𝑶 𝒔𝒖𝒑𝒆𝒓𝒎𝒂𝒏...

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"Well, you don't know me, but I know you
And I've got a message to give to you"

Non riuscivo a staccare gli occhi dal messaggio. Il mio dito tremava sopra lo schermo, indeciso tra "blocca" e "scrivi". Alla fine, ho fatto quello che faccio quando qualcosa mi turba: ho cercato online quel numero. Niente. Nessuna traccia.

Poi, un secondo messaggio.

"Non fidarti di chi ti ha sempre raccontato la sua versione della storia."

Mi si è stretto lo stomaco. Chiunque fosse sapeva qualcosa di me. Qualcosa che io ignoravo. Dovevo rispondere, ma le parole mi morivano in gola. Così ho scritto solo:

"Chi sei?"

La risposta è arrivata in pochi secondi, ma mi ha fatto sentire come se il tempo si fosse fermato.

"Una parte della tua storia che non conosci ancora."

Mi si è stretto lo stomaco. Cosa significava? Che qualcuno mi stava spiando? Che sapeva cose che io ignoravo?

Sono andata da mia madre, cercando nel suo volto una risposta, ma quando le ho parlato del messaggio... ha cambiato discorso. L'ho vista turbata. Come se sapesse qualcosa.

Il telefono vibrò di nuovo.

"Quando sarai pronta, ti dirò tutto. Ma non chiedermelo ora."

Mi si offuscò la vista. Il cuore, improvvisamente più pesante, sembrava battere in un'altra parte del mio corpo. Poi quel pensiero, tagliente, improvviso, mi attraversò la mente.

Mio padre?

Non poteva essere. Era in carcere da mesi. E secondo mia madre... non solo non avrebbe mai potuto contattarmi. Non doveva farlo. Era una regola non detta, un confine che nessuno avrebbe mai dovuto varcare.

Rilessi il messaggio almeno cinque volte, cercando una crepa nell'apparente realtà che mi era sempre sembrata solida. Ma ogni parola restava lì, inchiodata allo schermo, identica. Implacabile.

Un impostore? Un errore? Uno scherzo di pessimo gusto?

Oppure... quel messaggio era la prima fessura in un muro che stava per crollare, rivelando una verità che mia madre aveva sempre tenuto sepolta?

Il telefono tremava tra le mie mani come se sapesse di contenere qualcosa di proibito. Mi alzai dal divano e cominciai a camminare per la stanza, cercando una logica, un respiro, una certezza.

Scrissi di nuovo:

"Se sai qualcosa... dimmelo."

Unique in our imperfections- in revisioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora