Capitolo 7

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IL BENE NEL MALE

"Tutta la varietà, tutta la delizia, tutta la bellezza della vita è composta d'ombra e di luce".

~Lev Tolstoj (Anna Karenina)

Cole.

Alberto: "Cole, non puoi capire cosa sta succedendo qui. So che sei in vacanza e non ti disturberò più, ma volevo dirti che sono stato licenziato. Marco sta cercando di far ricadere su di me la colpa della sua truffa a Silvia. Lei non può controbattere, l'hanno ritenuta incapace di intendere e di volere. Adesso si trova in ospedale per un'overdose di sostanze stupefacenti. I carabinieri credono che sia io il truffatore, dato che sono straniero, e non mi fanno neanche lasciare il paese. Quando ritorni da Parigi chiamami, per favore".

Il suo messaggio mi tormentò per tutta la giornata. Cercai di non far capire nulla a Rose, ma la mia mente continuava a elaborare pensieri su pensieri.

La situazione si stava aggravando sempre di più. Marco aveva buttato nella mischia anche Alberto, il quale non c'entrava assolutamente niente con questa storia.

Mi sentii tremendamente in colpa, perché tutto ruotava intorno a me. Mi sentii l'artefice dei problemi che Silvia e Alberto stavano affrontando.

Quel giorno in cui Silvia venne in hotel, avevo notato le sue pupille estremamente dilatate e gli occhi rossi. Avevo già capito che sotto ci fosse qualcosa, ma non mi aspettavo che sarebbe finita in ospedale per un'overdose.

Eppure, le altre volte in cui l'avevo vista al lavoro, non sembrava affatto una ragazza a cui piacesse sballarsi e farsi del male. Era una ragazza di buona famiglia, sempre educata e composta, tranne quando poi aveva iniziato a prendersi un'ossessione nei miei confronti.

Mi chiedevo se a ridurla in quelle condizioni non fosse stato proprio Marco...

«Amore...»

Ero seduto su una sedia del balcone della camera d'hotel, quando sentii la voce di Rose chiamarmi. Voltai la testa verso la porta-finestra, trovandola con un diario fra le mani.

Aveva addosso una mia camicia bianca che le arrivava giusto al limite. I suoi capelli erano leggermente scompigliati e il suo viso era raggiante e abbronzato. Dopo il pomeriggio trascorso al mare, la sera stessa avevamo dato vita ai nostri desideri più profondi, e adesso eravamo giusto un po' stanchi.

Con titubanza, mi porse il diario. La sua espressione esprimeva una certa preoccupazione.

Lo presi fra le mani e sollevai la copertina.

«No, aspetta!» Me la fece nuovamente chiudere, mettendo una mano sulla mia.

«Devi sapere che qui ci sono tutti i miei pensieri, le mie riflessioni... ma c'è anche uno sfogo contro di te che ho scritto quando ho scoperto del tradimento, che poi si è rivelato infondato...»

Mi leccai le labbra, per poi deglutire. «Non preoccuparti, capisco che sei stata molto male per colpa mia...»

Mi osservò intensamente, come se cercasse di rimediare alle parole che aveva scritto, senza neanche avermele fatte leggere.

«Voglio che inizi da quello sfogo.»

Mi sorprese il suo coraggio. «Sei sicura?»

Socchiuse le labbra e annuì, per poi fare un passo indietro.

«Ti chiedo scusa in anticipo per ciò che ho scritto, non pensavo veramente quelle cose...»

Il suo sguardo era rivolto al pavimento e le sue mani erano unite dietro la schiena. Mi alzai dalla sedia e andai verso di lei. Le presi il viso fra le mani, costringendola a guardarmi negli occhi.

Nel mio cuore 2. Profeta dell'amore. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora