𝑾𝒆𝒍𝒄𝒐𝒎𝒆 𝒕𝒐 𝒕𝒉𝒆 𝒑𝒂𝒏𝒊𝒄 𝒓𝒐𝒐𝒎...

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Il primo giorno in cui sono entrata in questa scuola, una domanda mi rimbombava nella testa, più forte di qualsiasi altra: "Perché?"

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Il primo giorno in cui sono entrata in questa scuola, una domanda mi rimbombava nella testa, più forte di qualsiasi altra: "Perché?"

Perché mia madre ha scelto proprio questa scuola per me? Qual è stata la ragione che l'ha spinta a pensare che fosse il posto giusto per crescere, per imparare, per trovare il mio posto?

Perché mi ritrovo sola, senza nessuno accanto, come se il mondo intero mi avesse messa da parte? 

Perché?

La verità è che non lo so. Ogni volta che cerco una risposta, un silenzio assordante mi avvolge. Queste domande, apparentemente semplici, mi assediano come un rompicapo irrisolvibile.

Sono sospese, senza risposta, frammenti di pensieri incompiuti, un enigma nella mia mente. 

Vorrei smettere di chiedere, arrendermi all'evidenza, accettare l'assenza di un perché e andare avanti. Ma un'altra parte di me si rifiuta, si aggrappa alle domande, nella speranza disperata che la luce arrivi, che tutto questo abbia un significato.

Cinque anni fa

Le urla dal soggiorno, un'eco lontano che mi raggiunge, ma non mi turba più di tanto. Ormai ci sono abituata, una routine familiare a cui il tempo mi ha reso, quasi senza accorgermene, assuefatta.

Cerco un rifugio, un angolo di pace, e il mio sguardo si posa sulla libreria. Lì, tra le file ordinate di libri, trovo il mio conforto.

 Mi avvicino, e scelgo la mia prossima lettura, un'ancora di salvezza.

Se mi chiedessero cosa significa per me la lettura, non esiterei un istante: è la mia salvezza. Un porto sicuro, una casa senza giudizi, pronta ad accogliermi e a offrirmi riparo ogni volta che la realtà diventa troppo pesante da sopportare.

Oggi, ho bisogno di scappare. Di mettere distanza tra me e la realtà che mi circonda, fatta di tensioni e rumori che disturbano il silenzio che desidero. Prendo il libro che ho scelto, mi distendo sul letto e provo a immergermi in una storia che non è la mia.

Di solito, la musica mi accompagna, mentre mi immergo nella lettura. Ma oggi è diverso. C'è qualcosa nell'aria, un'inquietudine indefinita che mi trattiene, che mi fa sentire la pace a un soffio di distanza, ma irraggiungibile.

Scorro le pagine, cerco di concentrarmi, ma il rumore mi assorda, violento e frastornante, come un'intrusione sgradita.

Con un peso sul cuore e le poche energie rimaste, metto il segnalibro al punto in cui sono arrivata, chiudo il libro e mi preparo mentalmente. 

Scendo le scale, una alla volta, quasi a voler ritardare ciò che mi aspetta. 

Mi dirigo verso il soggiorno, dove il rumore mi chiama, più forte, più insistente. 

So che dovrò affrontarlo, anche se in quel momento tutto ciò che vorrei fare è continuare a fuggire.

La scena a cui stanno assistendo i miei occhi non la auguro a nessuno; Nemmeno al mio peggior nemico:

Unique in our imperfections- in revisioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora