3. Non sono niente

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-Esci anche stasera?
Non mi risponde, lo sa che facendolo mi manca di rispetto.
Sua madre non è ancora rientrata ha una causa importante in tribunale domani, arriverà alle 22.00
-dimmi almeno con chi esci...
Così tua madre quando me lo chiederà starà più tranquilla.
-Tae.
Risponde guardandosi allo specchio, passandosi il labello su quella bocca pazzesca.
Come sempre è bellissimo, non dovrebbe uscire così però, è indecente...e glielo faccio notare.
-forse dovresti cambiarti...
Lo capisce subito il mio tono senza che io aggiunga nulla, ma la sua reazione è sempre la stessa.
-fatti i cazzi tuoi una buona volta... Mamma la chiamo dopo.
Risponde con la sua consueta impertinenza.
-sono tuo padre Jimin mi devi rispetto.
Gli rispondo con voce grave.
-tu non sei mio padre.
-e il tuo vero padre dov'è allora? Non sai neanche chi è... Io ti mantengo Jimin... Io sono tuo padre.
-Non sei nessuno per me, se non il compagno sgradevole di mia madre.
Fammi uscire... Spostati.
Mi urla secondo un copione che abbiamo recitato più volte.
Jimin non mi ha mai accettato.
Era un adolescente la prima volta che me l'ha sputato in faccia...la ricordo quella mattina non voleva alzarsi per andare a scuola, lei era già andata via...
"non sei mio padre... Non puoi ordinarmi niente... Disse"
mi imbestialii gli strappai le coperte e il pigiama brutalmente per la sua irriverenza lo picchiai per la sua provocazione e testardaggine e lo piegai al mio volere... Per farmi rispettare. Non pianse era scioccato da quello che gli avevo fatto, ma mai quanto lo fui io.
Gli dissi...
"Non importa lo dimenticheremo..."
Buttai le lenzuola e dissi a Mia che Jimin era stato male che aveva vomitato... Lo minacciai di farlo di nuovo, di farlo di nuovo mio... se ne avesse parlato. Non lo disse a sua madre per non farle del male...per non farla soffrire. Ma da quel giorno da lui non ho avuto che disprezzo, entrambi davanti a Mia abbiamo adempiuto alle nostre parti di padre e figlio modello.
Fingere è facile quando ci si abitua.
Lui mi odia ed io l'ho amato ogni giorno di più di un'amore insano.
È cresciuto ribelle, spende i miei soldi... si è fatto quel tatuaggio sfrontato per sbattermelo in faccia ogni volta che lo incrocio quando esce dal bagno dopo la doccia.
Nevermind... Non importa... Mi ricorda quello che gli dissi. Lo sfacciato. E chi lo dimentica il mio attimo di follia pura... Se chiudo gli occhi tutto è lì a ricordarmelo... sento ancora il profumo dello shampoo alla mela verde che aveva quella mattina fra quei capelli setosi.
Io da allora rivivo quel momento che non è più accaduto... Perché me lo sono impedito me lo sono represso.  
Mia non ha mai sospettato nulla quell'unica indimenticabile volta è rimasta sommersa nei miei ricordi.
Ma da qualche mese non faccio altro che pensarci... Desiderandolo.
Ci sono dei giorni in cui. Il desiderio è talmente forte allora lo faccio... Esco e ne prendo uno... Una soddisfazione momentanea che mi lascia sempre l'amaro in bocca.
Di solito avviso Mia che non torno che resto in ospedale, che ho degli interventi urgenti da fare e invece faccio un giro al quartiere universitario, è facile...
I giovani oggi sono degli ingenui... Qualche scusa... Un passaggio... un' indicazione... Sono pronto con il cloroformio... Rapido... Efficace.
Ma poi... Quando lo rivedo realmente dopo quella brutale trance in cui mi trastullo nel mio sogno... È tremendo... il suo solo sguardo butta su di me la colpa. Quegli occhi rancorosi non mi perdonano non mi permettono di avvicinarlo.
Per Jimin non sono niente... E loro allora  non sono niente per me.
So dove portarli quando ormai inermi sono alla mia mercé.
Jimin e Mia non credo lo ricordino più quel posto. Mia la mise in vendita ed io la comprai tramite un immobiliarista mio amico.
Volevo farla contenta non vedeva l'ora di disfarsene. Poi non so perché l'ho tenuta quella casa così vecchia e fuori mano... O forse lo so...perché è lì che lo vidi la prima volta bambino. Mi odio' anche allora perché gli presi sua madre.

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