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19 ottobre 2008

Erano passate poco più di tre settimane da quando Lucrezia era partita per Roma. Tre settimane di duri allenamenti, tre settimane in cui aveva cambiato il suo modo di approcciarsi alla gara, di nuotare, di superare i limiti. La sua unica distrazione erano state le serate di chiacchiere con il suo amico di sempre Massimiliano Rosolino che l'aveva ospitata. Non erano state serate mondane, tutt'altro, ma le erano servite per fare chiarezza su ciò che per lei era importante. Sulle sue priorità.

Seduta in treno, con lo sguardo immerso nel paesaggio che correva fuori dal finestrino, fu attirata dalla telecronaca della partita che due ragazzi vicino a lei stavano ascoltando.

"Goal!!! Pippo ha fatto la magia. Signori, in campo da poco più di venti minuti, l'Highlander del calcio, SuperPippo Inzaghi, mette la sua firma sulla partita e la chiude al 90' con la terza rete di un Milan che non ha brillato ma che sembra aver ritrovato la giusta spinta."

Si trovò a sorridere ai due ragazzi che ridevano e commentavano, certi che il ritorno di Inzaghi in campo e di Nesta dopo l'infortunio avrebbe aiutato a vincere contro l'Heerenveen il giovedì successivo.

Lucrezia prese il cellulare in mano e digitò velocemente un messaggio che però, dopo una più attenta riflessione, preferì non spedire, cancellandolo velocemente dal display.

"Non crederai davvero che Inzaghi possa aver voglia di conoscerti, Lucrezia cresci, vuole portarti a letto". "Ha trentacinque anni e tu solo venti, si sa cosa cerca". "Non hai esperienza nelle storie d'amore, fidati non è il momento di innamorarti, devi pensare ad allenarti, un amore ti distrarrebbe e basta". Le voci di Massimiliano e di Antonio, ai quali aveva solo accennato di aver conosciuto il calciatore, le risuonarono chiare nella mente e la fecero desistere dal complimentarsi con il giocatore di cui aveva recuperato il numero dal nipote. Meglio evitare casini.

Da un lato Lucrezia sentiva che non fosse giusto lasciarsi condizionare dai commenti di Massimiliano e Antonio, il suo sesto senso le diceva che avrebbe dovuto andare oltre le apparenze, ma la paura di fallire in quei giorni la terrorizzava più che in altri momenti, al punto da essere quasi paralizzante.

Scrisse a Chiara per assicurarsi che l'amica non si fosse dimenticata di andarla a prendere in stazione e proporle di mangiare una pizza insieme, poi tornò a guardare il paesaggio.

Lo spogliatoio rossonero, nello stesso momento, era in festa: quello appena ottenuto era l'ennesimo successo consecutivo dopo le prime due giornate di campionato pessime, impreziosito dal ritorno al goal di Filippo e reso inattaccabile dal rientro a pieno regime della difesa che era rimasta orfana di Alessandro Nesta per troppo tempo.

Erano carichi per affrontare la partita contro l'Heerenveen il giovedì successivo. Il Mister, Carlo Ancelotti, sapeva che quando Filippo era in forma poteva contare sulla sua capacità di portare la squadra alla vittoria anche nei momenti di difficoltà. L'attaccante seppure non più giovanissimo, aveva la straordinaria capacità di segnare anche da subentrato e la sua determinazione era contagiosa per la squadra.

Come sempre i rossoneri decisero di festeggiare la vittoria in pizzeria, ma quando la punta del Milan lesse sul suo cellulare il messaggio di Alessia che gli chiedeva dove si sarebbero visti, una strana volontà lo spinse a rispondere che sarebbe andato a casa. Una bugia che sperava non venisse scoperta, o forse sì, così da avere una scusa per troncare sul nascere quella storia che in tre settimane di frequentazione iniziava a pesare come un macigno. L'intesa sessuale con la showgirl era ottima, ma lui non voleva andare oltre il semplice sesso, non voleva coinvolgimenti sentimentali, a differenza di quanto sembrava desiderare lei, le cui continue richieste di vedersi iniziavano ad infastidirlo. Meglio allentare il ritmo e lasciare che si raffreddasse l'euforia della mora.

L'istante prima del tuffoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora