Capitolo 5

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È ormai sera, umida e fredda, e le ultime luci del tramonto stavano svanendo dietro le colline. Edrin, giovane cavaliere dal mantello ormai zuppo di pioggia e fango, avanzava lentamente lungo il sentiero fangoso. Dopo ore di viaggio, il cavallo stanco procedeva a passo lento, e il corpo del cavaliere stesso reclamava riposo. Solo allora vide una luce calda brillare tra gli alberi, accompagnata dal fumo di un camino. Una taverna. Avvicinandosi, Edrin scorge l’insegna di legno appesa sopra la porta, una scritta sbiadita che recitava
“Taverna Spada e Luna”.

Il suono di voci e risate allegre si mescolava con il crepitio del fuoco. Edrin tira un sospiro di di sollievo. Lega il cavallo alla staccionata fuori dalla taverna, coperta da un tettuccio di legno malconcio, accarezzandogli il collo per tranquillizzarlo, poi spinge la pesante porta di legno ed entra.

L’interno era illuminato dal bagliore caldo di diverse torce e candele. Il fuoco nel grande camino centrale scaldava l’intero ambiente, e l’odore di stufato di carne e pane appena sfornato riempiva l’aria. I tavoli erano gremiti di viandanti e paesani, alcuni intenti a bere vino da boccali di terracotta, altri a raccontare storie tra una risata e l’altra. Edrin si avvicina al bancone, dove una robusta donna dai capelli grigi, probabilmente la locandiera, asciugava con cura un boccale di legno.

Lo scruta con un sorriso accogliente ma con lo sguardo attento, abituata a riconoscere la stanchezza nei viaggiatori.
-Benvenuto alla taverna Spada e Luna, signore.- dice con un tono cordiale. -Cosa posso offrirvi? Un pasto caldo? Un bicchiere di vino? O forse un letto per riposare queste ossa stanche?-
Edrin annuisce, sentendo il peso della stanchezza cedere al conforto che quel luogo offriva. -Un po’ di tutto, se posso.- risponde con una voce roca per la lunga giornata di viaggio. -Un pasto caldo, un buon vino... e un letto, per stanotte.-
La locandiera sorride, facendo un cenno verso una giovane ancella che stava spazzando il pavimento.
-Allora vi preparerò uno stufato. Intanto, Adelaide vi mostrerà la vostra stanza. Sarà piccola, ma accogliente.-

Edrin segue l'ancella, mentre il rumore del chiacchiericcio e delle risate svaniva gradualmente man mano che si addentravano nei corridoi della locanda. L'ancella era attraente, aveva al massimo venticinque anni, ma Edrin non aveva tempo per l'amore, anche perché non ne ha mai sentito parlare.

La camera che gli venne assegnata era semplice, con un letto di legno coperto da una coperta di lana e una piccola finestra che si affacciava sul cortile. Nonostante la semplicità, l’atmosfera era calda e rassicurante.
-Potrete riposare qui, signore.- dice timida, accendendo una candela sul comodino. -Se avete bisogno di altro, basta chiamare.-
Edrin annuisce e si lascia cadere sul letto, sentendo finalmente il corpo rilassarsi. Mentre i suoni della locanda continuavano a risuonare lontani, si rese conto di quanto fosse grato per quel riparo, per quel pasto caldo che lo aspettava e per quel letto che lo avrebbe accolto fino all’alba.

Qualche minuto dopo, la locandiera bussò alla sua porta: -Signore, è pronto il pasto.-

Passarono una ventina di secondi.
La luce delle torce tremolava debolmente sulle pareti di pietra della taverna, proiettando ombre danzanti che rendevano l'ambiente ancora più cupo. Edrin, si sedette sul bordo del letto nella sua stanza al primo piano, scrollandosi di dosso la stanchezza del lungo viaggio. I suoi muscoli erano rigidi, e le cicatrici della battaglia recente gli pulsavano sottopelle, ma sapeva che doveva scendere per cenare, prima che il cibo diventasse freddo e la taverna si riempisse di altri avventori ubriachi.

Con un gesto abituale, si passa una mano tra i capelli, cercando di sistemarli, e si stringe il mantello attorno alle spalle. La spada, fedelmente affiancata al suo fianco, dondolava leggermente mentre si alzava e si avviava verso la porta di legno massiccio che conduceva al corridoio.

La scala che portava al piano terra era ripida e stretta, i gradini di legno consumati dal passaggio di innumerevoli stivali e scarpe. Mentre scendeva, Edrin poteva già sentire il brusio delle voci e il tintinnio dei boccali provenire dalla sala principale. L'odore del cinghiale arrosto e del pane fresco lo attirava con la promessa di una cena sostanziosa.

