3. Maybe I asked for too much

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PRESENTE
DIANA

Oggi inizia la scuola e più precisamente l'ultimo anno di liceo.

Il bellissimo e noiosissimo liceo scientifico.

Quando cinque anni fa ho preso la decisione di venire in questa scuola, nessuno mi aveva detto che avrei studiato praticamente solo materie umanistiche.

Preparo lo zaino coi libri di italiano, storia, filosofia e, dulcis in fundo, latino.

In casa mia non c'è nessuno, come al
solito.

Mio padre è già andato al lavoro, mentre mia madre è ancora in clinica a causa della depressione.

È sempre stata malata, ma quando mia sorella Miriam si è suicidata, la situazione è peggiorata notevolmente; ogni tanto vado a trovarla, ma non vuole vedermi; non vuole vedere nessuno, nemmeno mio padre.

E così viviamo insieme solo io e lui, in una villa eccessivamente grande.

Anche dire "insieme" è un parolone, dati i suoi innumerevoli viaggi di lavoro.

Stare da sola non mi dispiace così tanto, dopotutto ho imparato a conviverci, ma non avere mai, e dico mai, nessuno con cui parlare non è proprio piacevole.

Mi alzo dal letto svogliata con la consapevolezza che arriveranno nuovi ragazzi a scuola.

Anche l'anno scorso erano arrivati dei ragazzi, ma erano talmente antipatici che non sono riuscita a stringerci dei rapporti.

Speriamo che questo anno possa andare meglio.

Per questo primo giorno scelgo dei vestiti abbastanza normali: un jeans Levis e un body azzurro pastello a maniche corte. Decido poi di mettere un po' di mascara e di legare i capelli in uno chignon basso; infine concludo coi gioielli d'oro di Cartier, che mi ha regalato mio padre.

Perché lui fa sempre così: sparisce di casa, va in una grande città, completa i suoi affari e poi torna con dei regali.

E non dei regali qualunque.

Prendo il mio telefono, sentendo la suoneria fastidiosa che ho impostato.

È la mia amica Lavinia. Menomale che questa ragazza esiste, sennò sarei davvero persa.

<<Cosa ti metti per questo primo giorno?>> mi chiede tutta emozionata.

<< Un jeans e un body. Come mai tutta questa emozione?>> chiedo sorpresa.

<<Ma non lo sai?>>.

<<Sapere cosa?>>.

<<Oggi o domani, non ricordo, arrivano dei nuovi ragazzi e magari potrebbe esserci qualche occasione>> butta giù questa idea.

Mi stupisco di sentire queste cose da lei, che un fidanzato già ce l'ha.

<<Ti devo ricordare che hai un ragazzo?>> le dico ironica, sapendo che non è il
tipo di persona che tradisce.

<<L'occasione non è per me, ma per te>> dice con fare ovvio.

<<Lavinia sei sempre la solita, lo sai che non sto cercando una relazione in questo momento>> lei cerca sempre di tenermi aggiornata sui ragazzi che ci vogliono provare con me e tutto, ma nulla.

In realtà questi ragazzi sono molto pochi e io li tengo a distanza, forse per paura, forse perché non mi piacciono.

La mia paura è che qualcuno si avvicini a me solo per i soldi.

Ma poi ci ripenso e mi ricordo che alla fine non si avvicinerebbero, perché la mia famiglia è conosciuta in tutta la città a causa del tragico episodio che riguarda mia sorella.

Alla fine i ragazzi sono degli stronzi e mancano di compassione ed empatia.

Quando sono arrivata al liceo, tutti conoscevano la mia famiglia e mi tenevano lontani, come se avessi la peste.

Tutti vogliono essere accettati, ma io chiedevo di avere degli amici con cui parlare, con cui andare in giro.

Pensavo di star chiedendo troppo, ma poi queste persone sono arrivate, perché fortunatamente ci sono delle persone che ragionano in questo paesino, ma si contano sulle dita di una mano.

<<Lo so, lo so, ma sai che mi piace parlare di queste cose. Comunque sia uno dei ragazzi è francese e tu adori Parigi>> Lavi mi riscuote dai miei pensieri.

È vero, amo la Francia e in generale viaggiare.

<<Si, Lavi, ma ti ricordo che mi piace Parigi tanto quanto non mi piacciono i francesi; ne ho conosciuti tanti e sono troppo spocchiosi per i miei gusti>>.

<<Certo Diana, dopo questa cosa, direi che ci vediamo a scuola e se passi dal bar, prendimi una brioche al cioccolato, che poi ti do i soldi. Grazie ti adoro>> attacca il telefono prima che io possa dire qualcosa.

Prendo le chiavi della mia moto, chiudo la porta e mi dirigo verso casa di Penelope, una delle mie più care amiche, così che possiamo andare a scuola insieme.

Spazio autrice

Spero che il capitolo vi sia piaciuto.
È la prima volta che Diana prende voce nella sua stessa storia e si capisce che forse non ha del tutto superato la perdita di sua sorella.

Se avete commenti o volete parlare io sono qui🩷

Baci🩷
Bibi

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