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Respira. Respira. Respira. Mi ripeto di respirare. Sono ferma nella mia macchina e aspetto che si faccia orario. Respira. Mancano dieci minuti e decido di scendere, fa troppo caldo in macchina. Mi fermo davanti all'ingresso e il panico prende possesso del mio corpo: avevo mandato il curriculum alla Ferrari, per lavorare come ingegnere di pista nel loro team. Le parole di mia mamma mi girano in testa e non mi fanno respirare: <<Non ti prenderanno mai>> mi aveva detto quando avevo annunciato di aver mandato il curriculum a dicembre, una volta terminata la stagione. Quando mi avevano chiamata per parlarmi di persona, mi aveva detto invece: <<Vogliono solo dirti che non ti hanno presa, da vicino>>. Respiro. Mi rigiro gli anelli attorno alle dita Non funziona. Mi pizzico le gambe. Mi riesco a calmare prima del passo successivo. Riprendo a respirare normalmente. <<Ce la posso fare>> dico, e poi entro. Una volta entrata vengo travolta da una miriade di persone. È gennaio e tutti stanno preparando tutto per le macchine nuove. Faccio in tempo a guardare l'orario, un'altra volta, mettere il silenzioso al telefono, che mi viene incontro Frèdèric Vasseur. <<Athena Ferrari, giusto? È davvero un onore conoscerti>> mi dice in un italiano traballante e influenzato dal suo accento francese. <<Il piacere è tutto mio>> rispondo stringendogli la mano che mi ha porto. <<Andiamo nel mio ufficio>> dice mentre si incammina, e io lo seguo. 

Il suo ufficio è tappezzato di foto di vittorie, foto del team, foto di piloti e tante altre foto. Sulla scrivania ha una foto che rapisce la mia attenzione. Ci sono due bambine e suppongo che possano essere le nipoti o le figlie. <<Allora, devo essere sincero, ho avuto molti altri curriculum di ragazzi, ma anche di ingegneri di altri team>> ha iniziato lui. Era finita. Mia madre aveva ragione. <<Ma devo dire che il tuo curriculum mi ha stupito più di tutti gli altri. Perciò volevo conoscerti, scambiare quattro chiacchiere con te, è così che dite voi italiani, no?>> continua e annuisco alla sua domanda per poi trovare il coraggio di parlare. <<Io non ho esperienza nel campo, mi sono laureata ad ottobre. Mi piacerebbe avere il lavoro, è sempre stato il mio sogno. Da piccola guardavo le gare con mio padre e amavo guardare la Rossa e ascoltare ogni singolo team radio: impazzivo quando partivano.>>  racconto <<Perfetto così>> mi dice lui, interrompendomi e riportandomi al presente. Il mio tremolio peggiora. <<Questo è il contratto. Leggilo e se vuoi, firma.>> mi dice porgendomi un blocco di fogli spillati insieme. <<È un contratto di prova per un anno. Se poi tutto andrà bene, a fine stagione potrai firmarne uno pluriennale, se vorrai>> mi dice sorridendo. Leggo il contratto e poi fisso a lungo lo spazzietto dove va messa la firma, non sapendo più cosa fare.

E poi la vita miglioraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora