Capitolo decimo - faccia a faccia col passato

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Embrock, che era svenuto, si risveglia all'interno di un laboratorio. Intorno non c'è anima viva. «Guardate da tutte le parti!» intima una voce proveniente dall'esterno. «Ne ho trovato uno!» le fa eco un'altra voce. Segue una raffica di mitra. «Mio Dio, che sta accadendo?» si domanda lo scienziato, impaurito. Prudentemente, si abbassa e comincia a muoversi carponi, tenendosi nascosto dietro a dei macchinari. Un uomo con indosso un'uniforme militare s'affaccia nella stanza e getta lo sguardo in un angolo. «Laggiù!» indica a un suo commilitone. Embrock guarda nella stessa direzione e vede un uomo-pianta che racchiude al suo interno un essere umano. Il soldato non fa alcun tentativo di salvarlo, ma raggiunge quel poveretto con una sventagliata di piombo, dandogli il colpo di grazia. «Perché non distruggiamo anche quelle creature, capitano Morton?» «L'alto comando, in accordo con la multinazionale responsabile del programma, ha dato l'ordine di liberarci di ogni possibile testimone e di evitare, se possibile, di distruggere le piante assassine. Forse pensano, in futuro, di servirsene ancora, riprendendo in mano il progetto Empuse.» «Onestamente, mi auguro proprio di no, signore, quelle cose sono ripugnanti!» «Me lo auguro anch'io, soldato! Ma non sta a noi decidere in proposito. Ora muoviamoci... star qui troppo a lungo potrebbe rivelarsi pericoloso: non vorrai correre il rischio che ci attacchino?» Embrock sta per uscire dal suo nascondiglio, avendo compreso che i soldati si sono allontanati, quando ode una flebile voce alle proprie spalle. «Dottor Embrock... mi aiuti! La prego... in nome della nostra passata amicizia.» Embrock si volta, stupito che qualcuno in quel luogo conosca il suo nome. L'uomo-pianta agita i suoi rami, estraendo i filamenti dal corpo ormai privo di vita. «Io quell'uomo lo conosco... è il professor Adrian Toku, il direttore del progetto "Empuse". Come può parlarmi se è privo di vita?» «Sono io a parlarti, attraverso la sua voce!» Embrock osserva meglio il corpo dello scienziato, crivellato di colpi dai soldati e comprende la verità. «Tu! L'uomo-pianta! La vostra capacità di connessione arriva dunque fino a questo punto?» «Tu mi chiami uomo-pianta o progetto Empuse. Noi ci definiamo Unica Volontà, perché siamo un corpo solo. Tu sei uno dei nostri creatori, eppure non ci hai mai domandato il nostro vero nome. Tutti voi ci avete trattati come oggetti, come quelle cose che voi chiamate armi, ovvero strumenti di morte. Da principio vi abbiamo obbedito, perché voi eravate il padre, ma le menti delle vittime dateci in pasto ci hanno rivelato la verità: voi ci avete creato perché siete cattivi e volevate infondere in noi la vostra malvagità, ma noi ci siamo ribellati. Tu sei il solo ad essere scampato perché te n'eri andato. Noi lo ricordiamo: tu eri buono.» «Sì, io me n'ero andato. Ho abbandonato il progetto, i miei colleghi... ho lasciato che morissero tutti! No, io non sono affatto buono... io sono forse il più colpevole di tutti e perciò sono destinato a vivere nel rimorso per le mie azioni.» L'uomo-pianta striscia sul pavimento fino a Embrock, quindi allunga i suoi filamenti verso il suo capo, alla ricerca di un contatto. «Ora vedo con chiarezza i tuoi pensieri. Forse hai commesso degli errori, ma rimani un uomo buono. Non puoi mutare la tua natura. Io, dottor Adrian Toku, non posso giudicarti e perciò non ti giudicherà neppure l'Unica Volontà.» L'uomo-pianta e il laboratorio scompaiono, lasciando il posto all'immensa sala ellittica dalle pareti bianche. «Quel sangue non può essere lavato e peserà sempre sulla mia coscienza,» pensa Embrock, «ma devo andare avanti affinché la storia non si ripeta e non ne sia versato altro.» Sparky striscia a terra, cercando di allontanarsi da Mickey Malone, ma appena fatto qualche metro, il gangster lo afferra per le gambe e lo trascina con forza a sé. «Sparky, Sparky! Non credere di cavartela tanto a buon mercato!» Malone colpisce con un calcio al fianco destro il povero Sparky, lo solleva da terra e comincia a schiaffeggiarlo. «Ti farò sputare a uno a uno tutti i denti, inutile topo di fogna!» «Non