È notte. Un'afosa notte d'estate, nella zona che costeggia le miniere. Ezechia Robbins è a bordo della sua camionetta e guida serenamente, di ritorno da una città vicina, diretto alla propria fattoria, non troppo distante. Giunto a un passaggio a livello, l'uomo ferma il mezzo, poiché le sbarre sono abbassate e accende la radio, intenzionato ad ascoltare un po' di musica, mentre attende il passaggio del treno. Il caldo si fa sempre più opprimente e Robbins, tolto il fazzoletto dalla tasca, si asciuga il sudore dalla fronte e lungo il collo. Emesso un lieve sospiro, contempla le colline immerse nel buio e pregusta il momento in cui, giunto a casa, potrà farsi una bella doccia tonificante e gustare subito dopo la cenetta preparatagli da sua figlia. Il treno, con il suo carico di vite, scorre velocemente davanti all'auto di Robbins; non appena è scomparso in lontananza, le sbarre, lentamente, si sollevano. Robbins ingrana allora la prima e preme l'acceleratore, ma con suo grande stupore il mezzo non accenna a muoversi. Preme ancor più decisamente sul pedale. Nulla! Scende allora dalla camionetta e, dopo essersi guardato attorno perplesso, si gratta la testa e decide di verificare se il motore non abbia qualche noia. Sta per mettere in atto il suo proposito, quando viene circondato da un cilindro luminoso. Non sapendo bene come comportarsi, allunga timidamente la mano destra verso di esso e scopre di non poterlo oltrepassare: è prigioniero al suo interno. Il poveretto rimane in attesa per alcuni interminabili istanti, ma non accade nulla, poi comincia a colpire con violenza il muro di luce, gridando in preda al panico e piangendo. «Aiuto! Qualcuno venga in mio soccorso! Non ne posso più... voglio tornarmene a casa!» A un certo punto, ode come una musica dolce provenire dall'alto e si acquieta, cadendo in una sorta di torpore. In questo stato di dormiveglia, ha l'impressione di levitare ed essere trasportato all'interno di una immensa stanza ovale, nella quale fluttuano delle luci colorate, semitrasparenti; delle voci sussurrano, tutt'intorno, interminabili frasi, in un linguaggio arcano. Robbins vorrebbe alzarsi, ma nonostante l'assenza di impedimenti fisici, si sente costretto a rimanere immobile, sdraiato su una sorta di tavolo freddo e trasparente, dalla consistenza simile al vetro. «Dunque ti sei ormai ambientato» dice il maggiore Holtan al telefono. «Non so se rimarrò per sempre a Eghena, ma per ora non ho alcuna intenzione di muovermi da qui» confessa Endell all'amico. «Immagino dipenda anche da quella rossa mozzafiato che ti seguiva ovunque. È sempre lì a farti il filo?» «Micki è partita alcune settimane fa per andare ad assistere una sua zia, in un altro stato, e credo che per un po' non la rivedremo in ufficio.» «Mi spiace, ma... Micki? Siete entrati così in confidenza? Una volta, se non sbaglio, era l'agente Mayflower!» «E lo è ancora, quando ci troviamo in servizio. Ora scusa, ma il dovere mi chiama: l'agente Finnegan mi sta facendo dei cenni... ci risentiamo!» E, infatti, l'agente Debra Finnegan si sbraccia, nel tentativo di attirare l'attenzione del commissario capo. Endell abbassa il ricevitore. «Mi dica, agente.» «Signore, una certa Myra Robbins ha appena denunciato la scomparsa del padre.» «Ezechia Robbins? Se si tratta di lui, lo conosco bene... la figlia è ancora qui?» «Sì, signore! È di là: sta parlando con il detective Marchetti.» Endell si sposta nell'ufficio del detective. «Che succede, Marchetti?» «Il signor Robbins... immagino che si ricordi di lui... secondo la figlia sarebbe scomparso.» «È scomparso!» lo corregge la giovane, e prosegue: Vi prego, ritrovatelo! Mia madre è morta circa due anni fa e al mondo non mi rimane che lui! Ieri era andato a fare compere nella città vicina e avrebbe dovuto rientrare in serata, ma non l'ho più rivisto. Temo che possa essersi perso; dopo la vicenda degli uomini-pianta aveva riacquistato lucidità, ma la possibilità di una ricaduta è sempre possibile... inoltre va tenuta in considerazione la possibilità che abbia avuto un incidente lungo il percorso; le strade non sono più sicure come un tempo...» Squilla il telefono e Kobono si premura di rispondere, mentre Endell e Marchetti cercano di ottenere maggiori informazioni dalla ragazza. «Commissario! L'agente Wojacek ha trovato qualcosa: una camionetta verde abbandonata lungo la ferrovia... potrebbe essere quella del nostro uomo!». «Si faccia indicare