Capitolo nono - in cerca di risposte

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«Embrock, sta bene?» domanda Luke, chinandosi sullo scienziato. Embrock si solleva da terra, intontito. «Devo essermi presa un'altra colossale sbronza... non ricordo assolutamente che ci faccio qui.» «È un esperimento di Madame Nadia...» gli spiega Assim. «Già, ma dov'è finita Madame Nadia? E dove ci troviamo?» domanda Sparky. «Siamo sul carro volante degli angeli!» esclama Robbins, esultante. Luke riconosce l'enorme sala ellittica dalle pareti bianchissime, semitrasparenti. «E ora da che parte andiamo?» si chiede. «Siete là dove troverete il bandolo della matassa» spiega Madame Nadia, la cui voce rimbomba nelle menti dei cinque componenti del gruppo. «Vi consiglio di cercare di rimanere uniti, anche se presumo che sarà assai arduo. Ma non temete: io, Michaela e Myra saremo al vostro fianco, qualunque cosa accada.» «Dove pensate che ci troviamo?» chiede Luke a Embrock. «Difficile dirlo. Un altro mondo? Un sogno? Ogni ipotesi mi sembra plausibile, a questo punto.» Sparky comincia a sudare freddo. «Al diavolo! Volevo liberarmi dai miei incubi, non finirci invischiato!» «Non si può fare la frittata senza prima rompere le uova, signor Moore. Cerchi di mantenere la calma» lo esorta Madame Nadia. «È una parola!» L'uomo si accosta alle pareti, le sfiora con le dita e nota alcune ombre che si agitano dall'altra parte. «Sono le stesse creature con cui abbiamo avuto a che fare noi, Embrock!» Le misteriose figure, come già in passato, oltrepassano senza problemi la parete e circondano Sparky. «E voi chi diavolo siete?» Gli esseri protendono le grosse teste ovali verso l'uomo e lo fissano con occhi invisibili. Spazientito, Sparky cerca di colpirli, ma questi si dissolvono come nebbia al sole, per poi ricomporsi subito dopo. «Voi... siete?» dice uno di loro, riprendendo le parole di Sparky. «Diavolo... siete?» gli fa eco un altro. Infine, secondo uno schema già noto, si mettono a ripetere in coro, in tutto o in parte, la frase pronunciata da Sparky improvvisando una frenetica danza intorno a lui. Sparky tenta vanamente di prenderli a pugni; gli esseri, una volta dissolti, si ricompongono in un unico corpo che assume la forma familiare di Mickey Malone. «Ah, ah, ah! Sparky, il fedele cagnolino del mio nemico Joe. Ti ricordi di lui? Ti ricordi di Joe?» La figura di Mickey Malone giganteggia dinanzi a Sparky, incapace di muovere un muscolo, paralizzato dal terrore. «Lo vedete anche voi? Lo vedete anche voi? Ditemi che non sto impazzendo» grida Sparky ai compagni, mentre si copre gli occhi con le mani. Luke e gli altri assistono alla scena, increduli, poi, spronati dal commissario, corrono verso il malvivente per cercare di aiutarlo. Ma ogni tentativo di raggiungere Sparky risulta vano; è come se a ogni passo lo spazio si dilatasse, alimentando la distanza tra il gruppo principale e l'ex criminale, che presto scompare all'orizzonte. Embrock, dal canto suo, ha smesso di correre, attratto da una macchiolina comparsa sulla parete. Con orrore, si accorge che si tratta della stessa macchia di sangue notata la volta scorsa; una macchia che si espande a vista d'occhio. «Presto! Venite qui!» grida Embrock, richiamando l'attenzione di Luke. Ma prima che Luke possa fare qualunque cosa, la parete si apre e avvolge Embrock, inglobandolo al suo interno. «Siamo rimasti soltanto noi due, Assim. Cerchiamo di non separarci, come ha raccomandato Madame Nadia!» esclama Luke. «Cosa consiglia di fare, commissario?» domanda il ragazzo. «Abbiamo una sola opzione per venire a capo di questa faccenda: cercare di metterci in contatto con quelle creature e farci capire in qualche maniera.» «Guardi laggiù, commissario: c'è un cunicolo!» Assim e Luke si portano davanti a una piccola fessura nella parete bianca. Assim si abbassa e cerca di dare un'occhiata dall'altra parte. «Vedi qualcosa?» domanda Luke. «Troppo buio. Cosa facciamo? Quelle creature sono oltre questa parete... secondo me vale la pena rischiare di inoltrarci in questo budello.» «Non saprei. Non sono affatto convinto» dice Luke. Assim dà un'altra occhiata, poi, senza indugiare oltre, s'infila nel buco, prima che Luke possa impedirglielo. Luke rimane in attesa. Dopo un po' si abbassa e infila la testa nel cunicolo. «Assim! Assim! Allora, cosa c'è dall'altra parte? Rispondi, ragazzo!» Ma per quanto Luke gridi alzando al massimo il tono della voce non ottiene alcuna risposta. «A questo punto c'è poco da fare...» pensa e s'infila a sua volta nel cunicolo. Il passaggio è più profondo di quanto sembri a prima vista e, nonostante Luke non soffra di claustrofobia, ben presto comincia a sentirsi mancare il respiro. Trascorrono ancora alcuni interminabili istanti, infine Luke si ritrova in un ambiente più vasto, totalmente immerso nel buio. «Assim! Assim!» grida di nuovo, nella speranza di rintracciare il ragazzo. «Le cose si stanno complicando!» osserva Madame Nadia. «State pronte!» dice rivolta a Michaela e a Myra. Intanto Robbins, incurante della sorte degli altri, si muove lungo le pareti in attesa di ricevere un segno. «Signore, il tuo servo attende il manifestarsi della tua volontà!» implora, alzando le braccia al cielo. Come in risposta, una stretta porta si apre. Robbins la oltrepassa e s'avventura in un lungo corridoio dalle pareti di cristallo e dai pavimenti di diaspro. In alto, il soffitto, costituito da un materiale trasparente, permette di avere una visione d'insieme della volta celeste. Un portone luminoso, di un vivo rosso fuoco, si spalanca al suo passaggio e lo immette su una immensa sala circolare dai colori accesi dell'arcobaleno. Le figure grigie si mutano in fiammelle e incominciano a danzare nell'aria, dando vita a una colonna di fuoco dai riflessi dorati. «Sono pronto ad accogliere il messaggio!» «Sì» dichiara una voce potente. «Tu hai molto sofferto, sei degno di udirlo.» In risposta, un'altra porta si apre dal lato opposto della stanza. Una luce brillantissima invade l'ambiente e una figura aggraziata prende forma. «Anna! Sei tu! Sei proprio tu!» esclama Robbins, non credendo ai propri occhi e corre, come non ha mai corso in vita sua, incontro alla moglie, abbracciandola e baciandola con passione. «Sono proprio io, mio caro» risponde lei. «Mi è stato accordato di incontrarti, seppure per breve tempo. Quanto mi sei mancato! E nostra figlia?» Robbins si fa scuro in volto. «Qualcosa non va, mio caro? Nostra figlia non sta bene?» domanda la donna, visibilmente preoccupata. Robbins crolla in ginocchio, con le lacrime agli occhi. «Ora comprendo! Sei così bella! Sei divenuta senz'altro un angelo, mentre io... io ho una grave colpa da confessarti...» «Parla, dunque!» lo invita la donna, ponendogli una mano sul capo. «Tu stavi così male, e c'era la ragazzina a cui badare... io ero esasperato... avevo tanto bisogno di un po' d'acqua pura per rinfrescarmi la gola, dopo il duro lavoro nei campi, e di quell'affetto che tu non eri più in condizione di darmi... e ho ceduto! Una sera sono andato in uno dei maledetti locali di Joe Damerino e ho speso i nostri averi bevendo e facendo l'amore con le prostitute! In ognuna di loro cercavo te, ma non ti trovavo! Mi mancavi... mi manchi così tanto!» ammette l'uomo, scoppiando in lacrime. Anna si china e lo accarezza. «È stato un momento di debolezza dettato dalla paura del momento, dalla troppa sofferenza accumulata. Hai sbagliato, lo so, ma io sono qui e ti concedo il mio perdono.» «Davvero mi perdoni, Anna?» domanda Robbins, sollevando lo sguardo verso gli occhi verdi della moglie. «Ti perdono, marito mio!» ripete lei. «Perdono! Perdono! Perdono!» ripete con voce potente la colonna di fuoco, vorticando. Robbins si china sul seno della moglie e si addormenta, sereno.

Eghena - seconda parteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora