17 settembre 2008
La pioggia batteva insistente, quasi volesse uniformarsi all'umore della squadra riunita negli spogliatoi dopo un allenamento particolarmente duro e faticoso. Le due sconfitte nelle prime due giornate di campionato non erano state un buon inizio e tre giorni li dividevano dall'accogliere a San Siro la Lazio, che arrivava da due vittorie schiaccianti.
Pochi avevano voglia di parlare e Filippo non era uno di quelli. Mentre l'acqua calda scendeva sul corpo infreddolito, la mente vagava su come poter migliorare l'assetto in campo dei suoi compagni attaccanti. Non era certo che Ancelotti lo avrebbe fatto giocare, ma sapeva che Kakà, Pato e Andrij Ševčenko non avevano brillato nelle ultime gare.
Pensò a Genova e alla fatica che lui stesso aveva avuto a trovare la giusta grinta per segnare, ma non voleva rassegnarsi al momento buio, dovevano reagire. Cadere è facile ma il vero campione si rialza gli ripeteva sempre il suo primo allenatore. Lui era un campione, così come i suoi compagni di squadra, si sarebbero rialzati più forti di prima.
L'acqua che gli scivolava in faccia lo fece perdere in altri pensieri. Era già mercoledì e non aveva trovato un modo carino e sicuro per far recapitare alla bionda i biglietti per la partita a cui suo nipote sarebbe stato presente, come confermato da suo padre. Non voleva consegnarli di persona, preferiva trovare una alternativa, o sarebbe sembrato un invito galante, ma stava pensando ad un modo che lo avrebbe comunque messo nella condizione di dominio. Poteva fare il suo colpo da maestro, come in campo, solo che fuori non aveva Rino Gattuso a lanciarlo, qui doveva lavorare di astuzia, ma il primo obiettivo era comunque Tommaso che era particolarmente in difficoltà in quel periodo, poco importava il resto.
Sentì gli altri ridere e decise di unirsi al resto della squadra. Si incamminò, asciugamano in vita, verso i compagni che erano intorno al loro fisioterapista Giacomo che teneva in mano una foto e stava porgendo un pennarello ad Alexandre Pato.
"A chi lo dedico?" chiese ridendo il brasiliano, "se è una super moça voglio fare bella figura! Le ragazze italiane sono molto attraenti".
"Lucrezia Bernasconi, sai la nuotatrice, vorrebbe fare una sorpresa a suo padre per il suo compleanno, così mi ha chiesto di raccogliere gli autografi di tutti voi su questa foto" spiegò il giovane mentre alcuni calciatori si lasciavano andare in commenti tipici da spogliatoio maschile.
"Quindi non lo fai per lei? " Massimo Ambrosini interrogò Giacomo con interesse, era sempre stato uno dei più spigliati con il giovane terapista e anche questa volta voleva vederci chiaro sulla richiesta.
"Certo che lo faccio per lei, ma non per secondi fini. È un'amica ci conosciamo da quando avevamo dodici anni, abbiamo condiviso il banco per ben cinque anni al liceo." rispose il giovane porgendo la foto al centrocampista così che potesse anche lui firmare senza continuare con insinuazioni o allusioni.
"Qui dice altro" continuò Massimo sventolando un giornale di gossip che aveva in borsa, mostrando le foto rubate sabato sera.
"Hai capito il nostro Giacomo, carina la bionda! Sicuro di aver diviso solo il banco con lei?" proseguí Rino Gattuso a cui fu passata la rivista fatta a girare a Filippo che subito penso a quanto fosse furbo oltre che fortunato il fisioterapista a portarsi a letto la bella nuotatrice.
"Te lo ripeto, siamo amici non so da dove vengano quelle foto! Ma comunque non sono fatti vostri" rispose con evidente imbarazzo Giacomo. Quelle foto con Lucrezia le aveva viste anche lui e davano l'idea che i due fossero davvero intimi.
Quando arrivò il suo turno di autografo, Filippo afferrò il pennarello pensando che in effetti poteva sfruttare l'amicizia tra il fisioterapista e la bella nuotatrice per fare la sorpresa a suo nipote senza esporsi troppo con lei. Dopo aver firmato la foto, si rivolse direttamente a Giacomo. "Già che ci sei, potresti per favore consegnare questa busta alla Bernasconi da parte mia?" chiese in tono noncurante.
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L'istante prima del tuffo
FanfictionL'istante prima del tuffo, Quell'istante in cui la mente ancora pensa alla gravità della terra mentre il corpo sa già di dover volare. Dove devi decidere se lanciarti e vivere o restare fermo , dove la vita è una frazione di secondo ma conta come a...