Capitolo 39

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"Chi è? Harry?" domandò Alexis all'illuminarsi del mio cellulare.
Lessi sul display il nome Josh Hustins e continuai vedendo il suo messaggio: "Ci vediamo dopo le lezioni nel cortile della scuola. Dobbiamo parlare. È importante."
Ammetto che quel "dobbiamo parlare" mi preoccupò, ormai qualsiasi cosa mi preoccupava.
"È Josh." le dissi.
Guardandola, notai un lieve rossore formarsi sulle sue guance. Portò lo sguardo verso il basso e frugò nella sua borsa alla ricerca di un oggetto inesistente.
"Cosa c'è tra te e Josh?"
"Me e Josh?" chiese quasi sbalordita dalla mia domanda "è un completo cretino, ottuso ed irritante. Mi fa impazzire ogni volta che apre bocca."
Notai che era nervosa mentre pronunciava le sue parole, mi parve quasi che non volesse convincere me ma lei stessa.
Sorvolai su quell'argomento, comprendendo il suo disagio crescente. Ma soprattutto, lasciai perdere alla vista di un Harry raggiante come non lo era da giorni, anzi da settimane.
Mi raggiunse e mi salutò con un bacio, ma un paio di amici lo portarono via da me pochi minuti dopo.
Passai le ore a chiedermi cosa volesse Josh, cosa c'era di così urgente da dirmi. Ormai la tranquillità era del tutto lontana dalla mia quotidianità, avevo dimenticato come fosse vivere senza un minimo di ansia.
Ripensai ad Alexis e ai suoi probabili sentimenti nei confronti del ragazzo. Avevano passato così tanto tempo insieme che anch'io avevo notato che una scintilla lentamente stava scoccando. Ma lui è Josh Hustins, Alexis non avrebbe mai permesso a uno come lui di rubarle il cuore e per questo motivo non accettava il modo in cui la faceva sentire.
Nonostante questo, continuavo a sperare che fosse solo la mia immaginazione a vederli insieme. Alexis doveva essere al sicuro, almeno lei.
Quando arrivai nel cortile vidi il ragazzo appoggiato alla sua automobile. I suoi occhi d'oro brillavano colpiti da deboli raggi del sole tramontante.
"Le lezioni sono finite un quarto d'ora fa. Perché sei sempre in ritardo?" domandò stanco di aver aspettato.
"Cosa vuoi?"
"Ciao. Come stai? E da un po' che non ci vediamo. Sto bene, grazie per avermelo chiesto."
Mi guardò e nel suo sguardo vedevo che aveva intenzione di rimproverarmi per averlo evitato in questi ultimi giorni.
"Mi hai fatto venire qui per questo? Vuoi farmi la predica?" chiesi alzando leggermente il tono della voce ed incrociando le braccia.
"Si, è una delle cose che ho da dirti."
Mi aprì lo sportello della vettura, mi chiese di chiamare Colin e Harry e di dirgli di incontrarci al Rose Bar.
Entrai in auto. Era pulita e profumata come la macchina della maggior parte degli uomini.
"So che dopo tutto quello che è successo tra noi, le cose sono diventate un po' strane..." spiegò imboccando la strada principale "ma è finito, hai un ragazzo e Harry è ok."
Lo fissavo incredula e confusa, non capivo a che punto volesse arrivare.
"Quello che voglio dire è che voglio provare ad esserti amico."
Non riuscii a trattenermi e scoppiai in una sonora risata.
Non era un discorso adatto alla sua persona, lui era il demone della tentazione, del pericolo, non poteva essere così sdolcinato.
Sorrise anche Josh, consapevole di esser suonato strano nei miei confronti.
"Siamo già amici, Josh."
Si voltò e ci guardammo negli occhi. Dal profondo color oro intuii che finalmente mi sarei potuta fidare di Josh Hustins e che dopotutto ero riuscita a cambiarlo.

