Capitolo 5

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SEI TUTTO CIÒ CHE VOGLIO

"Dubita che le stelle siano fuoco, dubita che il sole si muova, dubita che la verità sia mentitrice, ma non dubitare mai del mio amore".
~William Shakespeare.

Cole.

Osservare il suo viso dormiente sotto il chiarore della luna, fu il regalo più bello che la vita mi avrebbe potuto offrire in quel momento. Lì, poggiata sul mio petto, dopo averla assaporata, dopo essere stata mia, aumentò ancora di più l'amore che provavo per questa ragazza.

Le accarezzai delicatamente la guancia e osservai i suoi lineamenti tanto armoniosi e angelici. Portai la mano sui suoi capelli, ma una sua mossa mi costrinse a fermarmi per lasciarla riposare tranquillamente.

Era così bella e così pura. Avrei voluto stringerla e tenerla fra le mie braccia per sempre.

Dopo il momento passato insieme, probabilmente era riuscita a perdonarmi, anche se, non le avevo raccontato proprio tutta la verità.

Non sapeva che Silvia era stata truffata e si era presa una sorta di ossessione nei miei confronti. E non avevo intenzione di dirglielo, altrimenti non sarebbe riuscita a vivere in pace.

All'improvviso, sentii una notifica provenire dal mio telefono. Cercai di tirare fuori il braccio su cui Rose poggiava e mi alzai per andare a controllare chi fosse.

Erano le tre di notte e in primo piano sulla schermata comparve il nome di Marco Ferrari.

"Come hai osato dire a Silvia che sono stato io a truffarla! Chiamami subito! Non sai contro chi ti stai mettendo".

Mi voltai verso Rose, assicurandomi che stesse dormendo. Mi avvicinai a lei e la coprii con il lenzuolo, prima di uscire sul balcone e avviare la chiamata.

"Brutto stronzo! Dove cazzo sei?" Il suo tono acido e diabolico rimbombò nel silenzio della notte, portandomi a dover allontanare il telefono dell'orecchio per non rischiare di diventare sordo.

"Senti, Marco, te lo dico una sola volta: sparisci dalla mia cazzo di vita! Non voglio più vederti né sentire la tua voce di merda! Non ti azzardare più a chiamarmi o scrivermi! Io con te ho chiuso. Adesso ti prendi la responsabilità delle tue perfide azioni".

Cercai di mantenere un tono pacato, nonostante il nervosismo che mi portava quell'uomo. Da lontano, controllai se Rose stesse ancora dormendo, e sembrava di sì.

"È così che la metti?! D'accordo, mi assicurerò che né Chris Walton né nessun altro accetterà di lavorare con te!"

"Troppo tardi. Ho già accettato il lavoro. Tu non sei più nessuno per me, e io non sono più il tuo burattino. I giochi sono finiti, Marco".

"Brutto bastardo che non sei altro! Te la farò pagare cara, questo è certo!"

Chiuse la chiamata nel pieno della sua agitazione.

Presi un profondo respiro, inalando l'aria fresca della notte. Poggiai le braccia sulla ringhiera del balcone, osservando la torre Eiffel in tutto il suo splendore.

Cercai di capire cosa fare rispetto a questa situazione.

Marco sembrava più nervoso che mai. Io non ero più un suo dipendente, quindi non aveva più nessun potere su di me, però, mi preoccupai ugualmente, soprattutto per l'incolumità di Rose.

Mi voltai verso di lei. Poggiai i gomiti sulla ringhiera e, attraverso la porta-finestra aperta, mi soffermai ad guardarla dormire.

Dopo tanto tempo, finalmente eravamo riusciti a rincontrarci, a ricongiungerci.

Nel mio cuore 2. Profeta dell'amore. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora