Capitolo 13

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Louis

Louis, ciao

Leggo il messaggio, ma non rispondo.

Aspetto che sia lei lei a farlo.

Cosa intendevi con quel biglietto?

Cosa intendevo?

Intendevo che la ragazza che ho visto oggi non era la stessa ragazza che ieri sera stavo per baciare.

Non è la stessa ragazza di cui mi sono innamorato.

Intendo, Fanny,  che questa sera eri diversa.

Mi sdraio sul letto con la pancia rivolta verso il soffitto e premo il tasto "invio".

Aspetto una risposta e nell'attesa prendo a mordicchiarmi l'unghia del pollice.

Diversa da cosa?

Da come sei quando sei con me

Posso spiegarti

Fanny, non c'è bisogno che ti giustifichi.

Scrivo io sentendomi in colpa per averla fatta sentire insicura.

Non voglio giustificarmi. Voglio spiegarti.

Va bene

Domani vieni a casa mia alle 18:30

Ok, buonanotte

Buonanotte

- Grazie a tutti per essere qui oggi.
Questa è una giornata di lutto per tutti noi.
Mia figlia era una ragazza con un futuro roseo davanti ma purtroppo la morte non risparmia nessuno- la voce ovattata della signora Freeman risuona nelle mie orecchie.

-Janny sognava una vita felice e spensierata. È andata però incontro ad un futuro inaspettato. Noi l'abbiamo sempre sostenuta. Abbiamo sempre provato ad esaudire i suoi desideri-, fa un sospiro per darsi la forza di parlare.

- La notte in cui tutto cambiò lei è stata attaccata dal destino. La nostra bambina ci è stata portata via da un incidente che lei non ha causato e che non ha potuto evitare-.

Un groppo mi sale in gola.

- Mi faccia il favore signora Freeman- la voce di mio fratello mi riscuote dai miei pensieri.

Gli stringo un ginocchio come ad ammonirlo.

È troppo tardi.

Gli occhi di tutti sono rivolti verso di noi.

O prima o dopo.

Nate ha sempre scelto il prima.

Io ho solo provato ad imitarlo.

- Nate lo so che siamo tutti scossi ma direi che tu e tuo fratello siete gli ultimi a poter parlare-.

Nate perde completamente il controllo.

Si alza dalla sedia e le punta un dito contro.

- Stia zitta! Lei deve soltanto stare zitta! Lei e quell'ipocrita di suo marito-

L'uomo si avvicina alla moglie.

- Nate, come fai a dire una cosa del genere. Soprattutto in un giorno come questo- dice mia madre.

Più di cento occhi seguono gli scambi di parole fra mio fratello ed i nostri parenti.

- Tu non ti intromettere!-

- Lo sapevo che nostra figlia non sarebbe mai dovuta stare con un ragazzo come te. Alla fine a causa di  tuo fratello lei ci a rimesso le penne!-

Non riesco a trattenermi e i miei occhi diventano lucidi.

Nete mi guarda. Mi guarda come si guarda un bambino che si è appena fatto del male.

E lo stesso modo in cui mi ha guardato quella notte in ospedale.

Il giorno dell'incidente.

- Ancora racconti la storiella che tua figlia, la mia ragazza è stata uccisa da mio fratello, James? Non hai capito che lei è morta per causa tua? Ve lo dico io cosa successe quella notte: dopo che tu eri tornato un'altra volta a casa sbronzo e avevi picchiato tua moglie lei è salita in macchina in direzione di casa mia, il suo unico posto sicuro, un posto deve lei si rifugiava da te! Aveva gli occhi pieni di lacrime e rabbia. Non ci ha visto più- dagli occhi di Nate sgorgano lacrime inarrestabili.

- Janny ha sbagliato corsia. Andava troppo veloce. Prima che noi ce ne potessimo accorgere si è schiantata sulla macchina di mio fratello che dai sensi di colpa non dorme più la notte-.

- Vorresti insinuare che è stata colpa sua?-

- Vorrei insinuare che la colpa è solo tua! Tu che non l'hai mai fatta sentire accettata!-

Mio fratello crolla su se stesso, in ginocchio, io mi catapulto su di lui.

Nessun'altro lo soccorre. Nemmeno i nostri genitori.

Nate ed io ci giriamo verso di loro ancora seduti sulla panca in prima fila, lontana dalla nostra, vicino al leggio, dove in lacrime accanto al marito c'è la madre di Jenny.

Il funerale è stato celebrato un mese fa e il signore e la signora Freeman hanno organizzato questa messa in scena in onore della figlia in una sala all'interno della loro enorme abitazione di Londra.

Il fratello di Janny, Jonathan è sempre stato in silenzio accanto ai genitori.
Lui era l'unico che potesse darle conforto nelle giornate in cui le era vietato vedere mio fratello.

Mia  madre e mio padre ci guardano sdegnati.

- Non voglio vedere mai più l'uomo che ha ucciso mia nuora e non riuscirò a vedere con gli stessi occhi di prima colui che fa ricadere la colpa su persone tanto degne come coloro che l'hanno cresciuta- dice mia madre...

...ed io mi sveglio.

I am not who you think I amDove le storie prendono vita. Scoprilo ora