Capitolo 1

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UN SUCCESSO DI CARTA

"La vita è un brivido che vola via. È tutto un equilibrio sopra la follia".
~Vasco Rossi.

Cole.

Tre settimane prima.

«Domani avremo un'intervista, dovremo presentare l'edificio. Adesso ti porrò le domande più importanti che ci verranno fatte. Vedi di rispondere bene.»

Marco Ferrari. Il classico uomo con cui non avere nessun tipo di rapporto. Più alla larga ti sta, meglio è. Un uomo tossico, e non per la droga che assumeva quotidianamente, o forse anche per quello. Lui era tossico come persona. E se l'avessi saputo prima, non sarei mai partito per l'Italia.

«Domanda numero uno: "Quanto tempo avete impiegato per i lavori?"» Il suo sguardo era come una lama trafiggente puntata sui miei occhi. Iridi di un nero intenso, difficili da distinguere dalle pupille. Ciuffo del medesimo colore, folto e sbarazzino, da fare invidia anche ai ragazzini. Ma questo solo perché aveva fatto un trapianto di capelli in Turchia. Corporatura da... ehm, uomo di sessant'anni che in vita sua non aveva mai allenato neanche un singolo muscolo. Almeno la camuffava attraverso completi formali.

«Quasi tre mesi.»

Continuò a camminarmi davanti, facendo diventare il mio sguardo un pendolo.

«Questa era facile. "Chi ha seguito tutti i lavori insieme a te?"»

«Beh, li hanno seguiti in molti, ma Lorenzo è sempre stato al mio fianco.»

«Errato.» Si fermò, voltandosi verso di me, tenendo ancora in mano il foglio di carta contenente le domande. «Li ho seguiti io. Me medesimo. Marco Ferrari!» Rise di gusto. Era una di quelle risate per cui non sapevi se assecondarlo o piangere. Dopo alcuni obrobriosi versi, partì la sua tipica tosse post risata. Una tosse da tubercolosi. Si sedette sul bordo della sua scrivania e cercò di riprendere vita.

«Va tutto bene?» Mi avvicinai a lui, notando il suo penoso stato.

«Sì, va tutto bene.» Mi spostò la mano e si alzò. Tornò a respirare normalmente, iniziando nuovamente a camminare.

«Terza e ultima importantissima domanda: "Sei fidanzato?"»

«Cosa c'entra questa domanda con l'edificio?»

«Cole, non frega a nessuno dell'edificio. Le ragazze vogliono sapere di te. Sai come sono le donne?» Mi fece l'occhiolino.

Per lui, le donne erano solo oggetti. Era circondato da dipendenti e assistenti donne. Il requisito fondamentale per lavorare nel suo studio insieme a lui era semplicemente quello di essere una donna al di sotto dei ventisette anni. Per il resto, gli uomini potevano eseguire i lavori agli edifici.

«Sì, sono fidanzato», affermai esausto.

«Ah, davvero? Non ho mai visto la tua fidanzata. Come si chiama?» Mi osservò con uno sguardo che esprimeva la maliziosità della sua mente.

«Rose.»

«Rose. Che bel nome. Sai, a pensarci bene, non ho mai conosciuto nessuna donna di nome Rose. E di donne me ne intendo...» Riprese a camminare, guardando in alto. «E qual è il suo cognome?»

Feci un sospiro. «Williams. Rose Williams.»

Lui si fermò, mi guardò, e dopo un attimo di silenzio scoppiò a ridere.

«Rose Williams? La stilista?» Continuò a ridere fragorosamente. Questa volta, prima che iniziasse la sua tosse, si sedette su una poltrona rossa e cercò di precederla. «Sono consapevole che quel bocconcino è la fantasia sessuale di tutti gli uomini, ma se Rose Williams è fidanzata con te, allora io sono il papa.»

Nel mio cuore 2. Profeta dell'amore. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora