Lily Smith sta cercando di lasciarsi alle spalle un passato doloroso, ma dimenticare non è semplice quando le ferite sono ancora aperte. Quello che doveva essere suo padre, una figura di protezione e amore, si è trasformato nel suo incubo più grande...
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Era già passata una settimana dal mio primo giorno in classe e, se devo essere sincera, non posso negare che la tentazione di scappare da questo posto o addirittura farlo esplodere mi attraversi la mente ogni secondo.
I prof sono a dir poco odiosi, e hanno quello sguardo che sembra dire: "Siete dei buona nulla ".
Ed è proprio in quel momento, quando ti rivolgono quel determinato sguardo, che vorresti mostrare a loro un bel dito medio.
Peccato che sei in una scuola, quindi devi rispettare tutte le regole e "bla bla bla...".
Vi ricordate il professore di letteratura? Ecco è uno stronzo senza fine.
Era come se il primo giorno di scuola avesse creato una maschera da persona innocente, genuina, attenta e severa al punto giusto, ma in realtà non era assolutamente così.
Per quanto riguarda il discorso "amicizia", ho conosciuto un ragazzo di nome Niall. È gentilissimo e affettuoso.
Ha capelli e occhi castani, è alto più o meno 180 cm.
Ogni volta che mi parla, per guardarlo negli occhi devo alzare lo sguardo.
Maledetta altezza.
Io e Sky siamo diventate sempre più amiche, le altre invece sembrano completamente disinteressate da me. Si credono delle dive di Hollywood, ma in realtà non sono nessuno se non delle galline.
Sapete qual è la cosa peggiore? Sono terribilmente invidiose.
Vi spiego meglio: se una ragazza riesce a raggiungere un obbiettivo ma l'altra non ci è riuscita, iniziano a lamentarsi e a disperarsi, invece di essere felice per la persona che ci è riuscita.
Se fisicamente da quel luogo non potevo andarmene via, mentalmente potevo farlo, e credetemi, lo facevo sempre. Ogni ora, minuto, secondo.
Le lezioni sembravano un loop, la mia vita sembrava un loop. Non ero più quella di prima. Mi guardo allo specchio eppure non mi riconosco.
A boston avevo molti amici.
Avevo un migliore amico di nome Matthew. Passavamo intere giornate nel cortile di casa sua a parlare e ad abbracciarci.
Poi, a un certo punto, è come sparito. Ogni tanto mi riscriveva, ma erano più le volte in cui non lo faceva che quelle in cui lo faceva.
Si era allontanato, la cosa mi distruggeva e mi provocava un senso di vertigine. Non sapevo il motivo di questo distacco... Mi continuavo a dare colpe inutili, pensando che quella sbagliata ero io, quando non lo ero.
Tutte le mie amiche mi hanno suggerito di allontanarlo dalla mia vita, perché esternamente si vedeva che mi stava usando, ma io ero talmente affascinata dai suoi modi di fare che non me ne accorgevo e mettevo la mia salute mentale con lui in secondo piano.
Non ero innamorata, credetemi, mi sentivo semplicemente bene. Era come se una parte di me tornasse bambina quando eravamo insieme.
Col tempo, ho capito che amare significava anche saper lasciare andare le persone a cui tieni. Dovevo lasciarlo andare, sia per me che per lui.