Capitolo 9

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Diego mi vide scomparire sotto l'acqua gelida e senza esitazione si tuffò. Mi afferrò e mi portò fuori dalla piscina, posandomi delicatamente sull'erba.
«Chiamate un'ambulanza!» gridò.

Inizió a praticare il massaggio cardiaco mentre Ludovica, Lorenzo, Alyssa e gli altri ragazzi si avvicinavano, preoccupati.
«1...2...3... dai Cate, respira. 7...8...9...»
Dopo alcuni interminabili istanti, sputai acqua e aprii gli occhi.
La prima cosa che mormorai fu «50%...»
«Sei al sicuro, va tutto bene, ci sono io...»
Non riuscii a dire niente perché svenni di nuovo e mi svegliai in un letto d'ospedale.

La luce del mattino filtrava attraverso le tende leggere, proiettando morbidi raggi dorati sul pavimento in linoleum chiaro e sulle pareti bianche.
«Cos'è successo? Dove sono?» domandai a nessuno in particolare, ma rispose un'infermiera. Il mio letto occupava quasi tutta la stanza, affiancato da un piccolo comodino in metallo. Accanto, c'era un monitor che teneva traccia dei segni vitali.
«Il tuo cuore si è fermato per un minuto. Stiamo facendo alcuni accertamenti. Abbiamo ricevuto i risultati dei tuoi esami stamattina, hai la bronchite.» mi spiegò gentilmente «Non ti preoccupare, è normale dopo la caduta nell'acqua gelida e non è nulla di troppo serio se trattato in tempo. Il dottor Bernardi ti pre iscriverà dei farmaci e con un po' di riposo dovresti migliorare in pochi giorni»
«Il mio cuore si è fermato... non capisco.»
Mi tastai la fronte. Scottava. Avevo un vuoto di memoria. Non ricordavo quasi niente della sera precedente.
«Un ragazzo che era alla festa, il bagnino. Fortunatamente ha fatto il massaggio cardiaco in tempo.»
Mi portai la mano alla bocca. Diego mi aveva salvato la vita...
«Dov'è ora?»
«I medici gli stanno facendo qualche domanda sulle dinamiche dell'incidente.»

Ero stata mandata nell'ospedale del mio paesino, niente in confronto con quello di Padova, ma per un attimo mi sentivo come in simbiosi con Nico, e capivo esattamente quello che stava passando. L'infermiera mi passò il mio cellulare che era con le altre mie cose nella borsa sulla poltroncina.
Lo accesi per vedere quante persone mi avevano scritto per sapere come stavo. Era solo mezzogiorno e avevo 5 chiamate perse di Olga, 6 di Christian, e diciassette nuovi messaggi... uhmmm... piuttosto promettente. Ma undici erano del gruppo classe che si lamentava del compito di fisica del giorno seguente. In quel momento però avevo solo bisogno di un po' di calore umano e di comprensione, allora sono passata subito ai 6 di persone che conoscevo, tra cui uno di Emma.

Emma:
Non ti ho visto in piscina oggi... strano, ci sei sempre tu... è successo qualcosa di brutto a Nico? Spero stia bene.

Già ero sconvolta per quello che era successo, in più non riuscivo a credere che a nessuno fosse passato per l'antica-mera del cervello che fossi IO a stare male.

Richiamai Olga, che mi rispose subito.
«Tesoro, come stai? Quando non ti ho visto tornare sta notte, stavo per chiamare la polizia. Per fortuna Diego é venuto ad avvisarmi»
«Diego é venuto a casa?»
«Si, ha detto che hai la febbre alta e sei a casa di Ludovica»
«Ah si... vero, infatti mi sono appena svegliata, ma fra poco torno a casa.»
«Ok, avviso i tuoi. Come ti senti? Ti preparo il latte caldo col miele, amore di Olga.»

Nei cinque minuti che seguirono, mi ero aspettata decine di messaggi di mia madre preoccupata delle sorti dell'attuale figlia maggiore, invece mi trovai un secco

Hitler:
Saremo a casa prima di cena. Sai bene che Nicolò non può stare vicino agli ammalati. Chiamo i nonni, starai da loro fino a quando non ti rimetterai del tutto.

Quel sms mi fece andare su tutte le furie. Quella notte avevo rischiato di morire annegata e loro non mi chiedevano manco come stessi?
Lo capivo, se hai un fratello malato di leucemia che deve evitare come la peste l'esposizione a qualsiasi tipo di virus, non puoi restare a casa tua, ma bruciava lo stesso. Così, proprio quando avevo più bisogno dei discorsi incoraggianti e del latte caldo col miele di Olga, nell'ora della sofferenza più atroce, i miei mi volevano spedire in Siberia.

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