il punto preciso e gli dica di attenderci; lo raggiungiamo immediatamente.» Endell e Marchetti, accompagnati dall'agente Finnegan e da Myra, giungono così al passaggio a livello. L'agente Wojacek mostra il veicolo così come l'ha trovato. «È proprio la camionetta di mio padre!» conferma Myra. «Ma lui dov'è?» Marchetti fa notare a Luke che le chiavi sono ancora inserite nel cruscotto. A un primo esame, le orme di Robbins si trovano nei pressi del veicolo e non se ne allontanano di molto. Endell si china per studiarle meglio e nota che l'erba è bruciacchiata in alcuni punti, fino a disegnare una linea circolare tutt'intorno al veicolo. «Che può mai significare?» si chiede. «Non ho mai visto nulla del genere! È un vero rebus!» gli risponde Marchetti, chinandosi a sua volta a esaminare il terreno. Il cellulare dell'agente Finnegan comincia a squillare. «Sì, sergente? Come dite? L'hanno ritrovato? E Dove?» Finnegan prende nota mentalmente e, spento il cellulare, incontra gli sguardi di Myra, Endell e Marchetti, impazienti di sapere dove si trova Robbins. «Ecco... l'hanno trovato, in stato confusionale... alla miniera.» «Alla miniera? Non è lontana da qui, ma percorrere quel tratto di strada a piedi non è certo una passeggiata! Inoltre Robbins ha i suoi annetti... Come diavolo ci è arrivato?» si domanda Marchetti. «Non ci resta che chiedere delucidazioni al diretto interessato» taglia corto Luke, invitando tutti a rientrare nell'auto. I tre salgono in macchina e si dirigono alla miniera, curiosi di trovarsi faccia a faccia con Robbins e di venire a capo del mistero. Ad attenderli trovano il giovane Assim; da quando la miniera è gestita da una cooperativa fondata dagli ex abitanti della baraccopoli, il ragazzo si occupa con la sorella delle pulizie e di altri piccoli interventi di manutenzione nelle baracche degli operai. «Benvenuti!» dice, accogliendo festosamente il commissario, indicandogli subito dopo un alloggio a ridosso della miniera. « Abbiamo sistemato laggiù l'uomo che cercate!» Appena il gruppo entra nella baracca, Robbins si solleva dalla cuccetta e corre incontro a Endell. «Il bagliore del crisolito! Le ruote nelle ruote del profeta Ezechiele! Le schiere angeliche mi hanno condotto al loro cospetto come fu per il patriarca Enoch! Arcangelo Michele, perché i tuoi angeli mi hanno rapito? Che mai potevano volere da un essere indegno quale io sono?» Endell rassicura Robbins e gli domanda come sia arrivato dal passaggio a livello fino alla miniera. «Non lo so. Essi parlavano sopra di me in un linguaggio oscuro. Ricordo solo che, voltando il capo alla mia destra, mi è parso di intravedere le sagome di altre persone mantenute immobili come me. Deciso a porre delle domande, mi sforzai di sollevare il capo, ma non feci in tempo ad aprire bocca: mi addormentarono in qualche maniera e, quando risvegliai, mi trovavo disteso sul montacarichi, all'interno della miniera. Dopo essermi riavuto dalla sorpresa, mi sono portato all'esterno. Percorsi pochi metri, mi sono imbattuto in questo giovane, mandatomi dal cielo, che mi ha prestato soccorso... Suppongo di essere stato condotto qui a bordo del loro carro volante!» «E il cerchio di erba bruciacchiata intorno al veicolo come ce lo spiega?» «Dev'essere stato causato dal cilindro di luce che mi ha avvolto, dopo che la camionetta si è fermata!» spiega Robbins. «Caspiterina, un rapimento ad opera di creature aliene!» esclama Marchetti. «Roba da X-Files!... un programma televisivo di qualche secolo fa.» «Non è il caso di saltare a conclusioni affrettate, detective,» osserva Endell, «lei sa meglio di me come Robbins tenda abitualmente a lavorare di fantasia...» «E allora, quale altra spiegazione dà all'accaduto?» «Non ho alcuna ipotesi al momento, ma fatico a credere alla storia degli omini verdi venuti da altri mondi a bordo di una nave spaziale» risponde Endell, sollevando lo sguardo verso il cielo, al di sopra delle montagne.
Mentre Robbins viene riaccompagnato a casa dalla figlia, Endell torna alla centrale discutendo con Marchetti sui possibili risvolti di questo insolito caso.
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Eghena - seconda parte
Science FictionQuesta è la seconda parte di ««Eghena», di cui è stata pubblicata la prima parte da Fara Editore di Rimini ad Agosto 2024, a seguito della vittoria del concorso Faraexcelsior 2024. In un mondo simile al nostro, in fase di ricostruzione dopo una cata...