capitolo 13

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Il principe si svegliò di soprassalto, il cuore che batteva come un tamburo impazzito nel petto. La luce del mattino filtrava attraverso le tende di velluto, ma sembrava ancora più fredda del solito, come se l'oscurità della notte avesse lasciato un'impronta anche sul giorno. Si portò le mani alla testa, dove pulsava un dolore sordo, un residuo degli incubi che lo avevano tormentato per tutta la notte.

Nei suoi sogni, le ombre avevano preso vita. Vedeva il suo regno avvolto dalle fiamme, i volti dei suoi sudditi contorti dalla paura e dalla disperazione. Si sentiva impotente, incapace di salvarli mentre si ergeva su un alto trono di pietra, circondato da una nebbia opprimente che sembrava risucchiarlo. Aveva visto il suo nemico, quel demone oscuro dagli occhi eterocromatici , avvicinarsi con un sorriso beffardo, le sue mani tese verso di lui come artigli pronti a ghermirlo.

Ora, con la mente ancora annebbiata dai resti di quei terrori notturni, il principe si accorse che il sudore gli inondava la fronte e che i suoi vestiti erano appiccicosi. L'eco delle urla e delle suppliche riempiva ancora le sue orecchie, mentre il suo corpo tremava per l'adrenalina che si era accumulata durante la notte.

Si alzò lentamente dal letto, il corpo pesante e affaticato. Ogni passo che faceva verso la finestra sembrava un'impresa titanica. Sospirò, cercando di scacciare le immagini inquietanti che si aggrappavano alla sua mente. quella poca luce del sole che solo la mattina sprigionava nel regno dei demoni, invece di rassicurarlo, sembrava un ulteriore tormento, un promemoria del fatto che la realtà era ben diversa da ciò che aveva vissuto nei suoi sogni.
La sua mente era ancora intrappolata tra le tenebre, e il peso delle responsabilità che lo attendevano lo schiacciava come un macigno.

Il principe si rese conto che il risveglio non era solo fisico, ma anche emotivo. Doveva affrontare non solo le conseguenze dei suoi sogni, ma anche le paure che quegli incubi avevano rivelato. Con uno sforzo, cercò di raccogliere i suoi pensieri e prepararsi a un nuovo giorno, consapevole che, per quanto oscuri potessero essere i suoi sogni, la vera battaglia lo aspettava nella realtà.

-si sente bene principe? -yoongi entró nelle stanze dell'omega dopo aver sentito le sue urla e non appena lo vide accanto alla finestra affaticato e tutto sudato corse immediatamente da lui.

-y-yoongi - taehyung lo guardò disperato mentre con le mani si toccava la testa.

-che succede? - chiese il re min

-non sto bene, non sto bene, aiutami ti prego-

taehyung aveva il viso nascosto tra le mani. Le lacrime scorrevano copiose, scivolando lungo le sue guance e bagnando la sua veste ora tutta stropicciata . Ogni singhiozzo sembrava strappare un pezzo del suo cuore, mentre il dolore e la frustrazione si mescolavano in un turbine di emozioni. Aveva cercato di mantenere la calma, di mostrarsi forte, ma in quel momento la maschera che indossava si era frantumata.

-tae, dimmi cosa è successo e cercherò di aiutarti-

-d-di n-nuovo, h-ho f-fatto di nuovo un incubo - pianse disperatamente il più piccolo.

-che generi di incubi fai tae?- chiese il re min

-io sogno sempre un certo bogum che cerca di proteggermi da un demone dagli occhi eterocromatici.. - yoongi rimase impassibile come se qualcosa in quella frase lo avesse scosso interiormente.

-bogum hai detto?- chiese il re sperando di aver sentito male

-s-si..-

-parlerò con jungkook, tu intanto riposati va bene?, ti porterò qualcosa da mangiare al mio ritorno-

-no aspetta! non voglio che il re demone lo sappia! non glielo dire per favore! - il minore lo prese per un braccio.

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