Raggiunto l'ultimo gradino, Edrin si trovava davanti a una sala affollata e rumorosa. Alcuni avventori erano già ubriachi, ridendo fragorosamente mentre brindavano a chissà quale impresa, mentre altri discutevano a bassa voce, nascosti nell'ombra. La taverna era un luogo vivo, un crocevia di storie, dove mercanti, soldati e viaggiatori come lui si fermavano per una notte.

Edrin si fa strada tra i tavoli, cercando un posto libero vicino al focolare, e si abbassa il cappuccio. L'ancella, si avvicinava al tavolo con un vassoio in mano.
-Spero sarà di vostro gradimento.-
Dice a bassa voce, mentre Edrin annuì per ringraziarla lasciando cadere una moneta sul vassoio che lei reggeva.

Mentre gustava il suo pasto, Edrin si ritrovò a riflettere sulla strada che lo aveva condotto fin lì. Una missione lontano dalla sua terra da tanti anni, alla ricerca di un alleato. Ma quella sera, per qualche ora almeno, avrebbe trovato conforto nella calda accoglienza della taverna e nel semplice piacere di un pasto caldo.

Dopo aver finito il pasto, si riscaldava ancora un pò vicino il focolare, poi si allontana e si avvicina al bancone.
-Potrei avere della birra?-
Chiese mentre si sedeva.
La locandiera annuisce ed Edrin inizia ad aspettare.
I suoi occhi cambiavano direzione spesso, scrutavano attentamente l'ambiente. Era interessato della persona che aveva alla sua sinistra, dove un uomo robusto simile a lui, beveva birra pensieroso.

Aveva l'aria di chi conosce la vita dura, ma nei suoi occhi c'era una scintilla di intelligenza e curiosità. Edrin si sentiva attratto da quella presenza, come se una forza invisibile lo spingesse verso di lui. Dopo aver ricevuto la sua birra, l'uomo inizia a parlare: -Dove sei diretto?-
Edrin si volta verso di lui, guardandolo negli occhi.
-Verso l'impossibile.-
Disse a voce bassa,continuando a bere la sua birra.
-Raccontami la tua storia, è sempre meglio che sentire quelle degli ubriaconi dietro di me.-
Edrin si voltò nuovamente e gli raccontò la sua storia.
-Wow, sei stato molto sfortunato, mi dispiace...posso unirmi a te? Mi chiamo Thorin. -
Disse continuando anche lui a bere birra.
-Edrin.-
I due continuavano a raccontarsi storie.

Thorin, si scoprì, era un uomo di grande saggezza e coraggio, che aveva perso tutto ma non la sua dignità. Con il passare delle ore, Edrin si rese conto di aver trovato in Thorin non solo un amico, ma un potenziale alleato e confidente.

La notte avanzava, e mentre le risate e i rumori del bar continuavano a echeggiare, Edrin sentì crescere dentro di sé un profondo rispetto per Thorin. Decise, in cuor suo, che se un giorno fosse caduto in battaglia, avrebbe voluto che Thorin portasse avanti il suo nome e la sua missione. Quando infine si alzò per andarsene, Edrin posò una mano sulla spalla di Thorin e disse: -Se mai dovesse succedermi qualcosa, voglio che tu prenda il mio posto. Vedo in te l'onore e il coraggio che il mio titolo richiede.-
Thorin, sorpreso e onorato, annuisce. -Sarà un onore, Edrin.- Con un ultimo sguardo di intesa, Edrin sale al pianondi sopra per tornare in camera, consapevole di aver trovato un degno successore e un amico fidato.

Mentre si sistemava, bussarono alla porta.
Aprì la porta.

Due donne, con abiti succinti e sguardi languidi, erano in piedi all'ingresso della stanza.
-Ciao, dolcezza. Che ne diresti se passiamo una notte di fuoco tutti e tre?-
Chiese facendo l'occhiolino la donna alla destra di Edrin,mentre l'altra donna si avvicina sempre di più.
-Posso desiderare tutto quello che voglio grazie a voi?-
Chiese, entrambe le donne annuirono
-Cominciamo da un metro di distanza, grazie.-
Disse chiudendo la porta in faccia alle due donne.

La notte per lui passò in fretta.
Scese le scale di legno, e all'uscita della Taverna, c'era Thorin che lo aspettava.

Prima di uscire, si avvicina al bancone, dove lascia uno scellino.
-Questo è per la sua gentilezza.-
Dice alla locandiera, che rimane colpita, poiché il servizio completo di base costava un decimo di scellino.

I due salirono sui loro destrieri ed iniziarono a cercare altri cavalieri smarriti pronti ad aiutarli.

Rebel Knight-Cavaliere RibelleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora