I am not who you think I am

Capitolo 1

Fanny

-Io sono come le altre, sono uguale a loro-.
Mi ripeto queste parole tutti i giorni da quando avevo 13 anni. Da quando ho smesso di pensarlo. È la mia medicina, senza questa dose giornaliera potrei impazzire. Mi sistemo riccioli con le mani e stendo una passata di blush per ravvivare il mio solito colorito spento. Vado in camera e prendo il vestito a fiori blu e rosa. Calzo le Dr Marteens che appartenevano a mia mamma, quelle che lei ha messo per una vita e che vivranno anche la mia. Indosso la giacca di jeans imbottita, tappezzata di spille che rappresentano tutti i viaggi che mia madre ha fatto, Giappone, New York, Italia, Messico, India, Vietnam e molti altri. Mamma ha sempre amato viaggiare, scoprire nuovi luoghi, nuove culture, nuove persone. Compreso mio padre.
Prendo il PC e lo metto all'interno della mia borsa insieme ai quaderni che mi servono per le lezioni di oggi.
Esco di casa in direzione della Brighton university, faccio una sosta da Starbucks e prendo il mio caramello macchiato, era anche il suo preferito.
Mi aggiro per le strade di Brighton e indosso le cuffie, faccio partire "Dream a little dream of me" di Louis Armstrong.
Mentre le note del sassofono mi inondano la mente, tutti i pensieri se ne vanno e tirando un sospiro di sollievo mi rincammino verso l'università.

Una signora anziana mi dà il buongiorno sorridendo e le sue labbra restano in quella posizione, anche quando io mi allontano, il suo però è un sorriso spento, gli occhi non acconsentono. Quando la guardo non riesco a non pensare che quel sorriso è identico al mio. Un modo per far sembrare che tutto vada per il verso giusto, invece sappiamo bene che non è così.
Il sorriso è solo una delle tante maschere che ogni giorno portiamo, che ci impedisce di mostrare come siamo davvero.
Perchè fa troppo male.
Fa male pensare.
Fa male ricordare troppo il proprio passato.
Io purtroppo però, lo ricordo anche troppo.