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Alexander
Amavo il mio lavoro sopra ogni altra cosa, ma non era sempre stato così.
Nonostante la mia passione per i numeri e la scienza, c'erano stati anni in cui la mia priorità non era stata quella. Anni fatti di risate, di tuffi nel lago con Josh e Sarah, di carne arrostita alla brace nel giardino di casa Sheridan, con i miei genitori e Rebecca, in sottofondo qualche vecchio vinile e tra gli alberi fili di lampadine colorate che penzolavano al vento. Anni fatti di feste al college, di sbronze, di premi accademici e gare a chi prendeva il voto più alto agli esami. Anni in cui io e Josh ubriachi ci imbucavamo all'alba nella sua cucina per ingozzarci di cibo spazzatura, mentre Sarah, con le sue lunghe trecce bionde, ci guardava da sopra la sua ciottola di cereali, e ci diceva: «è inutile che ve la dormite in piedi, voi due. Dovete assolutamente accompagnarmi a scuola.» E se non eravamo noi a portarcela metteva su una scena tale da farci cedere per forza.
Anni belli, insomma, dove i fratelli Sheridan mi avevano riempito la vita fino all'orlo, rendendola piena di momenti che ancora non riuscivo a dimenticare.
Solo dopo la fine di tutto ciò, per riempire i vuoti, avevo iniziato a riversare tutte le mie energie nel lavoro. Una professione che amavo, almeno, per una lunga serie di ragioni. La prima su tutte: con la scienza, se ti appelli alle regole, ai numeri, ai dati, ogni cosa ha una soluzione e tutto risulta quindi semplice. La maggior parte delle persone avrebbe dissentito con me? Forse sì, perché la mole di dati, ricerche e analisi che richiedeva la biologia poteva sembrare incomprensibile, ma per me, il mio lavoro era sempre stato il mio rifugio, la mia certezza e la mia àncora. Per quello avevo accettato con entusiasmo di partecipare al progetto, quando Robert, collega di facoltà e amico di lunga data, mi aveva detto: «la EarthEcho Fondation sta cercando biologi per lanciare un mega progetto di ricerca sulla salvaguardia dei laghi. Pagano bene e passeresti l'estate lontano dalle tue barbose ripetizioni a liceali distratti e palesemente stupidi.»
Robert mi conosceva da anni e sapeva che non ero certo il tipo che se ne va in villeggiatura al mare a leggere romanzi thriller sul bagnasciuga, una volta finiti i corsi e i miei seminari. Diceva sempre, non a caso, che la mia malattia mortale sarebbe stata la mia ossessione al lavoro e la mia incapacità totale di prendermi una pausa e, esagerando, di divertirmi.
«La vita vera non sta in quelle provette, Alex, quando è stata l'ultima volta che sei andato a una festa? L'ultima volta che hai scopato con qualcuno, per l'amor di Dio?!»
Era sposato e aveva due gemelli di un anno, ma amava ancora atteggiarsi a playboy navigato.
In realtà anche io mi concedevo i miei momenti di svago, solo che al college non ne facevo vanto come tanti altri docenti e assistenti sempre pronti a scambiarsi pettegolezzi su chi si erano portati al letto e dove avevano infilato le mani con le sfortunate conquiste.
Mi concedevo i miei vizzi, soddisfacendo le mie voglie, ma tenevo ben separata l'immagine professionale dal trentacinquenne che si infilava in un pub e si portava in bagno la prima ragazza carina e disponibile per farsi fare un pompino.
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WILD HEARTS
Romance"Avrei voluto dirti che ti avrei aspettata, quel giorno all'aeroporto, se non fosse stato per tuo fratello..." "Invece hai preferito spezzarmi il cuore." "Lo so, ma per spezzarlo a te io sono morto dentro." * Sarah ha ventitré anni ed è al verde, pe...