non mi fai pena mia cara»

Lo guardai con occhi increduli, non poteva essere così insensibile... Per colpa sua io avevo perso tutto, ma infondo lui non poteva capire cosa in passato avevo vissuto. I miei occhi si ricoprirono di lacrime solo a quel pensiero.

«No, non puoi... Non puoi essere così freddo nella sofferenza altrui»

Aggrottai le sopracciglia stringendo forte i pugni.

«Io l'unica cosa che desideravo era vivere in tranquillità, ma invece-»

Mi interruppi abbassando la testa e lasciando scorrere le lacrime.

«Ma invece non è mai stato così, e non lo sarà mai... ho già perso i miei genitori biologici, e ora... Anche i miei nuovi»

Non potevo vedere che espressione avesse adesso Muzan, ma qualcosa mi stava facendo intuire che non sapeva cosa dire, forse per via del suo silenzio....

Mi morsi un labbro cercando di trattenere le mie rimanenti lacrime, ma all'improvviso le mani di Muzan mi presero in un abbraccio. Aspetta, cosa?

Alzai lo sguardo sui suoi occhi che continuavano a fissarmi, aveva sempre il suo sguardo serio eppure potevo intravedere una nota di empatia. Allora era ancora capace di provare questo tipo di emozioni.

Mi lasciai andare sfogando tutta la mia tristezza sul suo petto, mentre la sua mano accarezzava i miei capelli. Ero confusa, per logica avrei dovuto odiarlo a morte invece proprio non ci riuscivo, per quanto ci provassi niente riusciva a farmi provare un'emozione così forte verso di lui.

«Come già tempo fa ti ho detto, anch'io ho sofferto molto in vita... capisco che tu prova dolore, ma puoi tornare indietro? Puoi sistemare ciò che è già stato fatto?»

Si fermò guardandomi per un istante, mentre con la mano continuava ad accarezzarmi i capelli.

«Te lo dico io, non puoi»

Lo guardai senza mai distogliere lo sguardo. Singhiozzai per via delle lacrime, poi strinsi una mano sul tessuto della sua camicia.

«Perchè sei così cattivo?»

Muzan sgranò leggermente gli occhi, in quel momento potei rivedere quella scintilla nei suoi sguardo. Dopo qualche attimo di silenzio parlò.

«Perchè la vita mi ha portato a questo, ad essere l'uomo che sono tutt'ora»

«Si ma puoi sempre cambiare, certo per tutto ciò che hai fatto non basterebbe un semplice "scusa", ma a qualsiasi errore si può rimediare»

Il serio volto di Muzan si trasformò alle mie parole, mostrando un sorriso. Lo guardai stupita da quella espressione. Perché stava sorridendo? Cosa avevo detto per farlo sorridere?

«Allora Tsuki dimostramelo... voglio essere perdonato da te»

Sgranai gli occhi a quella frase, fissandolo quasi scioccata.

«Io sento tutto ciò che stai provando, e oltre alla tua tristezza vedo confusione, confusione su di me»

Si fermò per un istante per vedere la mia reazione, poi continuò.

«Sei confusa semplicemente perché non capisci più il motivo del quale non mi odi. So che tu provi compassione per me, e so che tu...»

Assottigliò lo sguardo, rendendo per un momento il suo tono serio.

«... vorresti che io cambiassi»

Ci fu qualche secondo di silenzio prima che io annuì lentamente.

«È vero... È cosi»

Muzan tornò a sorridere, mi tirò ancora più vicina a lui.

«Tu ti senti molto in colpa per questo, perché vorresti dare giustizia alla tua famiglia. Ma vedi... non c'è bisogno che ti ti senta così, perché l'unico motivo per il quale tu stai vedendo del buono in me...»

Spostò la mano dai miei capelli alla guancia accarezzandola con il pollice, poi si avvicinò al mio orecchio sussurrando:

«... è perché hai un grande cuore, per questo saresti disposta a porgere la mano anche al tuo peggior nemico»

Ero sorpresa per quel discorso, era riuscito a guardarmi dentro e a tirare fuori tutto di me. Forse non era così cattivo e magari avevo ragione... In lui poteva ancora esserci del buono, era ancora... Salvabile.

***

You are my Angel [Fanfiction]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora