Capitolo 9: Sotto il Cielo Stellato

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La tensione nel rifugio era palpabile, l'adrenalina scorreva nelle vene di Emma mentre il gruppo si preparava a mettere in atto il piano che avevano elaborato. Era strano come, in un tempo così breve, si fossero trasformati da semplici adolescenti a guerrieri della loro stessa gioventù, combattendo contro pericoli invisibili. Ogni minuto era una combinazione di paura e determinazione.

Dopo aver discusso a lungo e stabilito le linee guida del piano, il gruppo si era riunito ancora una volta. Emma si alzò in piedi, cercando di raccogliere l'attenzione di tutti. «Va bene, ascoltatemi. Dobbiamo rimanere concentrati. Ognuno di noi ha un ruolo da svolgere in questa missione, e se seguiamo le istruzioni possiamo uscirne indenni. Dobbiamo mantenere la calma e lavorare insieme».

La sala era buia e l'unica illuminazione proveniva da alcune lampade che proiettavano ombre danzanti sui muri. Emma poteva sentire il respiro di tutti gli altri mentre li scrutava, cercando di tracciare nelle loro espressioni la stessa determinazione che sentiva dentro di sé.

«Dobbiamo muoverci in silenzio e con cautela», continuò. «Matthew, tu sei responsabile della nostra comunicazione. Assicurati di tenere il telefono carico e pronto a essere usato. Tom, tu guiderai la strada e io sarò subito dietro di te. Lily e Jake, voi sarete quelli che chiudono la fila; assicuratevi che nessuno ci segua.»

Tutti annuirono, le mani si stringevano a firmer delle promesse che avevano fatto. La tensione della situazione si faceva sentire, ma era accompagnata da una crescente sensazione di unità. Erano un gruppo, una squadra decisa a affrontare qualunque tempesta si trovasse davanti.

«Se ci dividiamo, non ci ritroviamo più», disse Matthew, il suo volto bloccato in un'espressione seria. «Nonostante la confusione, non possiamo permetterci di farci sorprendere. Dobbiamo sapere dove siamo e cosa ci circonda. Ogni passo deve essere fatto con attenzione.»

Emma sentì affiorare un senso di orgoglio. «Abbiamo passato già troppo tempo a nasconderci. Non possiamo lasciarci sopraffare dalla paura. Ci sono delle persone là fuori che si aspettano il nostro aiuto. E i nostri amici. Non possiamo deluderli.»

Finalmente, il piano era pronto. Con un ultimo sguardo a tutti, Emma condusse il gruppo verso l'uscita del rifugio, ogni passo risonava come un battito di tamburo nel silenzio della notte. Il mondo oltre le porte era avvolto dall'oscurità, e il cielo sopra di loro brillava di stelle, come un manto di serenità che contrastava con le ansie e le tensioni di tutto ciò che li circondava.

Uscirono dal rifugio, chiudendo dietro di loro la porta, come se volessero mettere la loro angoscia dentro un contenitore e allontanarsene. L'aria notturna era fresca e carica di promesse, ma anche di pericoli. Emma sentiva l'adrenalina pulsare nel suo corpo mentre teneva il passo al fianco di Tom.

Si inoltrarono tra le ombre delle strade deserte, avvolti da un silenzio inquietante. Ogni passo sembrava un viaggio nell'ignoto e il cuore di Emma batteva forte nel petto. «Stiamo andando nella direzione giusta?» chiese a Tom, mentre il gruppo avanzava cautamente.

«Sì, sono sicuro», rispose lui. La sua voce era ferma, ma Emma notò una leggera inquietudine nei suoi occhi. «Dovremmo arrivare al fiume in circa dieci minuti. Dobbiamo però essere veloci.»

L'oscurità dava alla strada un aspetto labirintico e surreale. Ogni angolo e ogni curva sembravano nascondere insidie e pericoli. Emma fissò il panorama, cercando segni di vita o di un'evidente minaccia, ma non vide nulla all'infuori delle ombre.

«Pieni attenzione!», mormorò Jake da dietro, attirando l'attenzione del gruppo. La tensione si fece palpabile e tutti si fermarono, fissando il buio con sguardi interrogativi.

Un rumore lontano interruppe il silenzio, un eco che risuonava nell'aria. Matthew alzò il telefono e accese la torcia. La luce si diffuse nel buio, abbagliando momentaneamente gli occhi di Emma. «Cosa può essere?» chiese, il suo respiro ansimante rivelava la sua preoccupazione.

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