quattordici ✰

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a scuola yoongi passò tutta la mattina con la testa per aria, a pensare al pomeriggio seguente e alla frase che jimin gli aveva rivolto.
« yoon, puoi dipingermi? »
ci ripensava costantemente ed ogni volta provava emozioni sempre più intense.
aveva i brividi.

dio, jimin.
perché mi fai sentire come se potessi volare anche io.
perché mi fai sentire come se queste ali d'angelo, quando sono con te, le possiedo anche io.
mi fai volare via da questo mondo sporco.
mi purifichi, in ogni modo.

le 13 arrivarono con una lentezza straziante, lancinante.
yoongi aveva passato ore interminabili a fissare l'orologio con agitazione.
si sentiva migliaia di grilli, rane, farfalle, muoversi nello stomaco, tanto era agitato.

uscì di classe e si imbatté quasi subito nel minore, che lo attendeva con un sorriso a trentadue denti.
« come sono andate le lezioni? » chiese curioso.
« tutto bene jimin.
un po' noiose, le tue? »
« per fortuna mi piace il corso che frequento.
e poi, non dirlo a nessuno, ma il professore di letteratura è proprio un bel ragazzo. » rispose ridendo con dolcezza.
yoongi rimase in silenzio, sorrise fintamente.

stai zitto jimin, non parlare mai più del tuo professore.
avrebbe voluto dirgli questo, ma non lo fece.
aveva sopportato jungkook per mesi, avrebbe potuto sopportare un commento del genere.

« dove volevi portarmi, chim? » domandò yoongi, pregando con ogni parte del suo corpo che quel soprannome tanto stupido gli piacesse.
se lo ripeteva nella testa da ore e gli era scappato proprio adesso.

« chim? » domandò jimin, più confuso che mai.
la testa inclinata ed un sopracciglio alzato.
yoongi abbassò la testa nella maniera più rapida di cui potesse essere capace, si fissò le scarpe ed in un sussurro disse « un soprannome che mi era venuto in mente, tanto per... scusami. »
« non preoccuparti, va benissimo!
è solo che non mi aveva mai chiamato così nessuno prima d'ora. » rispose saltellando il più piccolo.

yoongi notò le converse che aveva ai piedi il biondino e pensò che aveva proprio buon gusto.
in qualche modo gli ricordavano jimin quelle scarpe, forse per qualche ricordo collegato ad esse.
non se ne capacitava, ma esprimevano il suo modo di essere.

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