3. Un sabato sera diverso

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13 settembre 2008

Il sabato successivo Lucrezia decise di uscire a correre all'aria aperta per godere del tepore di fine estate. Il vantaggio di vivere a Varese era proprio quello, la città dava un'enorme possibilità di stare immersi nella natura senza allontanarsi troppo dalle comodità.

Per i suoi trenta chilometri di corsa aveva scelto un percorso attorno al lago, preferendolo alla palestra che ultimamente la soffocava. Sin da quando era bambina amava il senso di pace che si respirava tra alberi, anatre e cigni e, oltretutto, era piacevole incontrare altri corridori amatoriali, piuttosto che i soliti avventori del nuoto libero che la subissavano di domande.

Man mano che macinava chilometri a passo sostenuto, la sua mente si liberava e il nervosismo per non essere riuscita a ottenere un tempo degno delle sue performance il giorno prima, le sembrava meno opprimente. Adorava quella sensazione di libertà che la corsa con il vento tra i capelli le dava, era un ottimo inizio per la settimana di riposo che il coach le aveva imposto.

Il male alla spalla che l'aveva colpita il giorno prima sembrava attenuato, ma per evitare rischi Sergio voleva staccasse la spina del tutto: riposo assoluto, le aveva detto, e Lucrezia avrebbe ubbidito senza protestare.

Era passata una settimana esatta dalla visita inaspettata di Filippo in piscina, e nessun invito a cena era arrivato. Se lo immaginava, ma una parte di lei sperava di essersi sbagliata, sperava di passare una serata di chiacchiere con il calciatore, se non altro avrebbe recuperato l'autografo per suo padre, ma per l'appunto solo il silenzio era seguito a quella proposta appena accennata.

Per quel pomeriggio aveva accettato l'invito della sua migliore amica Chiara ad un'apericena con alcuni suoi amici. Lucrezia sperava di poter passare una serata diversa, visto che di solito doveva sempre rientrare presto per via degli allenamenti all'alba, riuscendo così a fare ben poca vita sociale.

A Chiara non sembrava vero di poter avere la sua amica a disposizione per una intera settimana, aveva già pianificato ogni dettaglio e ogni attività da fare insieme, persino la gita a Milanello se fosse servita a coccolare l'amica. Le due ragazze, infatti, avevano parlato a lungo di Filippo e Chiara era più che mai decisa ad aiutare la nuotatrice qualora lui si fosse fatto sentire, tanto più che lei stessa non batteva chiodo da qualche mese.

L'attaccante rossonero, in quel momento, si apprestava ad affrontare la seconda giornata di campionato in uno stato d'animo piuttosto controverso: la sua squadra era partita con il piede sbagliato, subendo una sconfitta a San Siro che a lui ancora non andava giù. Il Mister non lo aveva schierato tra i titolari e questo era comprensibile, dato che in rosa c'erano altri attaccanti più giovani e in forma di lui, ma Filippo si aspettava di poter almeno subentrare a partita in corso. Invece era rimasto in panchina per tutti i novanta minuti di gioco, con suo grande rammarico e anche un po' di rabbia perché era convinto che, se il Mister gli avesse dato fiducia, lui quella sconfitta sarebbe stato capace di trasformarla in una vittoria.

Non si era più volutamente fatto sentire con Lucrezia dal loro incontro in piscina, un incontro del quale inizialmente aveva immaginato un esito molto diverso. Visto che lei non sembrava essere rimasta troppo colpita dal suo fascino, il calciatore aveva deciso di non cercarla, nella speranza che questo suo silenzio potesse far crescere in lei il desiderio di rivederlo.

Il suo amico Alessandro, a cui aveva raccontato nel dettaglio i due incontri con Lucrezia, gli aveva suggerito di andarci piano vista la giovane età della nuotatrice, soprattutto rispetto a lui; quindici anni di differenza in effetti non erano pochi, ma che Ale giocasse in difesa era palese anche in queste situazioni della vita.

In effetti, nonostante fosse effettivamente molto giovane, la ragazza che ultimamente aveva occupato i suoi sogni erotici non sembrava affatto una sprovveduta, anzi tutt'altro: era una sportiva, una guerriera, un'atleta seria e abituata a passare da una gara all'altra con una naturalezza disarmante. Anche nella vita, gli dava l'idea di essere una persona che sapeva dominare perfettamente le proprie emozioni, lo aveva chiaramente visto in quei pochi minuti passati al bar a parlare.

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