4. What about the plans we made?

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DIANA

È solo passata una settimana di scuola e ho già mille interrogazioni.

Penso a ciò che devo studiare questo pomeriggio e mi viene voglia di mollare tutto; fortunatamente per domani ho i compiti di matematica.

Almeno in quelli sono brava.

Finalmente la campanella suona, dopo questa ora di religione, che avrei anche potuto saltare.

Esco insieme a Penelope dalla classe, ma dato che lei è lentissima e io devo andare subito dal dentista, le dico che devo scappare.

Nella fretta urto anche un ragazzo.

<<Diana ma perché vai così veloce?>> mi domanda Lavinia accanto al mio motorino.

<<Devo andare dal dentista a fare un controllo, ma sono già in ritardo, quindi ti saluto>> dico mettendomi il casco, che si incastra ai miei riccioli biondi.

<<Dai ma aspetta solo un secondo, che ti faccio conoscere il nuovo compagno di classe mio e di Leonardo, è francese, ma giuro che è simpatico>>.

<<Lavi ti chiamo dopo e mi racconti tutto quello che vuoi, ma adesso devo proprio andare, lo conoscerò un'altra volta>> le mando un bacio volante e corro dal dentista.

Mi spettano circa dieci minuti di strada, poi con il traffico facciamo anche quindici.

Odio andare dal dentista; quando ero più piccola Miriam, mia sorella, veniva sempre con me e mi teneva compagnia, nel mentre che mi toglievano le carie.

Ma ora Miriam non c'è più.

Mi manca.

Eccessivamente troppo.

Però mi ha fatto soffrire e non poco.

Ha lasciato un vuoto incolmabile dentro di me.

Non voglio incolparla, anche perché se uno arriva a suicidarsi evidentemente la colpa non ce l'ha solo lui.

Tuttavia una domanda, forse egoista, mi sorge spontanea: perché lo ha fatto? perché non è andata in clinica?

So che non poteva guarire, ma perché non ci ha provato?

Perché se n'è andata così in fretta?

Dentro la mia mente è ben scolpito il ricordo di quel bagno al piano di sopra, accanto alla sua camera.

Ed è altrettanto ben impresso nella mia memoria la chiamata che ho fatto per far arrivare un'ambulanza il più presto possibile, nonostante fossi ben consapevole che non avrei mai più riavuto mia sorella.

Ogni tanto ho dei flash di quel pomeriggio.

Flashback

<<Diana, basta, devi stare fuori dal bagno>> mi grida Miriam.

<<Certo che sei proprio antipatica quando fai così>> mi ha sbattuto la porta in faccia.

Ma va bene, farò come dice lei.

Passano i minuti, ma non cedo.

Torno in cucina e mangio un po' di pane con la nutella, nel mentre che finisco le addizioni che ho di compito.

È passata un'ora; decido di tornare su.

Busso alla porta.

<<Mimi sei viva?>> non sento nessuno.

<<Mimi mi dispiace per prima, la
prossima volta prometto che ti lascerò lo spazio per andare in bagno, lo giuro>> ancora nulla.

<<Miriam ci sei?>> nessuna risposta.

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