30
Alexander
Premetti le labbra sulle sue e mi bastò assaggiare il sapore della sua bocca rosea per capire che quella ragazzina mi aveva fottuto il cervello. L'erezione dura mi premeva contro alla stoffa dei pantaloni, era stato uno strazio sopprimere il desiderio che avevo di portare Sarah in camera e farle di tutto, ma mi ero imposto di controllarmi, almeno fino al ballo nella sala dello Chalet. Fermarmi adesso sarebbe stato molto più difficile.
Intrecciai le dita ai suoi capelli, stringendole la nuca, e la mia lingua danzò con la sua. Lei gemette in modo così eccitante che, cazzo, temetti che me la sarei presa lì fuori e che, se non l'avessi scopata in quel momento, sarei morto.
Si aggrappò alla stoffa della mia felpa e io la spini contro al muro. Eravamo a pochi passi dalla parete di pietra dello Chalet, nascosti dal buio della notte.
Lei si abbandonò contro le lastre fredde e grezze. Premetti il palmo della mano sul muro, e il granito ruvido mi graffiò la pelle, ma lì, incombendo su di lei e divorando la bocca di Sarah, non mi importava più di niente e di nessuno.
Infilò le dita sotto la mia felpa e trovò le linee nette dei miei addominali.
«Merda» imprecai e lei spalancò gli occhi, le pupille nere dilatate per il buio che cercarono lei mie.
Non allontanò la mano, nonostante la mia imprecazione, scese ancora di più lungo le creste iliache, verso il pube.
Io chiusi gli occhi, combattendo contro la voglia di abbassarmi i pantaloni e chiederle di inginocchiarsi di fronte a me.
Sarah si sollevò, mentre giocava con l'elastico dei miei boxer, e affondò le labbra nel mio collo, lasciando una scia di saliva, e leccandomi la pelle.
«Sarah, se non la smetti io...»
«Tu cosa?» mi sussurrò all'orecchio, «cosa mi fai se non la smetto?»
Senza attendere la risposta, la sua mano superò l'elastico e si infilò nelle mie mutande. Mi dimenai contro di lei, la mia mano si serrò sul suo seno sodo e piccolo sotto la felpa.
«Fermati ora» la implorai, ma allo stesso tempo con l'altra mano le afferrai la natica, per strusciargli contro l'erezione di marmo. «Perché altrimenti ti scopo qui e non ti lascio andare fino a quando non ti avrò fatta venire in tutti i modi possibili.»
I suoi occhi luccicarono nel buio. Potevo vedere le stesse fiamme che bruciavano nei miei. Strinse la presa intorno al mio membro e iniziò a muoversi, strappandomi un lamento gutturale e animalesco.
Introdussi le dita nei suoi slip e le accarezzai il monte di Venere, liscio e morbido come la pelle di una pesca matura. L'avevo desiderata così tanto che ora le immagini sordide dei modi in cui l'avrei fatta godere mi riempivano la mente, offuscando ogni residuo di lucidità.
Mentre lei mi toccava lungo tutta la lunghezza, divisi la sua apertura e la percorsi con le dita.
«Sei così bagnata, cazzo.»
Quando i miei polpastrelli rotearono sul clitoride, Sarah trattenne un gemito mordendosi le labbra.
«Ho immaginato di toccarti e sentirti venire sulla mia mano e sulla mia lingua, così tante volte, che meriterei di andare all'inferno solo per quello che ti ho fatto nei miei pensieri» le sussurrai all'orecchio ed entrai dentro di lei con due dita, strappandole il fiato. «Ma ora che so com'è sentire la tua eccitazione, così, calda e bagnata, mentre mi tocchi...» in risposta lei mi strinse di più, aumentando la velocità dei suoi movimenti, «credo che neanche il più terribile degli inferni potrebbe bastare.»
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WILD HEARTS
Romansa"Avrei voluto dirti che ti avrei aspettata, quel giorno all'aeroporto, se non fosse stato per tuo fratello..." "Invece hai preferito spezzarmi il cuore." "Lo so, ma per spezzarlo a te io sono morto dentro." * Sarah ha ventitré anni ed è al verde, pe...