Capitolo 19

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Fanny

Mi siedo sulla sabbia setosa poggiando il cartone della pizza accanto a me.
Mi torna in mente il messaggio che ieri mi ha inviato Louis.

- Louis?- lo chiamo attirando la sua attenzione.

Lui si gira nella mia direzione addentando un pezzo di pizza.

- Ieri mi avevi detto di Nate, che mi avresti spiegato oggi...- dico alludendo al fatto che voglio sapere cosa stia succedendo.

- Lui aveva una ragazza, Jenny. Erano la coppia più bella e felice di tutta Londra,- dice sospirando - poi è scoppiato tutto-.

Aveva.

A quelle parole nel mio cuore si anima qualcosa di simile alla consapevolezza, consapevolezza di sapere cosa è successo alla ragazza.

- Tre anni fa- dice lui a fior di labbra posando la fetta di pizza e strofinando le mani l'una sull'altra. Come se ciò che sta per dire gli facesse più male del dovuto. Come se lo colpisse nel profondo.

- Tre anni fa, c'è stato un incidente in cui è stata coinvolta la ragazza di Nate-.

Ho un tuffo al cuore.

Ho davvero pensato di essere stata io a causare quel piccolo silenzio? Ho davvero pensato che lui non mi volesse più? Ho davvero messo me stessa davanti ad una cosa così grande?

- Lui... non... scusa- dice in un sussurro abbassando il volto.

I suoi occhi si velano di uno strato di dolore che scivola lentamente sulle sue guance.
Non piange.
Si lascia semplicemente scivolare addosso i suoi sentimenti.

Lo attiro a me e lui appoggia la testa sulla mia spalla. Le mie dita si muovono lentamente fra le sue ciocche bionde. Gli stampo piccoli baci sulla fronte. Le sue braccia tornano a cingere i miei fianchi.

- Tranquillo- lo rassicuro sorridendo.

- Scusami piccola- dice lui tirando su con il naso.

- Non hai niente da farti perdonare Louis. O almeno non da me-.

Alle mie parole lui si irrigidisce leggermente, per un attimo, per un tempo brevissimo che a me sembra l'eternità.

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I cartoni ormai vuoti delle pizze sono abbandonati in un angolo accanto a noi. Le sue spalle sono sorrette dalle braccia puntate sulla sabbia. Io prendo posto fra le sue gambe, con la schiena a contatto con il suo petto nudo. Le sue labbra sfiorano i miei capelli scuri in baci leggeri.

- Secondo me era destino- dico di punto in bianco meravigliandomi di me stessa per quello che sto per pronunciare.

- Cosa era destino?- chiede lui incuriosito.

- O almeno per lei lo sarebbe stato- dico sorpassando la sua domanda.

- Per tua madre?-

- Si, lei avrebbe detto che io e te eravamo fattti per incontrarci prima o poi. Finalmente Louis è riuscito a ritrovare la sua Fanny-

- Di che parli?-

- Quando ero piccola la mamma mi raccontava sempre "Lo strano caso del dottor Jekill e Mister Hyde", diceva sempre che era il suo libro preferito, diceva che prima o poi avrei trovato il mio Louis- dico girando il viso nella sua direzione.

- Proprio come Stevenson ha trovato la sua Fanny. Era destino che ci incontrassimo Tusitala-.

- Tusi...che cosa?- chiede lui trattenendo una risata.

- Tusitala, Louis, è il modo in cui veniva chiamato Stevenson in un periodo della sua vita- gli spiego sorridendo, facendo illuminare i suoi occhi di ghiaccio.

- E cosa significa?-

Alzo un braccio sopra il suo collo accarezzandogli i capelli.

- Significa scrittore di storie, perchè tu stai scrivendo la nostra, ovviamente con qualche aiutino- lui ride. - però sei riuscito a colorare i miei spazzi bianchi, a scrivere in un foglio pieno, a dipingere una tela nera-.

Il vuoto che provavo per l'assenza delle sue labbra viene colmato dal suo sapore che mi inonda.

- A te non serve nessuno scrittore. Sei già un capolavoro-.



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