Eva restava immobile e con il cuore in tumulto a guardare il soffitto mentre ascoltava il respiro lieve di Lavinia che dormiva vicino a lei.
Il braccio che teneva lungo disteso e su cui Lavinia aveva poggiato la testa le formicolava, lo mosse impercettibilmente e Lavinia si riscosse.
«Mmmhmmh...» mugulò stiracchiandosi. «Per quanto tempo ho dormito?».
Si strinse contro Eva e spinse il viso nell'incavo del suo collo.
«Hah...» fece Eva, sentendosi colta alla sprovvista.
Lavinia comincio ad accarezzarle piano la faccia con le dita, mentre Eva restò pietrificata ed estatica. Socchiuse la bocca e Lavinia le carezzò le labbra coi polpastrelli.
Lo stomaco di Eva fece un lungo gorgoglìo. Lavinia si rese conto che ormai era pomeriggio e non avevano ancora pranzato.
Si tirò su piano. «Vieni Eva, andiamo a mangiare qualcosa».
Si alzarono dal letto e Lavinia portò Eva nel soggiorno, facendola accomodare sul divano.
«Ti va una tisana con i biscotti?».
«Sì... Grazie».
Lavinia mise a scaldare l'acqua in un pentolino.
«Eva... Vorrei che provassimo a fare una cosa».
Eva sollevò gli occhi dal pavimento e la guardò con aria interrogativa.
«Vorrei che provassimo a parlarci».
Eva si abbandonò ad un sospiro silenzioso.
«Lo so che è difficile, ma...»
Ma ho bisogno di capire, pensò Lavinia.
La tisana era pronta. Lavinia mise la tazza per Eva in un vassoietto sul tavolino davanti al divano, assieme ad un piattino di biscotti; per sé invece apparecchiò sul tavolo della cucina.
«Cosa hai pensato in quelle settimane in cui non ci siamo parlate?»
Eva restò in silenzio fissando la tazza di tisana che aveva fra le mani.
«Eva... Ti prego».
«Avevo paura» sputò fuori Eva, di getto. «Sono stata male, ma...»
«Di cosa hai avuto paura?»
Eva ripiombò nel silenzio. Lavinia sospirò, poi disse:
«Ho avuto paura anch'io. Di me stessa. E perciò credo di essere scappata. Da te... Ma soprattutto da me».
Eva sollevò timidamente lo sguardo.
«Per me è stato come rispondere ad un richiamo» disse Lavinia.
Eva provava la stessa cosa, ma non riusciva a dirglielo.
Era ciò che le aveva attirate l'una verso l'altra. Il richiamo di quella loro natura a cui entrambe non potevano fare a meno di rispondere.
Tutto ciò che Eva era risvegliava la natura sopita di Lavinia, che trasfigurava in una dea oscura che poteva essere benigna o malevola a seconda dei suoi capricci, e tutto ciò che Lavinia era scatenava la natura di Eva, inginocchiandola e riportandola alla sua forma più primitiva e animale, un animale che Lavinia avrebbe addomesticato.
Eva sentì che Lavinia avrebbe potuto farle di tutto e che lei avrebbe subito docilmente. Lavinia sapeva che avrebbe potuto fare di Eva ciò che voleva e che la teneva completamente nelle sue mani. E quel potere su Eva la inebriava ma al tempo stesso la spaventava. Aveva paura che se Eva non si fosse difesa da lei, lei non sarebbe stata in grado di proteggerla.
Ma Eva non era in grado di difendersi, Lavinia se ne rese conto. E pensò a quanto male le avesse già fatto, e a quanto ancora avrebbe potuto fargliene.
Era un gioco pericoloso. Certo, Eva ne avrebbe pagato le conseguenze più grosse, ma non avrebbe fatto bene neanche a sé stessa; si sentiva già così egoista.
Quando finirono le tisane e i biscotti, Lavinia raccolse le tazze e i piattini nel lavello e li sciacquò nel lavello.
«Eva... Forse è meglio se non ci vediamo più».

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Lavinia
Novela JuvenilEva è introversa e insicura e andare a scuola per lei è come aggirarsi ogni giorno in terra nemica. L'incontro con Lavinia, però, potrebbe cambiare le sue giornate...