Capitolo 34

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Quando il freddo cominciò ad essere insopportabile, decisi di rientrare nonostante il fatto che non avevo voglia di vedere nessuna delle tre persone presenti in quella casa.
Andai sul divano accanto al camino, approfittando della stanza vuota, mi distesi e mi rilassai.
Non avevo né fatto colazione né pranzato e il mio stomaco iniziò a lamentarsi di esser rimasto a bocca asciutta.
Chiusi gli occhi e cercai di smettere di pensare. Li riaprii velocemente quando sentii un piatto di vetro poggiarsi sul tavolino di fronte al divano.
"Tieni, mangia qualcosa."
Harry mi porse un panino e insistette affinché lo mangiassi.
Accettai per il solo motivo che il mio stomaco poteva cominciare ad autodivorarsi da un momento all'altro.
Harry che stava seduto accanto a me, mi guardava addentare il mio pranzo in attesa che dicessi qualcosa. Probabilmente si aspettava che lo ringraziassi o meglio ancora, che lo rimproverassi per la sera precedente, e invece no, restavo muta a masticare il pezzo di pane.
"Non ti ho ancora spiegato come sono andate le cose ieri sera..." disse Harry ma subito lo interruppi. Non avevo voglia di sentire scuse o altro, non perché fossi arrabbiata ma perché ero stanca.
"Non devi spiegarmi nulla, Harry. Avrai avuto cose più importanti da fare."
Dando questa risposta, sembrai sicuramente infastidita e soprattutto gelosa. Non riuscivo ad intendere tutto ma non ero stupida, avevo ben capito che era stato da Juliet, e lui lo sapeva.
"Emy, tu sei la cosa più importante per me." sussurrò, sfiorandomi il viso.
"Grazie per essertene ricordato."
Mi alzai e me ne andai lontano dal ragazzo.
Sentii una presa allo stomaco, nata nel preciso momento in cui Harry aveva pronunciato quell'unica frase. Stavolta provai rabbia e confusione e rabbia ancora, nei suoi confronti ma anche nei miei. Non volevo litigare con lui, non volevo essere così gelosa di Juliet, non volevo vedere l'espressione di Harry nell'istante in cui me ne andai da lui.
Incontrai Josh mentre mi avviavo verso la cucina dove mi dirigevo per fare una bella sorsata d'acqua.
Lo ignorai completamente e capendo che ero scossa e nervosa, mi lasciò andare senza obbiettare.
Aprii il frigo e, bicchiere dopo bicchiere, scesi quasi l'intera bottiglia.
"Non capisco cosa ci trovi in te Harry. Sei così difficile anche per me che sono una ragazza," Juliet entrò in cucina e mi scrutò come era suo solito fare "ma una cosa è certa, a lui piaci e non poco. Non credo che capirò mai il motivo ma vorrei solo farti notare che Harry Styles non s'innamora facilmente, ma quando lo fa, lo fa per davvero."
"Perché mi dici queste cose? Non dovresti essere felice che le cose tra noi due non stanno andando molto bene?"
"Se ti dico queste cose, è solo perché sono io la causa del vostro litigio. Ieri sera, Ronny ha perso il controllo e mi ha attaccato. Ero ferita, non sapevo cosa fare, avevo bisogno di qualcuno ed Harry è l'unico di cui mi fidi davvero."
La ascoltavo e sembrava esser sincera. Non esisteva alcun motivo per cui mentirmi soprattutto se questo mi avrebbe fatto aprire gli occhi per poter perdonare Harry.
"In fondo non sei del tutto una stronza." ironizzai e a mia grande sorpresa, vidi Juliet sorridere.
Quando la guardavo, era quasi come se riuscissi a captare i suoi sentimenti verso Harry e questo mi fece sentire la cattiva della situazione.
Trattavo male Harry quando invece avrebbe potuto avere senza alcun problema, una ragazza bellissima e molto più simile a lui.
Decisi, dunque, di ritornare in salone per chiarire una volta per tutte con Harry, ma quando mi avvicinai al divano, lui non c'era.
Pensai che probabilmente aveva bisogno di un po' di tempo, come ne avevo avuto bisogno anch'io. Così, mi diressi in camera per riposare.
Nella penombra, scorsi la figura di Harry seduto sul letto, a testa bassa.
Restammo in silenzio e al buio. Io ferma, non riuscivo ad avvicinarmi a lui, nonostante volessi.
"Ho sbagliato. Ti ho abbandonato un'altra volta ma giuro Emy che tra me e Juliet non è successo nulla. È con te che voglio stare, perché non lo vuoi capire!"
Il ragazzo alzò la voce per far arrivare bene il concetto ed io sorrisi nascosta dal buio.
Esitai per un istante prima di rispondergli e questo pareva quasi straziarlo.
"Non è questo il punto, Harry..." sussurrai "io mi fido di te...ma non puoi immaginare a quante cose la mia mente abbia potuto pensare."
Harry si alzò lentamente e cominciò ad avvicinarsi. "Pensavo che Cedric ti avesse preso, che ti avessero fatto del male, che tu fossi..."
Harry mi in zittì prima ancora che potessi finire la frase.
I suoi occhi continuavano a brillare nonostante fossero avvolti dall'oscurità. Erano come due fari luminosi in un immenso oceano in tempesta, scuro e tenebroso.
Mi scappò una lacrima quando sentii le sue mani sul viso.
Pensai alla mia vita senza il suo tocco delicato, senza il suono della sua voce, il profumo della sua pelle e l'intensità dei suoi occhi.
Lui era tutto ciò che volevo ora e per sempre.
I dubbi che avevo provato la sera precedente, erano improvvisamente scomparsi quando poggiò la sua fronte alla mia.
"Credo di amarti, Emy."
Il sottile bisbiglio di Harry fu più forte di un boato, di un'esplosione, di una bomba atomica.
Dal suo viso capii quanto fosse stato difficile per lui dire quelle poche parole e questo mi fece sentire ancora meglio.
"Tu credi?" scherzai poi, allungando le braccia verso il suo collo.
Ridacchiò e mi baciò, e mi baciò ancora e ancora.

