2. And I'm sorry I left, but it was for the best

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                                 TW⚠️: suicidio
                                   MIRIAM

Diana è a fare i compiti in cucina.

I codini biondi che si è fatta questa mattina sono storti e asimmetrici; toccano il
tavolo della cucina, dato che è completamente appoggiata ad esso con il viso, mentre scrive.

<<Didi se continui a scrivere così avrai problemi alla schiena, tirati su>> le dico, mentre prendo un po' di acqua.

<<E tu Mimi se continui a grattarti avrai le croste sulla faccia per sempre>> mi risponde, continuando a scrivere con la matita sul libro.

Inizialmente non capisco cosa intende, ma poi tutto diventa chiaro: le croste sul viso in astinenza.

Quando ho bisogno di bucarmi, ma non ho la roba, mi gratto via la pelle, ma Diana non sa che è per la droga.

Sicuramente sa che c'è qualcosa che non va, ma non conosce tutto.

Smette di fare le addizioni, si alza dalla sedia e viene vicino a me.

La sua presenza mi innervosisce. Mia sorella è la persona che amo di più al mondo, ma averla così vicino non mi fa piacere.

La mia mente ha bisogno di stare da sola molto spesso e avere Diana che girovaga per casa non mi è d'aiuto.

<<Voglio iniziare a truccarmi>> dice prendendomi la mano.

<<Sei troppo piccola, hai solo 8 anni>> nonostante sia mia sorella, il contatto fisico della sua mano mi dà fastidio, così la sottraggo.

<<E tu perché non ti trucchi mai?>> mi domanda.

<<Perché non mi va>> le dico una mezza verità; da quando mi drogo mi sono lasciata andare.

Non mi trucco, non mi lavo i capelli da settimane, i miei vestiti sono sul pavimento, mangio poco.

È tutto un casino.

La mia testa è un dannato casino.

Ripensandoci capisco che è giunta la mia ora.

Non c'è più niente da fare.

Non ho nessuno; sono sola.

Completamente e irrimediabilmente sola.

I miei genitori mi detestano, la mia migliore amica, Astrid, colei che mi ha introdotto a questo mondo, è sparita, non so con chi, non so dove.

Per quanto mi riguarda potrebbe essere morta.

Anche se ho sempre cercato di incolpare lei per avermi dato la mia prima pasticca, la verità è che l'unica colpevole sono io.

Io l'ho ingerita.

E non ho più smesso.

Ogni giorno c'era qualcosa di diverso.

Mi serviva qualcosa per colmare il vuoto che sento da anni ormai.

Un vuoto che fa male, più di uno schiaffo, più di una pallottola.

Anche se voglio dare la colpa agli altri, l'unica colpevole sono io.

Mio padre è assente a causa del suo lavoro.

Mia madre ha la mia stessa condizione medica.

Ma non è completamente colpa loro se la mia mente è imprigionata e non ha via d'uscita.

Non è colpa loro se il mio unico pensiero è la morte.

Mi allontano da Diana velocemente e le dico che vado a riposarmi in camera.

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