sarà tanto facile!» esclama una voce alle spalle di Malone. Sparky riconosce il proprio capo, Joe Damerino. Malone lascia cadere a terra Sparky per occuparsi del nuovo venuto. «Ti farò a pezzi!» «Mi hai già fatto a pezzi, idiota... te ne sei scordato?» sghignazza Joe Damerino, strappandosi i vestiti di dosso e mostrando le cicatrici intorno agli arti. Tra i due ha inizio una lotta senza esclusione di colpi. Sparky ne approfitta per allontanarsi e, raggiunta una scalinata, si avventura su di essa. «Dove credi di andare tu?» grida Malone. «Appena mi sarò liberato di questo scocciatore sputato dall'inferno tornerò per saldarti il conto! Non amo lasciare i lavoretti a metà!» Sparky, arrivato in cima, vede una botola sopra di sé; la scosta e si ritrova in strada; davanti a lui una gran folla di persone. Sparky si fa largo tra la folla in agitazione, cercando di capire cosa stia accadendo, finché non si trova nuovamente di fronte a Mickey Malone. «Ti avevo avvisato: non hai alcuna speranza di sfuggirmi!» sghignazza il gangster. Malone colpisce Sparky con un pugno in pieno volto. Il bandito, barcollando vistosamente, arretra e s'afferra a un lampione; un rivolo di sangue gli esce dal naso. «Non c'è dunque via di fuga? Sono destinato a perire nel mio incubo, Madame Nadia?» Una voce lontana gli risponde: «Ti avevo avvisato che il tuo percorso sarebbe stato tutt'altro che facile e costellato di sofferenza. Non è ancora finita, Daniel Moore, devi pazientare e resistere ancora un poco!» «Ma io non ho più forza per contrastare quel diabolico mostro... non l'ho mai avuta!» Malone colpisce Sparky con un montante allo stomaco, seguito da un fulmineo gancio al mento, mandandolo al tappeto. Sparky si sente il corpo pesante e la mente confusa. Per quanto si sforzi non riesce a rialzarsi. Quando Malone sembra ormai trionfante, ecco che alle sue spalle si materializza una figura. «Mammut uccide Malone!» Sparky, riconosciuto il suo vecchio amico, si sente sollevato. Mammut afferra il collo di Malone e, per quanto il criminale si agiti tentando di sfuggire da quella morsa, per lui non c'è via di scampo. Poi la scena si svolge come al rallentatore: Sparky si accorge dei poliziotti che estraggono pistole e fucili; lancia un avvertimento all'indirizzo dell'amico, ma è ormai troppo tardi. La storia si ripete: una gragnuola di colpi trafigge Mammut. Il gigante tuttavia non molla la presa che dopo essersi accasciato al suolo. Sparky raccoglie le sue ultime forze e, strisciato verso l'amico, gli solleva il capo per farlo respirare. «Stupido bestione... perché ti sei fatto ammazzare?» lo redarguisce, piangendo. «Mammut doveva farlo... dovevo vendicare il capo. Senza il capo Mammut non ha senso ed è giusto che muoia!» «No che non è giusto! E io? Ti sei dimenticato di me... io sono tuo amico!» A fatica, mentre il sangue sgorga da innumerevoli ferite, Mammut si volta sorpreso verso Sparky e, con la sua enorme mano insanguinata, gli solleva il mento e lo fissa intensamente. «Tu... amico di Mammut?» «Sì, Mammut!» risponde Sparky, stringendolo forte a sé. «Questo è molto bello... Mammut muore contento! Ma se tu sei mio amico c'è una cosa che devi fare per me...» Mammut si alza in piedi e invita Sparky a fare altrettanto. Sparky, meravigliato, si ritrova in piedi senza rendersene conto. «Dimmi cosa devo fare, amico mio e lo farò, qualunque cosa sia!» Mammut accenna un sorriso. «Devi perdonarti, amico.» «Perdonarmi?» Mammut gli appoggia le mani sulle spalle. «Proprio così. Solo così le nostre anime saranno davvero libere e in pace.» «Ah, bestione... quanto mi sei mancato!» dice Sparky abbracciando l'amico. «Anche tu. Ora però devi lasciarmi andare.» Sparky si volta verso il corpo senza vita di Malone e scopre che il volto del gangster muta gradualmente in un altro: il proprio! «Hai ragione, Mammut: è arrivato il momento di perdonarmi. Non posso più vivere facendomi assalire dai fantasmi del passato.» La strada e la folla scompaiono così com'erano apparsi e Sparky si ritrova nell'enorme sala ellittica insieme a Embrock. «Ci stiamo avvicinando al momento cruciale» spiega Madame Nadia a Micki e a Myra.

Eghena - seconda parteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora