Capitolo dodicesimo - in cerca di perdono

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«C'era una volta una miniera, dove le persone più povere di Eghena erano costrette a lavorare alle dipendenze di un uomo malvagio di nome Greg Bramante, che, oltre a maltrattarle e ripagarle con uno stipendio da fame, non si curava delle minime misure di sicurezza. Un giorno, scesi con la mia squadra fino al settore trentuno dove ritenevamo di poter scoprire un grosso filone di rame. Eravamo lì da alcune ore quando ci fu una scossa di terremoto. Fu lieve, ma sufficiente a provocare il crollo della volta della galleria. Molti di noi, i più fortunati, perirono sul colpo. I pochi superstiti, tra cui io, morirono invece di stenti nell'attesa di soccorsi che non giunsero mai.» «È una storia triste e terribile... quindi tu, voi... siete gli spettri dei minatori della miniera di cui i miei compagni vociferano?» «Quelle che si raccontano sono soltanto favole per bambini. Ora ascolta: la storia non finisce così... i nostri spiriti tormentati vagavano in quelle grotte, finché un giorno arrivarono delle strane creature. Tra loro si chiamavano Unica Volontà e ci stupì il fatto di poter captare e comprendere i messaggi telepatici con cui comunicavano tra loro. Un'altra mente, molto forte, comandava però le loro azioni e dovemmo attendere che tale legame fosse reciso affinché potessimo metterci in contatto con loro.» «Voi avete comunicato con gli uomini-pianta?» «Molto più! Devi sapere che gli uomini-pianta – come tu li chiami – furono eliminati tutti, tranne uno. Rimasto da solo, privo della mente collettiva di cui faceva parte, non sapeva quale senso dare alla propria esistenza. Fu allora che intervenimmo e gli proponemmo un patto, che ci portò a fonderci in un unico corpo: lo portammo così a evolversi in un'entità superiore.» «Ma allora... » «Allora... come avrai intuito, io... noi siamo quello che tu chiami uomo-pianta!» dice il giovane, mutando la sua forma in quella di una pianta lussureggiante e luminescente. «Le nostre esistenze, insieme trovarono un significato. Restava però un problema da risolvere...» «E quale?» domanda Assim. «L'uomo-pianta necessitava di chiudere i conti con il proprio passato e decidemmo di aiutarlo. Prima di andarcene volevamo ottenere ciò che più ci premeva e, al tempo stesso, ricambiare ciascuno con un dono... Con l'unione dei nostri poteri raggiungemmo un'altra dimensione, attraverso un varco già esistente nella miniera e iniziammo a riunire alcune persone. Il primo fu Sparky, tra i pochi ad essere stato attaccato e risparmiato dagli uomini-pianta. Si trattò di una scelta obbligata, perché se noi avevamo bisogno di lui, per le stesse ragioni lui ne aveva di noi. Un altro individuo con il quale dovevamo entrare in contatto assolutamente era il dottor Embrock. L'incontro con lui era il più importante, oseremmo definirlo vitale. Poi c'era Ezechia Robbins, al quale dovevamo restituire la serenità, dopo tutto quello che aveva patito a causa nostra. Quindi il commissario Luke Endell. Aveva seguito la nostra pista fin dall'inizio e avevamo registrato una particolare sintonia con lui; decidemmo di contribuire a dirimere un dilemma che aveva in sospeso; infine ci sei tu, a cui stiamo narrando tutte queste cose perché attraverso di te comprenda anche Madame Nadia, i cui poteri ci hanno consentito di mantenervi uniti all'interno di questo piano di realtà. » «Non capisco... qual era lo scopo dell'uomo-pianta? Perché ci ha portati qui?» «Non ti è ancora chiaro, ragazzo? All'uomo-pianta occorreva il vostro perdono, prima di abbandonare questo mondo.» «Perdono?...» «Sì, e anche noi minatori rechiamo un messaggio di perdono... da una parte, offriamo il nostro perdono a quell'aguzzino di Bramante e a coloro che l'hanno assecondato, conducendoci a quella brutta fine, dall'altra, ti preghiamo di portare alle nostre famiglie una richiesta di perdono per averle abbandonate e lasciate in difficoltà.» Assim rassicura l'essere di aver compreso il messaggio e che farà quanto gli è stato chiesto. «Bene, allora possiamo andare!» dice, salutando il suo giovane amico. Assim vede l'uomo-pianta scomparire gradatamente di fronte a sé. Uscito dal locale, guarda d'istinto verso la miniera. Le rocce ora brillano di un verde intenso e scintillante, venato da sfumature d'argento. L'uomo-pianta diventa sempre più grande, fino a sovrastare i monti circostanti. Levati i rami al cielo, attinge fiotti di energia dalle stelle. Un lampo di luce e l'incredibile creatura saetta verso i cieli infiniti, incontro alla sua nuova vita e al suo nuovo destino. Il locale comincia a vibrare e a sfaldarsi come un castello di carte. Il ragazzo s'infila nuovamente nel cunicolo e sbuca nell'immensa sala, dove ritrova gli altri compagni di viaggio. «È ora di tornare, avete concluso la vostra missione!» li informa Madame Nadia. Il vortice di luce afferra Luke, Embrock, Sparky, Robbins e Assim, che si risvegliano poco dopo nel salotto di Madame Nadia. «Che strano sogno!» dice Luke. «Non è stato un sogno!» ribatte Assim. «L'importante è che finalmente sia finita!» esclama Sparky, abbandonandosi a un sospiro di sollievo. «Sì, è davvero finita! Ognuno ha fatto pace con i propri fantasmi interiori!» dice Embrock. «E così io sarei un fantasma?» osserva Micki, contrariata. «Un magnifico fantasma!» ribatte Luke, ridendo. Robbins stringe con forza la mano della figlia. «Mi ha perdonato! Anna mi ha perdonato! Era così bella e io l'amavo così tanto...» «Lo so, papà!» gli risponde Myra, non riuscendo a trattenere le lacrime. Madame Nadia saluta tutti i suoi ospiti. Da ultimo Sparky, che l'abbraccia, ringraziandola per avergli restituito la vita. «Ha fatto tutto da solo, signor Moore. Io l'ho solo messa nelle condizioni di seguire la sua strada.» Micki e Luke si avviano verso la macchina. «Davvero hai creduto che quella cosa fossi io?» «Perché avrei dovuto credere il contrario? E comunque, alla fine, sei giunta a salvarmi!» «Questa me la devo segnare. Da oggi sei in debito con me.» «Hai ragione, mia principessa! Hai visto che splendida luna? La notte è ancora giovane: che ne dici se, per festeggiare, invece di tornarcene subito a casa, facciamo una passeggiata in campagna?» «D'accordo, Luke. Visto che sei in vena di romanticherie, devo approfittarne...» «Una domanda... hai mai pensato di comprare un abito di pizzo con le paillettes?» «Chi ti dice che non ne abbia già uno?» «Ah, sì? Non vedo l'ora di vedertelo indosso!» La macchina vola sulle stradine sterrate, silenziose e prive di traffico. Trovato un angolo tranquillo, sulle rive del fiume, Luke e Micki scendono dall'auto e si mettono a camminare immersi nel silenzio, rotto a tratti dal verso stridulo di qualche civetta. L'acqua del fiume scorre placida e la luna, attorniata da una marea di stelle, invita i due giovani a unirsi in un caldo abbraccio. Luke e Michaela si tengono a lungo per mano e parlano del più e del meno, prima di capitolare, infine si voltano l'uno verso l'altra. Luke la stringe tra le braccia, mentre lei osserva la luna e sorride. «Allora, Luke, sarai contento: Niente omini verdi! Sono un po' delusa, però. Nell'universo, tra tutte quelle miriadi di brillantissime stelle dev'esserci per forza qualcun altro oltre a noi, qualcuno che, magari, in questo momento e allo stesso modo, si sta abbracciando.» Madame Nadia, uscita in giardino, si gode la frescura, derivante da un lieve venticello proveniente da nord. Gabrielle la segue come un'ombra. «Signora, la prego... mi aiuti a comprendere ciò a cui ho assistito.» «Guarda laggiù!» dice Madame Nadia, indicando la sagoma scura della miniera. «Quel luogo è stato il catalizzatore che ha permesso agli uomini-pianta e ai fantasmi della miniera di fondersi in un corpo solo... perché Eghena è una città fuori dai consueti canoni. Non per nulla mi sono trasferita qui! Questa è forse l'unica città in tutto il mondo a possedere un cuore pulsante.» «Un cuore? Com'è possibile?» domanda la ragazza. «Esistono svariati mondi, disseminati in infinite realtà. Uno dei rari punti in cui si raccordano si trova proprio in quel luogo, nelle profondità della terra... ne avverto l'energia, anche adesso.» «Mi pare un'assurdità...» «Eppure è così figliola: che tu ci creda o no, Eghena ha un cuore, e un'anima!» Nello stesso momento, in un'immensa sala dalle pareti bianco latte, all'incrocio tra molteplici realtà, sul pavimento compare l'immagine di Luke e Micki, intenti a baciarsi appassionatamente. Alcune figure grigiastre, scaturite dal nulla, contemplano la scena. Deliziato, uno di essi si mette a saltellare; tutti gli altri lo imitano e finiscono per prodursi in una allegra e scatenata carola.

Eghena - seconda parteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora