Capitolo 10

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Una volta entrata in casa, dopo aver salutato nonna, salii subito in camera mia. La porta era semiaperta e sentivo nonna Margaret lamentarsi del temporale che stava facendo, dato che aveva le lenzuola fuori ad asciugare. Andai verso la mia scrivania per assicurarmi che nessuno avesse toccato i miei disegni. Erano molto personali, spesso rappresentavano il mio stato d'animo e per non parlare delle persone che c'erano su quei fogli.
C'erano la mamma, i nonni, anche Alexis c'era.
Persi un po' di tempo a sfogliarli mettendo di nuovo sotto sopra la scrivania, ma poi fui distratta da un lampo fortissimo che si vide dalla mia finestra.
Mi avvicinai e vidi il cielo diventato ormai scuro, ricoperto di nuvole ricche di pioggia. Diluviava in poche parole.
Stranamente vidi il garage chiuso eppure ero convinta che ci fosse il nonno lì con Harry, ma forse mi ero sbagliata.
Di solito infatti Harry dopo scuola veniva da noi per l'auto quindi probabilmente a causa del tempo non era venuto.
Ammetto però che il suono della pioggia riusciva a rilassarmi. Me ne stava seduta sulla finestra ad ascoltare le gocce d'acqua scivolare lentamente sul vetro freddo della finestra.
Pioveva spesso a Charlston City e mi piaceva questo. Adoravo il freddo, i maglioni, la pioggia quindi questa città, per quanto riguarda almeno il clima, era perfetta.
Portai le ginocchia al petto e socchiusi gli occhi. Adesso si che stavo bene.
"Ehi Emy."
Aprii lentamente gli occhi, scocciata e un tantino arrabbiata per aver rovinato il mio momento di pace, mi voltai e vidi Harry bagnato fradicio che gocciolava sul pavimento. "Beh...ehm...non voglio disturbarti è che tua nonna è impegnata a portare dentro le lenzuola e ha chiesto aiuto a Fred, mi ha detto che potevo venire da te..."disse imbarazzato portando una mano tra i capelli inzuppati. "Ehm scusami tu, ma io che devo farci?"risposi alzandomi e avvicinandomi a lui. "Vorrei solo che andassi a prendere una maglia asciutta di tuo nonno e poi torno di sotto ad aspettare che spiova."
Sbuffai e andai nella camera dei nonni mentre lui restò nella mia.
Aprii l'armadio e presi a caso una maglietta.
"Carini i tuoi disegni..."disse alzando la voce per farsi sentire meglio.
Di corsa ritornai in camera urlando: "Non toccare nulla!" Presi tutti i fogli e li misi in un cassetto. Ero infuriata.
"Direi che il mio preferito è il ritratto di quel ragazzo...mi assomiglia tanto sai?" "Ti spaccherei la faccia ma non lo faccio solo perchè da un momento all'altro potrebbero entrare i nonni."
"Hai talento. L'ho capito da quando ho visto il disegno della chevrolet. Avrei dovuto restituirtelo ma mi piace troppo e ho deciso di tenermelo. Sta ancora sul mio comodino." "Fai quello che vuoi. Sai quanto me ne può fregare."dissi poggiandomi alla scrivania. "Vabbe adesso però dammi la maglietta." continuò levandosi la camicia a quadri zuppa d'acqua.
Rimase a petto nudo davanti ai miei occhi. Fingevo di stare calma mentre lui aspettava che allungassi la mano per dargli ciò che voleva, ma invece la misi sul bordo della scrivania e ci posai il sedere su.
"Non credo proprio." sorrisi, lanciando con gli occhi una sfida.
"Guarda che a me non dispiace stare così ma se poi entra qualcuno potrebbero pensare che stiamo facendo qualcos'altro." rispose avvicinandosi sempre di più. Respiravo silenziosamente, cercavo in tutti i modi di nascondere il mio estremo imbarazzo, dopo tutto stava senza maglia troppo vicino a me.
"Non credo che questo è ciò che ti preoccupa. Sappiamo bene che non sei più il bambino di nove anni fa..."
"Si cresce, anche tu sei cresciuta e direi davvero bene..."disse interrompendomi. Posò la sua grande mano sulla scrivania accanto al mio fianco destro, cautamente avvicinava il suo viso al mio.
Io invece, restavo lì ferma a guardare verso il basso.
"C'è qualcosa...qualcosa di strano in te...e poi devi dirmi perchè odi così tanto Josh Hustins. Non ti ha fatto nulla, almeno credo. Vi comportate entrambi in modo strano...mi nascondi qualcosa vero?" continuai fissando i nostri piedi. Forse sarebbe stato meglio se me ne fossi stata zitta a farmi i fatti miei, ma prima o poi avrei dovuto dirglielo o sarei scoppiata.
"Ci sono volte in cui è meglio non sapere, ci sono cose che bisognano restare segrete." rispose spostando con la mano destra il mio mento in modo che potessi guardarlo. Fissai i suoi occhi verde smeraldo, il suo sorriso perfetto e ascoltavo la sua voce così placata e tranquilla. "Non m'importa voglio solo sapere, niente più." aggiunsi sottovoce.
Lui fissava i miei occhi e si lasciò sfuggire una piccola risatina.
Il mio cuore iniziò a battere sempre più forte quando la mano dal mento passò alla guancia. La accarezzava con il pollice, come se volesse tranquillizzarmi.
Il suo sguardo dagli occhi passò alle labbra. Eravamo così vicini. "Harold sei..." entrò di soppiatto nonna Margaret in camera beccandoci uno davanti all'altra, io seduta sulla scrivania ed Harry alzato ad un centimetro dalle mie labbra senza neanche la maglietta.
"Mi dispiace tantissimo ragazzi. Scusate tanto! Continuate pure da dove eravate rimasti." disse nonna imbarazzata più di quanto potessi esserlo io. Chiuse la porta ma di scatto mi alzai facendo cadera la maglia di nonno sul pavimento e andai da lei spiegandole che non stava succedendo nulla. "Uh finalmente." sospirò Harry infilandosi la maglietta.
Ci riunimmo tutti in salotto e nonno come al solito invitò Harry a cena da noi.
"Questo temporale non vuole proprio calmarsi, anzi pare proprio che stia peggiorando." disse nonno seduto a capo tavola.
"Aspettiamo che spiova almeno un po' e ti accompagno a casa." continuò riferendosi ad Harry che era venuto da noi a piedi (aveva l'auto dal carrozziere). "Tesoro non voglio dire nulla però guarda fuori alla finestra! Non credo che si calmerà quest'acquazzone e poi mi spaventa l'idea di voi due da soli in macchina, ho visto un bel po' di fulmini. Harold, caro, se vuoi puoi restare a dormire qui da noi. Domani è domenica e non c'è scuola puoi dormire nella camera degli ospiti o sul divano." suggerì nonna servendo ancora altro pollo nei piatti di tutti noi.
"Non vorrei disturbare, ma dato le circostanze mi tocca accettare." rispose il ragazzo poggiando i gomiti sul tavolo e guardando verso di me con un sorriso malizioso stampato sulla faccia.
"Per te non ci sono problemi, vero Emy?" disse nonno con tono lievemente minaccioso come per dire "Non ci devono essere problemi."
"Nessun problema, nonno. Basta che sta in una camera lontana dalla mia."

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