Il pupazzo sul mare di nebbia.

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L'uomo che sta di spalle,
osserva dell'orizzonte la linea,
immedesimato nel viandante
sul mare di nebbia;
ma ne spreca il panorama
a sistemarsi i ciuffi spettinati.
In tasca, una mano,
poi entrambe,
e alla fine nessuna.
Punte di forbici impazzite,
in fondo alle gambe,
sbilanciano il corpo.
Il peso spezza le ginocchia,
e i fianchi si immolano.
Persino gli angoli delle labbra
e quelli degli occhi
gli danno noia;
e allora lui alza,
strizza, abbassa,
spalanca, e inclina.
Modellato da sé,
il pupazzo di creta,
ora appare affascinante,
seppur sopraffatto
dalla sensazione
d'essere un inetto,
buono a nulla,
e pure un po' coglione.

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