8. Rivelazione

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Quella mattina Eva stava fumando al suo solito posto sopra al davanzale di quel condominio vicino alla scuola.
Era immersa nei suoi pensieri, quando sentì arrivarle un messaggio sul telefonino.
Era Lavinia.
“Vediamoci nello spogliatoio della palestra alle 8:30. A quell'ora sarà vuoto”.
Trasalì. La sigaretta le cadde di mano, deglutì mentre guardava la cenere spargersi sul marciapiede.

***

Quando Eva aprì la porta dello spogliatoio, Lavinia era già lì. La stanza era piena dei vestiti delle ragazze che in quel momento erano in palestra a fare educazione fisica.
Lavinia andò ad aprire la porta del bagno dove erano state insieme l'ultima volta e si girò a guardarla. La fissò fino a che Eva non avanzò lentamente verso il bagno e si lasciò spingere dentro; Lavinia chiuse la porta dietro di sé.
Eva si sentiva stordita. Rivedere Lavinia così da vicino e in uno spazio così ristretto... E poi proprio in quello stesso bagno.
Lavinia la spinse piano contro il muro, e appoggiandole le dita sulle spalle la spinse ancora verso il basso, facendola scivolare giù fino al pavimento. Avvicinò il bacino al viso di Eva e glielo premette contro; Eva sbatté la testa contro il muro e rimase così, preda del corpo di Lavinia e abbandonata ad un estatico stupore.
«Ho bisogno di parlarti» disse Lavinia.
Si discostò da Eva e le prese il mento fra le dita, costringendola ad alzare lo sguardo verso di lei.
Lavinia la guardò negli occhi; Eva aveva lo stesso volto di quel giorno, con gli occhi languidi e la bocca aperta, completamente persa dentro a qualcosa di remoto dentro di sé.
Lavinia la prese per una mano, e poi sorridendole le disse: «Dai, tirati su».
La aiutò ad alzarsi mentre Eva era ancora inebetita, e Lavinia sembrava essere tornata quella di sempre.
Tenendola per mano, la condusse dolcemente nel cortile, e la portò al suo posto preferito, sulla scalinata dietro alla rientranza. La fece sedere, e anche Lavinia si sedette vicino a lei, un paio di scalini più su.
Eva sembrava avvolta in una sottile nebbiolina cerebrale.
Lavinia la guardò e sorrise, poi disse:
«L'altra volta, quando eravamo nello spogliatoio, mentre eri in bagno a cambiarti delle mie compagne hanno cominciato a prenderti in giro».
«Sì...», le rispose Eva, da un posto lontanissimo «Dal bagno si sentiva».
A Lavinia si strinse il cuore. Guardò Eva e le scostò un ricciolo dalla fronte.
«Pensavo che mi sarei infastidita, che ti avrei difesa. Invece... Mi sono eccitata».
Eva stette un attimo in silenzio. Poi:
«...Ok», mormorò.
«Perché sapevo che eri rimasta seduta sulla panchina perché avevo cominciato a spogliarmi. E mi eccitava l'idea di averti imprigionata lì con il tuo imbarazzo».
Eva non fu in grado di dire nulla.
Lavinia scese di due scalini e si sedette vicino a lei. La guardò con un sorriso estremamente dolce; le prese una mano e se la tenne in grembo, accarezzandogliela piano.
«È questa la mia natura?» si chiese Eva all'improvviso.
Lavinia si sentì stringere il petto. Era la stessa cosa che si era chiesta lei di sé in quelle settimane. E ciò da cui era scappata. E forse anche per Eva era così.
Lavinia la strinse. Rimasero lì, appoggiate l'una all'altra, abbandonate in quell'abbraccio.

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