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L'automobile sulla quale Hans si ritrovava a viaggiare andava molto veloce per le strade di Roma. Nonostante ciò, però, l'uomo riusciva a osservare molte delle opere architettoniche che la città aveva da offrire, tra le quali il Palazzo della Civiltà. Lo stile architettonico, spesso spartano, dei fascisti gli piaceva: esprimeva molto quella stessa idea di "mastodontico" di sé che il partito voleva a tutti i costi sventolare ai quattro venti.

 Lo stile architettonico, spesso spartano, dei fascisti gli piaceva: esprimeva molto quella stessa idea di "mastodontico" di sé che il partito voleva a tutti i costi sventolare ai quattro venti

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Quando si ritrovò sullo spiazzale in Via Tasso 155, notò che l'edificio era monumentale, come tutti gli altri che aveva visto. La forma perfettamente geometrica dell'edificio gli faceva provare un senso di sicurezza, perché fin da piccolo aveva sempre amato le cose di forma parallelepipedale.

Vi ritrovò alcune motorette di ufficiali della Sicherheitspolizei (polizia di sicurezza), perché quella era anche la loro sede ufficiale a Roma.

Entrando nell'edificio notò che l'allestimento era molto elegante. Gli venne presto indicato l'ufficio presso il quale avrebbe dovuto lavorare.

La stanza era enorme, e per questo gli sembrava troppo vuota. L'unica cosa che veramente attirò il suo sguardo era un quadro dalle perfette simmetrie. Rappresentava una figura femminile, appoggiata su un tavolo sul quale erano posti diversi oggetti, tra i quali bottiglie e squadre da disegno. Tutto richiamava tutto in quel quadro: il viso della donna, perfettamente ovale, richiamava la bottiglia nell'angolo; la squadra sul tavolo rimandava alla piramide alle spalle della figura. Vi era persino un rimando - aveva notato - a un'opera classica, perché alle spalle della donna vi era una statua che gli ricordava molto l'Amazzone ferita di Fidia: le forme della statua erano, anch'esse, perfettamente geometriche.

Fissò quel quadro a lungo, prima che qualcuno gli dicesse che si trattava del quadro dell'artista più importante dell'epoca, Mario Sironi, intitolato L'allieva.

Quando si ritrovò dinanzi a quel quadro perfetto - dal suo punto di vista - pensò a quella mostra alla quale aveva assistito sei anni prima, allestita da Hitler in tutta la Germania

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Quando si ritrovò dinanzi a quel quadro perfetto - dal suo punto di vista - pensò a quella mostra alla quale aveva assistito sei anni prima, allestita da Hitler in tutta la Germania. Era una mostra nella quale tutti gli scempi dell'arte avevano trovato posto. Kandinskij, Kirchner, Munch, e tutti gli altri artisti contemporanei che venivano definiti dai nazisti "artisti degenerati": la loro era un'arte per niente realistica e i nazisti, per il loro paese, volevano un'arte che fosse facilmente interpretabile.

Rosa e CrisantemoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora