Capitolo quinto - cerchi nel grano

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Con alcune rapide bracciate Endell raggiunge la riva e, arrampicatosi lungo il pendio, si riporta sulla strada, nella speranza di incrociare qualche mezzo di passaggio. Nel tentativo di resistere al freddo, comincia a incamminarsi a passo spedito verso la città. All'improvviso, il suono di un clacson e la frenata di una camionetta alle sue spalle ne richiamano l'attenzione. Sono Robbins e sua figlia. «Arcangelo Michele, ti sei tuffato negli abissi marini per dare la caccia al Leviathan?» «Qualcosa del genere, ma non ho preso nulla, neppure il classico granchio... potete darmi un passaggio fino in città? Sto letteralmente congelando...» «Ma certo, salga pure sul sedile posteriore e non faccia caso alla confusione. Se vuole, in mezzo alle scatole là dietro, c'è anche una coperta» gli dice Myra. Salito a bordo del mezzo, Luke afferra la coperta e vi si avvolge ben bene. Volendo soddisfare la visibile curiosità di Robbins e della figlia, narra loro, con dovizia di particolari, quanto gli è accaduto. «Dunque sei stato convocato al cospetto delle tue schiere angeliche! E ti hanno affidato qualche messaggio per noi mortali?» domanda Robbins. «Papà!» interviene Myra, volendo impedirgli di infastidire il commissario con delle sciocchezze. «Veramente sono io che ho parlato loro: ho chiesto chi fossero, senza ottenere risposta alcuna. Sembravano un branco di imbecilli: non facevano che ripetere a pappagallo quello che usciva dalle mie labbra, divertendosi come dei matti.» «Una storia davvero curiosa... e lei pensa possa trattarsi degli stessi esseri che avevano rapito mio padre?» «Mi pare non ci siano dubbi!» «È riuscito a farsi un'idea del loro obiettivo? Secondo lei, cosa vogliono da noi?» «Non ne ho la più pallida idea, ma tanti rapimenti nell'arco di pochi giorni, in un piccolo centro come Eghena, mi sembrano un po' troppi, e poi c'è la faccenda del ritorno di Sparky, assediato dai suoi incubi ricorrenti...» «Chi è Sparky?» domanda la ragazza. «All'epoca dei fatti lei era ancora troppo piccola per ricordarsene. Sparky era il braccio destro di Joe Damerino, un gangster locale ucciso da un suo rivale qualche tempo fa. È tornato a Eghena con la speranza che una sensitiva l'aiuti a... ma, perché non ci ho pensato prima?» «Non ha pensato... a cosa?» «Sparky doveva trovarsi sullo stesso aereo su cui viaggiava l'agente Mayflower, quello trasportato dagli extraterrestri in quel luogo assurdo. Potrebbe esserci un collegamento tra i due fatti.» «Intende tra gli incubi e gli alieni?» domanda timidamente Myra. «Certo che c'è un collegamento!» interviene Robbins. «Gli angeli sono giunti con il loro carro volante da un'altra dimensione: non avete mai sentito parlare di altre dimensioni?... siete proprio ignoranti!» «E cosa c'entrerebbero ora le altre dimensioni, signor Robbins?» «È ovvio: se quegli esseri sono talmente superiori a noi esseri umani da poter viaggiare tra le dimensioni, sono anche in grado di manipolare i sogni! Del resto come avrebbero fatto gli angeli a suscitare visioni nei profeti?» «Ma qui parliamo di incubi!» gli fa notare Luke. «Bah, semplici dettagli, la sostanza non cambia!» Il viaggio prosegue, finché, arrivati in città, Ezechia e sua figlia lasciano Luke davanti alla pensione di Lola. La donna, vedendolo varcare l'ingresso bagnato fradicio, strabuzza gli occhi. «Che le è successo, commissario?» «Sono andato giù al fiume, a pescare... e loro hanno preso me!» risponde Luke, cercando di sdrammatizzare, aumentando la perplessità della padrona di casa. Salito in camera, ha la sorpresa di trovarvi l'agente Mayflower. «Michaela, lei qui?» «In centrale attendevano sue notizie dopo la visita a Madame Nadia e, siccome non chiamava, Taichi, su suggerimento dell'agente Finnegan, ha chiesto se per caso era passato da me... Chissà perché intorno a mezzanotte avrebbe dovuto trovarsi a casa mia! Comunque, preoccupata, sono corsa qua da Lola, per chiederle se sapeva qualcosa. Alla fine ho deciso di fermarmi ad attendere il suo ritorno. Ebbene? Che le è successo? Ha fatto il bagno vestito?» «Sono finito con l'auto nel bel mezzo del fiume; per fortuna, sono riuscito a portare a casa la pelle! Ora mi scusi, vado a farmi una bella doccia calda!» «Non si preoccupi, l'aspetto qui... sono curiosa di sapere come ha fatto a finirci, nel fiume.» Luke entra nel bagno, comincia a far scorrere l'acqua e, mentre prende la doccia, racconta per filo e per segno a Michaela tutto quel che gli è accaduto. «Ho finito... può passarmi l'accappatoio bianco che è lì nell'armadio?» chiede Endell sporgendo il braccio dalla porta socchiusa. Michaela esegue quanto richiesto. «È un neo o una voglia quella macchia sulla coscia sinistra?» domanda. «Lei sta sbirciando!» «Non mi permetterei mai, capo! Era solo uno scherzo! Me l'ha detto Marchetti con cui so che ha giocato a tennis alcune volte.» Luke esce dal bagno e Michaela gli si porta a un palmo dal naso. «Tuttavia, pensavo... potremmo riprendere da dove ci eravamo lasciati al nostro primo appuntamento...» quindi gli scioglie appena il nodo alla cintura dell'accappatoio e, appoggiategli le mani sul petto, lo bacia intensamente. Minuscoli rivoli d'acqua scivolano dai capelli neri di Luke e, simili a lacrime di gioia, rigano il viso di Michaela. Luke le prende dolcemente il volto tra le mani; senza rendersene conto, i due giovani arretrano verso il letto e vi si adagiano sopra, continuando a baciarsi e accarezzarsi, mentre all'esterno scroscia violento un ulteiore acquazzone. Al mattino, risvegliandosi, Luke scorge accanto a sé il corpo nudo di Michaela; la sua pelle profuma di rosa. «Che ho fatto? Com'è potuto accadere? Lei è una mia sottoposta e, per quanto ci sia un'innegabile attrazione...» Ma ormai è troppo tardi per i ripensamenti e, Michaela, svegliatasi a sua volta, allunga un braccio verso Luke e, afferratolo per la spalla, lo trascina a sé. «Non te ne andare. Resta ancora un poco qui, accanto a me! Senti che pace, Luke? È come se il mondo fosse scomparso. Si sente appena il cinguettio degli uccellini nei nidi, affamati e desiderosi di inneggiare alla vita.» Luke non sa resistere e si specchia negli occhi di cielo della ragazza, restando al contempo incantato dai suoi lunghi capelli rossi, sciolti sul cuscino, che la fanno apparire ancora più bella, simile a un'antica divinità. «Che diranno in centrale?» «Che vuoi che dicano? Nulla! Forse Debra farà qualche pettegolezzo, ma in linea di massima nessuno dirà nulla. Eghena è un piccolo agglomerato, non è Florentia o un altro di quei grossi centri dove una relazione come la nostra potrebbe far scalpore!» «Relazione? Non starai correndo un po' troppo?» «Non vorrai tirarti indietro? Tu, il mio principe! Mi meraviglierei molto!» Luke scoppia a ridere. Dieci minuti dopo il suono della sveglia li riporta alla cruda realtà. «È ora di alzarsi per andare al lavoro!» esclama Endell, andando in bagno. Michaela si riveste e si rassetta i capelli. Dopo colazione, saliti sull'auto di Michaela, raggiungono la centrale. Vedendoli entrare insieme, l'agente Debra Finnegan per poco non cade dalla sedia. Michaela strizza l'occhio alla collega, compiaciuta. «Diavolo di una ragazza! Alla fine è riuscita a portarselo a letto!» sussurra l'agente Finnegan, rivolta all'agente Stacy, seduta accanto a lei. Luke, sentendosi addosso gli occhi di tutti, si trincera in ufficio concentrandosi sui fatti misteriosi avvenuti negli ultimi