Luke sale in auto accanto all'agente Mayflower, seduta al posto di guida. La donna tiene le mani fisse sul volante, con sicurezza, e indossa degli occhiali dalle lenti scurissime, che ne celano gli occhi. Tra i due regna un imbarazzante silenzio e Luke non può fare a meno di chiedersi cosa lei stia pensando e quale tipo di rapporto si sia instaurato tra loro. Il sergente Kobono, dal sedile posteriore, osserva la scena, curioso di apprendere gli sviluppi di questa sorta di soap opera che si va ad aggiungere all'intricato caso. L'auto parte velocemente e, abbandonata la strada sterrata che conduceva alla fattoria di Robbins, si immette sulla strada principale, particolarmente trafficata, per procedere in direzione della casa di Embrock. Grazie alle indicazioni di Luke, l'agente Mayflower non ha difficoltà a trovare il posto. Parcheggiata l'auto all'ombra di un alto abete, i tre si avviano verso la porta di ingresso. «Ma... è aperta!» nota, meravigliata, l'agente Mayflower. «Si faccia da parte!» esclama Luke e, impugnata la pistola, s'introduce nell'abitazione con estrema cautela, ispezionando una a una tutte le stanze. «Forse è andato a pescare come la prima volta che vi incontraste» bisbiglia Michaela. Un gemito mette sul chi vive il terzetto. Kobono, indica il piano superiore e s'incammina su per le scale con passo felpato. Arrivato in cima e guardatosi attorno, fa segno a Micki e a Luke di seguirlo. Un secondo gemito attira la sua attenzione. Si avvicina alla porta di una stanza in fondo al corridoio e si affaccia lentamente all'interno. Subito dopo chiama a sé i colleghi. «Venite, non c'è alcun pericolo!» Endell, Kobono e l'agente Mayflower varcano la soglia della stanza e trovano il dottor Embrock, sdraiato sul letto, con una bottiglia di Whisky in mano, visibilmente ubriaco. Embrock si volta verso i nuovi venuti e solleva la bottiglia, in segno di saluto. «Eh! Eh! Eh! Li avete visti anche voi! Danzano, danzano e danzano sui nostri cadaveri, ridendo delle nostre miserie!» «Sta vaneggiando, Embrock! L'alcol deve averle dato alla testa!» «Sì, ma così sono riuscito a scacciarli e ora sono io a ballare!» Ciò detto si alza faticosamente in piedi e si sforza di sollevare una gamba, con l'intenzione di improvvisare un ballo, cadendo all'indietro, a causa del precario equilibrio. Kobono lo afferra appena in tempo! «Mi sono appoggiato male... Eh, eh! Eppure ero convinto di avere una seconda gamba, qui da qualche parte... perché non mi ha sorretto? Che me la sia dimenticata?» dice, allungando la testa verso il letto. «Ha preso una bella sbronza, dottore!» «Una bella sbronza! Ecco quel che mi serve per risollevarmi! Avete con voi del whisky di qualità, signori? Lo voglio liscio, senza ghiaccio, grazie!» «Agente Mayflower, scenda a preparare parecchio caffè, intanto io e il sergente Kobono gli facciamo una bella doccia fredda!» Mentre corre via per eseguire l'ordine, in distanza Micki avverte le furiose proteste di Embrock. «Splut! Assassini! Psicopatici! Mi avete scambiato per una dannata trota?» Una volta calmatosi, allo scienziato rimangono soltanto un forte mal di testa e l'afflizione per i problemi causati. «Mi spiace... Sono desolato, commissario, stavolta ho davvero esagerato! Ma non ne potevo proprio più... ero esasperato.» «Esasperato da che cosa? Si spieghi meglio, dottore!» Embrock si tiene ferma la testa tra le mani e comincia a raccontare: «D'accordo, ma abbassi il tono della voce, la prego! Ripensandoci, forse era solo un sogno assurdo, però così vivido... ricordo che ero uscito sulla veranda per assistere al fenomeno delle stelle cadenti, tipico di questo periodo. Tutto era calmo e, a parte l'eccessiva calura, insieme a qualche immancabile zanzara, mi stavo davvero godendo quel momento. Stavo per rientrare, quando mi accorsi di un oggetto luminoso, a forma di sigaro che volava in direzione delle miniere. Presi il binocolo per studiarlo con maggior attenzione e appurai che stava stazionando a mezz'aria e aveva cominciato a pulsare. Senza emettere suono, era poi imploso mutando in un globo e si era poi diviso in tre parti uguali, che si misero a zigzagare rapidamente in diverse direzioni. Una di esse volò dalla mia parte e, prima che potessi rendermene conto, mi investì con un raggio verdognolo. Non so se fu a opera del raggio o dell'emozione, fatto sta che caddi a terra privo di sensi. Al mio risveglio, mi trovai all'interno di un'immensa sala biancastra. Sdraiate a terra, intorno a me, c'erano parecchie decine di persone addormentate.» «Non può trattarsi dei passeggeri dell'aereo; quello è scomparso sul fare del giorno. Eppure, non possiamo scartare tale ipotesi, ammettendo che quel luogo assurdo si trovi fuori dal tempo e dallo spazio a noi conosciuti...» interviene Endell. «È proprio così, infatti una di quelle persone, con mia sorpresa, era sveglia e, aggrappandosi ai miei pantaloni m'implorò di spiegargli dove si trovava e come avremmo potuto andarcene. Mi disse che era in volo per far ritorno a Eghena dalla sua famiglia, quando l'aereo, di punto in bianco, era scomparso in un lampo di luce e i passeggeri si erano materializzati in quell'assurdo ambiente. Gli risposi che ne sapevo quanto lui e mi ripromettevo di esplorare quel luogo e venire a capo del mistero. Silenziosamente, dal nulla, emersero allora delle figure grigiastre, degli umanoidi dagli arti sottili e spropositati, privi di naso, bocca e orecchie.» «Li ho incontrati anch'io!» esclama Endell. «Cos'è accaduto, poi?» «Ho tentato di comunicare con loro, senza alcun risultato, se non quello di provocare la loro ilarità. Sconfortato, mi voltai verso il mio compagno di sventura, auspicando che egli avesse qualche suggerimento da darmi. Esterrefatto, costatai che quell'uomo stava letteralmente dissolvendosi e, con lui, tutti gli altri individui presenti in quel luogo, come se si trattasse della scena di un film. Gli umanoidi svanirono a loro volta dietro la parete di fondo e io rimasi completamente solo. Contemplai per un po' quella parete, restando in attesa, finché non notai una specie di punto in mezzo a quell'infinito biancore. Mi accostai alla parete e, a mano a mano che mi avvicinavo, il punto si dilatava, fino a divenire una chiazza, un'ampia chiazza di sangue, che cominciò a colare sul pavimento, fino a macchiarmi le scarpe. Arretrai inorridito, scivolai e finii per cadere a terra, avvolto da una insolita nebbiolina. Per sollevarmi cercai di far presa sul suolo e toccai qualcosa. Con raccapriccio mi accorsi di aver sfiorato la mano, ormai mummificata, di un poveraccio prigioniero di un uomo-pianta: indossava una divisa, la tipica divisa color cachi dei militari. Un tentacolo filamentoso si agitò e si mosse verso di me. A quella vista gridai e svenni... quando ripresi conoscenza ero accanto alla miniera che fu di Greg Bramante. Non mi posi domande, ma corsi difilato verso casa e, recuperata una bottiglia di liquore dall'armadietto, la svuotai tutta d'un fiato, desideroso di dimenticare al più presto quell'orribile esperienza.» Ascoltato il racconto, Luke comincia a riflettere e giunge ben presto a fare delle considerazioni. «Dottore, la sua vicenda corrisponde in linea di massima alle testimonianze delle altre vittime dei presunti rapimenti alieni avvenuti in questi giorni. Tuttavia mi pare alquanto strano che tre casi così simili si siano verificati in un lasso di tempo tanto breve. Inoltre, non capisco proprio cosa c'entrino gli uomini-pianta con visitatori provenienti da altri mondi.» Embrock ci pensa un po' su e arriva alle identiche conclusioni. «Concordo con lei... quale collegamento può mai esserci tra questi fenomeni e gli uomini-pianta?» «Mettiamo il caso,» ipotizza Endell, «che gli uomini-pianta non siano stati completamente debellati come crediamo. Potrebbero essere loro i veri responsabili dell'accaduto?» «Come ben sa, io e la mia équipe, grazie a un congegno da me stesso messo a punto, eravamo in grado di connetterci alla loro mente collettiva per impartire loro degli ordini; allo stesso modo, le Empuse erano in grado di sviluppare un legame psichico con le loro vittime, condividendone i pensieri. Se fossero sopravvissute al gas, forse potrei darle ragione, ma mi pare assai improbabile.» «Improbabile ma non impossibile.» «Dunque lei, commissario, respinge l'idea degli extraterrestri o di esseri provenienti da altre dimensioni, come asserisce Robbins, e propende invece a credere a un ritorno degli uomini-pianta. Ma se fossero ancora vivi, perché non si sono verificati attacchi alle persone?» domanda Kobono, non del tutto convinto dalla tesi di Endell. «Non so che dirle, sergente, tuttavia sono sempre più propenso a credere che sia questa la pista giusta da seguire se vogliamo arrivare a trovare il bandolo della matassa.»
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Eghena - seconda parte
Science-FictionQuesta è la seconda parte di ««Eghena», di cui è stata pubblicata la prima parte da Fara Editore di Rimini ad Agosto 2024, a seguito della vittoria del concorso Faraexcelsior 2024. In un mondo simile al nostro, in fase di ricostruzione dopo una cata...