Durante l'intervallo Lavinia vide uscire Eva da una delle porte antincendio che davano nel cortile. Camminava tutta curva su sé stessa, avvolta come sempre nei suoi vestiti enormi.
Che bello era guardarla quando non sapeva di essere vista; sembrava un cane randagio e smarrito - a cui Lavinia avrebbe messo volentieri il guinzaglio. Quel pensiero la eccitò e la fece sentire in colpa.
"La mia natura..." pensò fra sé e sé.
Attraversò a lunghi passi il cortile per andarle incontro.
«Ciao Eva», le disse quando fu vicina, toccandole un braccio e travolgendola con il suo solito sorriso. «Ti va di passare l'intervallo insieme?».
Eva annuì sfregandosi gli occhi. «Vieni a sederti con me».
La seguì mentre Lavinia faceva strada verso una delle panchine.
Si sedettero. Lavinia le si fece più vicina, mentre Eva teneva lo sguardo abbassato. Sentiva il cuore martellarle nel petto, e una sensazione di calore salirle fino alla testa.
Era troppo esposta allo sguardo di tutti.
«Ti vergogni di me?» le sussurrò Lavinia all'orecchio, sorridendo.
Eva spinse le mani ancora più in fondo alle tasche dei pantaloni, incassando la testa nel collo. Sentiva che le guardavano, e che qualcuno già le indicava commentando.
Poco più in là, il gruppetto dei compagni di Lavinia la chiamava, urlandole frasi scherzose, e lei si limitò a far loro un cenno sorridendo.
«Ehi Lavinia, che ci fai lì con Adamo?»
«Adama, prego», replicò un'altra delle sue compagne.
«No, no», disse un altro ragazzo, «Quello lì è proprio Adamo!».
Il gruppetto scoppiò a ridere.
Eva avrebbe solo voluto potersene andare da lì, invece non riusciva a muoversi mentre il disagio era così forte da procurarle le vertigini.
Fu allora che Lavinia le piantò le unghie sul dorso della mano.
Una scarica di dolore dissipò istantaneamente qualsiasi traccia di disagio. Sentì un'eccitazione improvvisa salirle dal basso ventre fino a diffondersi lungo tutto il suo corpo, talmente forte e intensa che per poco non ansimò.
Lavinia le prese la mano e gliela strinse dolcemente, per poi continuare a tormentarla con le sue unghie.
«Ci sono io con te», le disse. «Non avere paura».
Eva si concentrò sulle unghie di Lavinia che premevano contro la sua pelle; mentre piano piano il malessere si tramutava in una docile addomesticatura. Avrebbe voluto che tutto attorno a loro sparisse, avrebbe voluto lasciarsi tormentare da lei per tutto il resto del tempo del mondo.***
«Vieni da me?»
Le chiese Lavinia quando furono uscite da scuola.
Era una domanda retorica.
Quando salirono sul bus, Eva posò lo zaino a terra e si sedette in uno dei posti centrali. Lavinia era come al solito nei posti in fondo con il suo gruppo di amici, e alcuni di loro cominciarono a prendere in giro Eva per stuzzicare Lavinia.
Eva si strinse nelle spalle piantandosi le mani in tasca, cercando di fare finta di nulla.
«OoOooooOohh, Adamoo, facci vedere il pomo!», fece uno dei ragazzi.
«Occhio che quella lì mi sa che ti fa vedere qualcos'altro!» replicò un ragazzo.
«Ma che schifoOoOo!!!», fece una delle ragazze.
Eva si sentì sprofondare in una spirale di nausea e tristezza, mentre la solita morsa le strizzava lo stomaco. Con la coda dell'occhio vide che c'era qualcuno attaccato alla sbarra accanto a lei; qualcuno che all'improvviso si sedette sulle sue gambe. Era Lavinia, che le sorrise quando incrociò il suo sguardo.
Il gruppetto di ragazzi e ragazze rimase sbigottito e nessuno disse più nulla.
Eva sentiva il sedere di Lavinia premerle sulle cosce, mentre le sue orecchie diventavano rosse e calde.
I lunghi capelli di Lavinia le cadevano addosso, ed Eva ne respirava il profumo. Poi, Lavinia ruotò il sedere sulle gambe di Eva e le diede le spalle - manovra che per poco non portò il basso ventre di Eva ad esplodere - appoggiandosi poi lievemente a lei, usandola come schienale.
Aveva i capelli di Lavinia in faccia ma non osava scostarli. Rimasero così fino a quando non fu il momento di scendere.***
Arrivarono a casa e Lavinia la fece salire. Al portone, le decorazioni natalizie non c'erano più.
Eva era un groviglio di eccitazione, imbarazzo, vergogna e paura.
Tenendola per mano, quando entrarono, stavolta Lavinia la condusse direttamente in camera sua.
Arrivate davanti al letto, con un tono di voce dolce e caldo le disse: «Sdraiati».
Eva obbedì, facendo attenzione a tenere i piedi oltre l'orlo del letto per non sporcare il piumone con le scarpe.
Lavinia guardò Eva sdraiata nel suo letto e si sentì felicissima. Si tolse le scarpe e si sdraiò accanto a lei.
Eva stava tutta rigida a pancia in su; Lavinia era distesa su un fianco, rivolta verso di lei. Appoggiò la testa tra il braccio e il petto di Eva.
«Mmmmh...» mormorò Lavinia. Una sensazione di benessere la avvolse. Poter stare così con Eva le sembrava la cosa più bella del mondo. Si sentiva in pace. Si sentiva dove doveva essere.
Ascoltava il cuore di Eva batterle forte nel petto.
Stava così bene e si rilassò tanto al punto che si addormentò.
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Lavinia
أدب المراهقينEva è introversa e insicura e andare a scuola per lei è come aggirarsi ogni giorno in terra nemica. L'incontro con Lavinia, però, potrebbe cambiare le sue giornate...