Ci sedemmo al tavolo più tranquillo del bar, lontano dal bancone dove c'era più folla. La luce gialla illuminava l'intera struttura e il suono di sassofono rendevano quel bar molto più particolare e caratteristico.
I tre ragazzi ordinarono tre birre mentre io mi occupai di ripulire le ciotoline di snack servite con le bibite.
"Allora, perché ci hai fatto venire qui?" chiese Harry fissando Josh. Posò il braccio sullo schienale della mia sedia e si avvicinò ancor di più a me.
Mi fece sorridere quel gesto. Dopo tutto quel tempo insieme, doveva ancora dimostrare che ero sua e tutti dovevano saperlo, in particolare i due seduti al nostro tavolo.
"Dobbiamo agire se vogliamo che Emy possa vivere serena." rispose "Cedric è spietato, avrà convinto tutti i suoi scagnozzi che Emy è il male più puro che va eliminato il più presto possibile. Per questo propongo di attaccare prima che attacchi lui."
Restammo tutti in silenzio.
La situazione era difficile per quanto non lo sembrasse. Noi eravamo in quattro mentre Cedric aveva un esercito ai suoi piedi. I suoi seguaci erano distribuiti in tutta la città, stando a come raccontava Josh e non avremmo mai potuto avere la meglio su di loro. Erano in troppi.
"Cedric è impossibile da trovare." obiettò Colin "sono anni che gli diamo la caccia."
"È per questo che sarà lui a trovare noi."
Lo guardai, sapevo che aveva un piano, che aveva già escogitato tutto. Josh conosceva bene Cedric e i suoi movimenti, era l'unico che poteva essere un passo avanti a lui.
"Cos'hai in mente?" dissi.
"Premetto che non vi piacerà."
I nostri visi erano chiaramente titubanti ma soprattutto desiderosi di conoscere qual era la sua idea. Finalmente avremmo potuto essere noi i predatori e avremmo potuto mettere, una volta per tutte, un punto definitivo a questa storia.
"C'è un locale non molto lontano da qui, il Golden Gate, pieno di demoni. Emy andrà lì. Dovrà sembrare un'uscita normale, magari tra amiche, in modo da non destare sospetti. I ragazzi di Cedric impiegheranno poco tempo a capire che sei lì ma non potranno farti nulla, perché sei di Cedric e nessuno tocca ciò che è suo. Uscirai fuori e quando ti sarai assicurata di esser sola arriverà qualcuno dei suoi e ti porterà da lui. In quel momento Colin saprà tutto ciò che succede e soprattutto sapremo dove sarà Cedric. Dopodiché interveniamo noi tre e facciamo il culo a quel bastardo."
Restammo in silenzio ad ascoltare mentre spiegava con enfasi cosa aveva pianificato. Appena concluse Harry bevve un sorso di birra dalla bottiglia, cercando di mandare giù anche la sua rabbia, collera e probabilmente paura.
"Te lo scordi." disse.
Colin tacque.
Harry e Josh cominciarono a discutere animatamente sul da farsi.
Colin mi guardava perché già sapeva cosa stessi pensando ma continuo a tacere poiché anche lui la pensava come me.
"Ci sto." sussurrai.
I due ragazzi mi guardarono simultaneamente.
"Ho detto che ci sto." ripetetti con più decisione.
"Cosa?" chiese Harry stupito.
"Non abbiamo altra scelta, Harry."
"Si che c'è!"
Afferrai la mia borsa e riconfermai a Josh che ero dalla sua parte.
Uscii fuori dal bar, inseguita da Harry che tratteneva a stento le parole.
"Non puoi dire sul serio." disse ancora una volta stupefatto "non puoi rischiare così tanto!"
Mi voltai verso di lui, portando le mani tra i capelli.
La strada era isolata e non c'era un'anima viva nei dintorni se non in quel bar.
Le stelle brillavano su di noi nel cielo scuro ed immenso, mentre la luna a forma di unghia rendeva il cielo ancora più suggestivo. Il canto dei grilli in lontananza facevano da sottofondo insieme al dolce soffiare del vento quasi estivo.
"Cosa vuoi che faccia, Harry?" dissi esasperata "vuoi che stia a guardare e ad aspettare che Cedric venga ad uccidermi?"
Mi avvicinai a lui che cercava invano di trovare le parole giuste per convincermi che fosse una pessima idea andare nella tana del leone.
"Sono stanca, Harry. Sono stanca di vivere nella paura che mi possa succedere qualcosa o che peggio, possa succedere a voi..."
Posò le sue calde mani sul mio volto.
"Non sei costretta a farlo."
Invece si, lo ero.
Era solo colpa mia se Cedric mi dava la caccia, se Josh ha ucciso Constantine, se tutti noi eravamo in constante pericolo. Io sono entrata in questa storia e io ne sarei dovuta uscire.
"Devo farlo."
Il ragazzo mi guardò come se avesse perso la partita più importante della sua vita.
Sapevo che voleva proteggermi ma ormai avevo deciso e non avrei cambiato idea.
Mi abbracciò forte a lui, poggiando il mento sulla mia testa.
Cinsi la sua schiena con le mie braccia e cercai di trattenere le lacrime.
Mi spaventava questa faccenda. Colin, Josh e Harry avrebbero rischiato molto, avrebbero rischiato la loro vita per salvare la mia e il minimo che potevo fare, era quello di essere l'esca dello squalo e sperare di non essere mangiata.

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