5. Euforia

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Eva si era da poco svegliata, stava nel letto guardando sul soffitto e sul muro le righe di sole tagliate dalla serranda.
Respirava piano e pensava a Lavinia.
Davvero non avrebbe voluto altro da lei e da quella situazione? Davvero avrebbe preferito che le passasse questo suo inspiegabile interesse nei suoi confronti?
Ripensò ad una scena e uno scossone la colpì al basso ventre;
«Urgh», muggì, tenendosi il pube con le mani.
«Hah...»
Aveva ripensato alle labbra di Lavinia che si schiudevano sul suo collo, aveva ripensato a quando erano in camera sua.
Immaginò che quel giorno quando erano sul suo letto, Lavinia avesse continuato ad avvicinarsi fino a mettersi sopra di lei.
«Hah... hah...», ansò.
Si infilò una mano dentro i pantaloni della tuta, e prese ad toccarsi piano da sopra le mutande.
Immaginava Lavinia starle sopra, strusciarsi contro di lei...
Immaginava che si strusciasse contro una sua gamba, contro l'osso del suo bacino mentre le giaceva sotto, ansante ed immobile.
Immaginò il viso di Lavinia che si avvicinava e la sua bocca che si apriva in un sorriso, la immaginò riempirle il naso, la fronte e le guance di piccoli baci... La immaginò mentre le leccava la punta del naso e ansimò più forte.
Raggiunse l'orgasmo trattenendo un rantolo mentre immaginava Lavinia sdraiata sopra di lei, che sorridendole la prendeva in giro per la sua eccitazione.

***

"È finita la ragione", pensò Eva.
La frase le piacque e se la scrisse su un quaderno con la sua calligrafia tutta sghimbescia.
All'intervallo, uscì nel cortile della scuola tagliando tutto con lo sguardo.
Quando la vide, le fece un cenno. Lei stava ridendo con i suoi amici; posò gli occhi su di Eva e poi li rivolse di nuovo verso di loro, sempre sorridente: disse qualcosa al gruppetto per poi allontanarsi e andare verso Eva. La seguì dietro la solita rientranza della palestra, dove erano nascoste allo sguardo.
Lavinia si era fermata accanto al muro di fianco alla scala, cioè quei pochi gradini che portavano alla manigliona antincendio.
Eva le si avvicinò. Prese un lembo del suo cappotto viola, e lo fissò rigirandolo fra le dita, poi alzò lo sguardo.
Si guardarono.
Entrambe avvicinarono i loro volti fino quasi a sfiorarsi.
Eva guardò in basso verso la bocca di Lavinia, che si schiudeva piano.
Chiuse gli occhi e appoggiò le labbra alle sue, e poi, con le sue sfiorò quelle di Lavinia.
Lavinia le mise le mani dietro la nuca e la tirò a sé. La lingua di Lavinia le pareva così piccola e morbida mentre si intrecciava contro la sua.
Si eccitò talmente che le sfuggì un «Hah...!», mentre sentiva il basso ventre caderle nel vuoto.
Lavinia si staccò dalla sua bocca, e sempre tenendole il viso con le mani, prese a stamparle dei piccoli baci su tutto il viso, e poi le baciò la punta del naso, avvolgendola e accarezzandola fra le sue labbra.
«Hah...»! Ricevere ciò che aveva tanto desiderato la folgorò e si sentì quasi mancare.
Formicolava, ma si sforzò di muovere le braccia e le posò sui fianchi di Lavinia, tirandola impercettibilmente verso di sé.
Lavinia si avvicinò e la strinse fra le braccia, Eva chinò la testa e appoggiò il viso al suo petto.
Sentiva il cuore di Lavinia battere forte, come una cassa risonante di gioia.
Lei con le braccia le circondava la testa e la teneva contro il suo petto.
Il profumo di Lavinia la inondò, sentiva i suoi piccoli seni sotto i vestiti premerle sul viso. Chiuse gli occhi e respirò forte.
Sentiva un calore irradiarsi dai polpastrelli con cui teneva i fianchi di Lavinia. Allungò le braccia e la cinse.
Lavinia ora le accarezzava i capelli, la teneva stretta a sé e le dava dei piccoli baci sulla testa.
Piano piano, Eva si discostò e la baciò ancora.
Lavinia aveva squarciato tutto.
E anche lei.

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