"Così hanno decretato gli dèi.
Che,nel perdersi,
ciascuno
possa ritrovare se stesso."~Omero,Odissea
Luke pov's
Le mie mani sono sulle mie cosce, strette, sono, ossa con un po' di carne attorno ad esse.
Le mie mani sono ferme,salde,stringono,le mie esili gambe.
Sono dimagrito su per giù dieci Kili,il mio corpo ora è la metà,le mie ossa sono fragili,le occhiaie spiccano sulla mia pelle cadaverica,ma almeno fanno risaltare i miei occhi,grandi,ormai spenti e scrivi di vita.
Ho freddo.
Dei ragazzi passano accanto a me a maniche corte,canotte e pantaloncini,io invece sono seduto sul marciapiede all'ombra di un negozio,con pantaloni lunghi e felpa con il cappuccio chino sulla mia faccia.Tutto di un festoso nero.
Le persone che mi passano accanto mi guardano. Sono strano,lo so.
"Fai un fretta papà" continuavo a ripetere nella mia testa guardando ripetutamente l'orologio sul mio polso, l'orologio era largo mi scivola fino al gomito e rimane là ma sono sicuro che salirebbe se non fosse per la felpa ferma là.
Tiro giù le maniche della felpa,le mie braccia mi creano vergogna e imbarazzo,nessuno attorno a me ha le mie braccia.
Nessuno!
Tutti mi guardano con disgusto o pena,ma io voglio solo che passano avanti senza le loro occhiate,il loro parlottare tra di loro,o quegli sguardi che mi continuano a lanciare.
Sono stufo!
Mio padre sta facendo la spesa,da ormani troppo per i miei gusti,io lo aspetto qua fuori,il solo odore del cibo mi dà la nausea.
Una signora anziana mi fissa,la centesima solo oggi,ma quella signora non mi sembra come le altre nel suo sguardo c'è qualcosa tipo quello che vedo negli occhi dei miei genitori quando mi guardano.
La signora si avvicina a me e mi si siede accanto. Il suo sguardo è fisso davanti a lei a guardare un punto indefinito,ora il suo sguardo è puntato sulle sue scarpe rosse di pelle con un incisione sul fianco,una data "14/07/1949",per averla sulle scarpe credo sia molto importante forse il suo matrimonio.
La signora sorride e io ritorno a guardarla.
<<Come ti chiami giovanotto?>>chiede lei,il suo tono e dolce e delicato,come una carezza
<<Luke>>rispondo io,io mio tono invece è atono non c'è nulla di delicato o altro solo una voce rotta e robotica <<io mi chiamo Rosaline>>risponde lei ancora sorridente.
La sua pelle è di un rosa chiaro,le guance rosa, ha un rossetto rosso sulle labbra esili e delicate,un ombretto verde/blu sulle palpebre, una collana color oro,una di quelle collane portafoto,orecchini d'oro vecchi,il suo vestito è nero e gpi arriva sotto le ginocchia,ha un piccolo stato di tulle alla fine e un po' dietro, i suoi capelli sono raccolti in uno chignon largo,i capelli per lo più bianchi e i suoi grandi occhi celesti.
<<Luke>>mi chiama lei ancora sorridente
<<Posso parlarti come se fossi tua zia o tua nonna?>>mi chiede lei e io annuì in tutta risposta <<mio figlio aveva quello che hai te>>lei inizia a guardarmi negli occhi ancora con quel suo sorriso,presumo sia una persona molto solare e gentile.
<<Aveva 28 anni. Pian piano smise di mangiare o se mangiava dopo si chiudeva nel bagno e ci stava il tempo necessario per togliere quel cibo dal suo corpo>>sorride ancora ma gli occhi sono diventati lucidi<<d'estate si vestiva come te,maniche lunghe e pantaloni pesanti,aveva sempre freddo e si vergognava,le sue braccia erano in riconoscibili>>una lacrime scende sulla sua guancia,con un gesto delicato asciuga la lacrime <<capì tardi cosa avesse veramente mio figlio e non lo riuscii a salvare da sé stesso e da quella brutta malattia>>ora le lacrime scendono come pioggia sul suo viso,la sua voce è ancora come una carezza.
<<Perché sei caduto in questo tunnel dolce Luke?>>quella domanda mi spiazza,tutti mi dicevano cose come "smettila" "ma sei pazzo" "i tuoi problemi sono tutti in testa" e cose simili.
La guardo e mi scappa un sorriso <<la morte di mia mamma>>dico in un sussurro lei mi guarda e mi sembra sorpresa poi senza nessuna avvertenza mi si avvicina,ora sono stretto fra le sue braccia.
Mi sento al sicuro.
<<Non lasciarti andare, combatti per tua madre,lei vuole vederti come prima. Lei ti vede e vuole vedere il suo bambino>>dopo la sua frase scoppio a piangere,mi sento come sicuro, come se lei capisse quello che io sto sentendo.Mi sveglio e guardo il cielo e penso:se c'è l'ho fatta una volta c'è la posso fare anche ora!
Da quando conobbi Rosaline mi sentii come se finalmente qualcuno sapesse veramente il mi dolore,mio padre doveva già sopportare il dolore di mia madre ma Rosaline,lei, cercò in tutti i modi di aiutare suo figlio.
Non so perché,lei non aveva passato quello che passai io ma con lei mi sentivo capito.
Ogni venerdì e lunedì parlavano e ci vedevamo al solito bar,prendevano la solita cosa,e finalmente potevo parlare liberamente di tutto.
I miei amici mi aiuterono molto ma con Rosaline avevo trovato una nonna,una zia o una madre lontana.
Emma è mia sorella e Alex mio fratello,non di sangue,ma lo sono.Le parole di Jeremy mi continuavano a rimbombare in testa,non lo vedevo capace di dire certe cose,lo vedevo sempre come il bullo stronzo,con la famiglia perfetta e senza problemi,una classica famiglia "ricca".
Invece anche lui ha dei problemi a casa e anche lui come me ha perso qualcuno di importante per lui,lo capisco...
Molte volte per me un abbraccio vale più di mille parole,e quando una persona lo capiva per me era importante.
Alex,Emma,mia mamma,mio padre, Rosaline, mio nonno,Martina e ora anche Jeremy.
Anche Jeremy ora lo reputavo uno con cui poter parlare liberamente di me senza la paura di essere giudicato o preso in giro.Il sole stava spuntato da dietro un albero decisi così di alzarmi e preparare la colazione ai miei amici, aprì il mio zaino e nel mentre tornavo fuori la mia borraccia cadde una foto,quella foto e la guardi <hai gli stessi occhi di mio figlio,Luke,rivedo un po' di lui in te.in senso positivo>> non mi dimenticherò mai quella frase,quella frase che mi fece spuntare un bel sorriso sul mio volto.
<<Buongiorno>>dissi quando uno a uno si svegliarono
<<Buongiorno Luke, già sveglio?>>disse Emma sorpresa dalla mia voglia di vivere di quella giornata,tutti mi salutarono.
Mangiammo e poi ci mettemmo subito in viaggio per la prossima meta.
Ogni kilometro che facevamo era un kilometro in meno alla nostra salvezza,alla cura,al rifugio, all'ignoto,a niente più zombie.
Forse.
Tutto era solo un'idea.
Un'incertezza.
Una speranza.
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Il rumore dei passi
Fantasyi protagonisti dopo un'esplosione di una bomba si ritrovano soli,con i loro peggior nemici e amici. chiunque è stato colpito dalla bomba si è trasformato in una creatura in cerca di carne umana.i ragazzi dovranno affrontare un lunghissimo viaggio, c...