Mi sentivo ancora debole a causa della febbre eppure invece di riposare per riottenere nuove energie, restai stesa sul letto al fianco di Harry.
Le nostre gambe si intrecciavano sotto le coperte, le mie mani si posavano sul suo petto e i nostri sguardi erano fissi sugli occhi dell'altro.
Non avevamo bisogno di aprire bocca o cos'altro, c'erano loro a parlare, i nostri occhi.
Più lo guardavo e più mi rendevo conto di quando fosse speciale e importante per me. Era tutto ciò che potessi desiderare.
Ad un tratto cominciò a tracciare un percorso immaginario sul corpo con la punta delle dita, partendo lungo il fianco, correndo fino al braccio e arrivando al viso.
Sfiorò le mie sopracciglia, il mio naso e le mie labbra e poi disse:
"Sei così bella."
Sorrisi e arrossii ma lui al buio non poteva accorgersene.
Mi avvicinai ancora un po' a lui, poggiai la testa sul suo petto e ascoltavo il dolce suono del suo cuore battere.
La sua mano si posò sul mio capo e cominciò a carezzare i miei capelli.
Con la mano destra tenevo stretta in un pugno la sua tshirt, come se avessi paura che scappasse lontano da me, da un momento all'altro.
Durante quella serata, avevo capito che avevo bisogno di Harry.
Fin da bambini era stato così, lui mi aiutava, mi sosteneva ed io mi sentivo bene se in sua compagnia, mi resi quindi conto di quanto le cose non fossero cambiate poi così tanto, tralasciando i demoni e i nostri cuori legati dal sentimento più complicato e semplice allo stesso tempo, l'amore.

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