giorni. «Alieni, fantasmi... è tutto così irrazionale» pensa. «Quale può essere la spiegazione logica dietro a tutti questi eventi sconcertanti? Allucinazioni, forse? Ma provocate da chi, o da cosa?» «Sono pronta a rientrare in servizio, signore!» dice Michaela, affacciandosi alla porta. «Bene, agente Mayflower. Bentornata!» le risponde Luke, senza distogliere lo sguardo dallo schermo del computer. «Circa ieri sera...» «Vuol dirmi qualcosa, agente?» «Circa ieri sera, se ho esagerato... se si è sentito forzato in qualche modo...» «La prego, gradirei non parlassimo di questioni personali all'interno dell'orario di lavoro, e ora se ne vada. La chiamerò più tardi se mi occorrerà qualcosa.» «La prossima volta ti ci strozzo con la cintura dell'accappatoio!» pensa Michaela, uscendo, senza voltarsi. Dieci minuti dopo, Robbins irrompe in centrale correndo a perdifiato. Nonostante si prodighino con tutte le loro forze, l'agente Mayflower e l'agente Finnegan non riescono a trattenerlo. Myra varca a sua volta l'ingresso e tenta di fermare il padre, ma l'uomo è già nell'ufficio di Endell. «Robbins, che ci fa lei qui? Non vede che ho da fare?» «Commissario, ho capito tutto finalmente. Alleluia! Alleluia!» «Perché questa esultanza? Che le è accaduto? Ha vinto alla lotteria?» «Oh, no! Mi si sono soltanto aperti gli occhi! Quando i messaggeri dell'Altissimo mi condussero in alto sul loro carro io non capivo, ma ora tutto mi è stato svelato: io sono l'eletto! Sono stato scelto per essere il profeta di questo tempo!» «Andiamo, Robbins! La pianti una buona volta con le sue farneticazioni a sfondo biblico... a tutto c'è un limite!» «Non sto farneticando: loro mi hanno mandato un segno, proprio stamane!» «Papà, non infastidire il commissario. Torniamo a casa, te ne prego!» grida Myra, affacciandosi alla porta dell'ufficio, insieme a Michaela. «Un momento!» esclama Luke, alzandosi in piedi. «Di quale segno sta parlando?» «Mi segua alla fattoria e glie lo mostrerò!» L'auto di servizio raggiunge ben presto la fattoria e Luke fa appena in tempo a scendere che Robbins lo trascina su per una collina e, una volta arrivato sulla sommità, lo invita a guardare verso il campo sottostante. «Non posso crederci!» esordisce Luke, esternando il proprio scetticismo. «Ora ci sono anche i cerchi nel grano... sicuramente ci troviamo di fronte all'opera di qualche buontempone!» «Macché buontemponi!» sbuffa Robbins. «Guardi che linee nitide e che disegno particolareggiato: quella non è l'opera di qualche balordo!» Luke studia con cura la figura, formata da un corpo centrale, dal quale si dipartono delle spirali. «In effetti... in effetti, sembrerebbe una sorta di stilizzazione di un uomo-pianta!» «I messaggeri celesti vogliono ch'io metta l'umanità in guardia: gli uomini-pianta torneranno se non presteranno fede alla mia parola, vestendo di sacco, digiunando e supplicando il perdono, cospargendosi il capo di cenere e convertendosi per i loro innumerevoli peccati.» Luke scende a esaminare le spighe da vicino. «Non sono un esperto in materia; per quanto ne so, potrebbe averli fatti lo stesso Robbins, in preda a uno dei suoi soliti deliri» commenta Luke, rivolgendosi sottovoce al sergente Kobono. «O forse, conoscendolo, qualcuno gli ha voluto fare un brutto scherzo» gli fa osservare Kobono. «Eppure... per un motivo o per l'altro si cominciano a citare gli uomini-pianta troppo spesso. Credo sia il momento di richiedere una consulenza al dottor Embrock.» «Mi pare una splendida idea, tanto più che siamo di strada!» interviene l'agente Mayflower. Mentre l'auto riparte, Robbins saltella felice in mezzo alle spighe. Invano la figlia tenta di calmarlo e ricondurlo dentro casa.

Eghena - seconda parteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora