Harry aprì lo sportello della sua auto e mi ci fece entrare. Lo vedevo agitato mentre io ero frustrata e confusa. Portai lo sguardo verso la mano destra e la vidi cosparsa di sangue che non mi apparteneva. Cosa avevo combinato? Cosa avevo fatto? L'unica immagine che appariva continuamente nella mia mente era quell'uomo steso sull'asfalto morto per mano mia. Ero preoccupata per Josh. Lo vedevo intimorito da quei due e non me lo sarei mai perdonata se gli avessero fatto del male a causa mia. Continuavo a pensare a quel chiodo conficcato nel collo di quello sconosciuto eppure non riuscivo a provare un sentimento di rimorso o senso di colpa. Qualsiasi ragazza sarebbe scoppiata a piangere, ad urlare al pensiero di poter essere un'omicida, ma io no. Sentivo di aver fatto la cosa giusta. Perché io?
"E' tutta colpa mia, non avrei mai dovuto lasciarti da sola." Il suono doppio della voce di Harry mi fece ritornare in me stessa. Notai che eravamo fermi di fronte casa del ragazzo.
Il suo sguardo era fermo sulla mano stretta al volante dell'auto e gli occhi che cercavano a tutti i costi di cambiare colore.
Lo fissavo come non avevo mai fatto prima d'ora. Non volevo che se ne andasse proprio adesso. Doveva restare con me il vero Harry. "Harry..." Si voltò e i miei occhi incrociarono i suoi. Nel verde si intravedevano gocce d'oro che cercavano di diffondersi il più possibile. Sospirò e accennò un mezzo sorriso e disse: "È meglio se andiamo adesso. Tra poco inizierà a piovere." Entrammo allora in casa e ferma sul divano a leggere non so cosa, c'era Juliet che mi scrutò dall'alto verso il basso. Ero troppo distratta per vedere la sua motocicletta parcheggiata nel vialetto. Volevo solo togliermi quella macchia di sangue dalla mia pelle. "Harry, io..." sussurrai guardando la mia mano. Il ragazzo annuì dicendo "in fondo a destra.". Andai così, di fretta in bagno. Sciacquai con forza la mano e il sangue lentamente andava via nello scolo del lavandino. Poggiai le mani gocciolanti all'estremità del lavabo e osservai il mio riflesso allo specchio. Quello era il volto di un assassina? Mi voltai di scatto. Solo quel pensiero mi rabbrividiva. Attraversai il corridoio per ritornare in salone e da lì sentivo Juliet dire arrabbiata: "Ti rendi conto di quello che è successo Harry? Non ho intenzione di aiutarti se c'è di mezzo lei." "È me che devi aiutare, è diverso." "Sei solo un'idiota. Ti avevo avvertito di starle lontano ma tu non ci riesci proprio. Sai bene in che storia ti sei cacciato, vero? Sei così stupido..." "Vedi di smetterla adesso." dissi fissandola dritta negli occhi. "Smettila di prendertela con Harry. Sono stata io quindi è con me che devi arrabbiarti. Avanti, fai pure." Per un breve istante, prevalse il silenzio assoluto, riuscivo a sentire solamente i loro sguardi puntati su di me. Restavo lì, immobile e a testa alta ad aspettare una marea di insulti uno dopo l'altro o chissà che cosa. La sua mano che cadeva lungo il fianco, si strinse in un pugno, finchè poi finalmente non disse senza alcuna esitazione: "È solo grazie ad Harry se ancora non sei morta."
Afferrò violentemente la sua borsa e corse via. Mentre io restavo ancora ferma nella stessa e identica posizione, sentii il rombo del motore della motocicletta di Juliet allontanarsi sempre più ad alta velocità. Harry invece, si trovava sul divano seduto con le gambe leggermente divaricate e i gomiti poggiati sulle gionocchia. Vedevo sul suo volto un'espressione stanca, ma non stanca da dopo-party, stanca da esausto da tutti i problemi che gli stavo creando. "Con quel -ancora non sei morta- Juliet intendeva che probabilmente lei mi avrebbe uccisa, giusto?" dissi ironizzando sull'accaduto. Forse non era il momento adatto per dell'ironia, anzi non era decisamente il momento adatto. Mi diressi verso il divano per sedermici su e Harry era ancora con lo sguardo perso, avvolto dai mille pensieri. Standogli così vicino, in quella determinata situazione, mi sentivo ancora più a disagio infilata in quel maledettissimo vestitino e solo in quel momento notai che anche lì c'erano finite gocce di sangue. Alla vista di quelle piccole macchie rosse, nella mia mente riapparivano di nuovo le scene di un'ora fa, in sequenza, come la pellicola di un film. "Forse è meglio se resti qui stanotte. Non mi va lasciarti da sola, di nuovo." "Ma Harry si tratta di pochi passi a piedi, non è il caso..." "Ti prego, è solo per farmi dormire tranquillo." si voltò accennando un dolcissimo sorrisetto che mi costrinse ad accettare. Harry si alzò velocemente e si diresse verso una camera buia. Nel frattempo io inviavo un messaggio ad Alexis cercando in qualche modo una scusa plasusibile, scrissi: " Alexis sono tornata a casa, non mi sento molto bene. Ci sentiamo, ciao.". "Tieni." All'improvviso Harry lanciò verso di me una maglia bianca con scritto "Miami". La osservai perplessa finchè lui non disse: "Ti conviene lavar via quelle macchie di sangue da quel vestito."
Andai ancora una volta verso il bagno. Sfilai delicatamente l'abito per non rischiare di strapparlo, e poi con acqua fredda lo spugnai. Afferrai la maglia e la indossai. Era impregnata del profumo di Harry. Era enorme. Mi calzava come un vestito e le maniche coprivano le mie mani, così le ripiegai un paio di volte. Faceva uno strano effetto indossare qualcosa di suo, un effetto positivo. "Mi dici chi era quell'uomo?" dissi arrivata da Harry. Stavo poggiata al lato dell'entrata della cucina mentre lui preparava qualcosa di caldo. Si girò e rimase a guardarmi per un bel po' di secondi. "Che hai da guardare?" sussurrai imbarazzata, allungando con la mano l'estremità della maglia. "No, niente. Scusa." rispose ridacchiando. Ci rimettemmo di nuovo comodi sul divano a bere del thè caldo. Di fuori pioveva a dirotto tanto per cambiare. "Ti dissi che sono in molti ad essere come me e beh anche lui lo era. Si chiamava Cedric Gulliar e l'altro è suo fratello minore Constantine. Cedric ha sempre pensato che essere come noi fosse un dono, che chi era come noi fosse superiore a chiunque altro. Aveva fame di potere e di vendetta. Da sempre lui ha avuto la fama di essere il più forte e crudele fra tutti ed è per questo che noi non vogliamo avere nulla a che fare con lui. E' spietato, cattivo. Un altro buon motivo per cui spero tanto che sia morto per davvero."
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Demon
FanfictionEmy è una semplice ragazza che non ha mai avuto una vita come tutte le altre. Ciò che desidera più al mondo è solo un po' di tranquillità. Si ritroverà costretta a trasferirsi a Charlston City dove rincontrerà un ragazzo dai molti segreti. Troverà l...