Capitolo 16

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«Oh, caspita. Ele scendi, aiutami!», sento mia madre lamentarsi dal piano di sotto e, dopo aver infilato anche l'altra scarpa, mi riverso immediatamente giù dalle scale. Vedo che le stanno per scivolare gli occhiali dalla punta del naso leggermente sudato. Ha le mani occupate mentre prepara i panini per il nostro picnic al lago, in occasione della giornata mamma-figlia che qualche volta decidiamo di concederci. Papà è seduto sul divano in salotto a guardare la televisione come una normale domenica mattina, è l'unico giorno della settimana in cui non sta tutte le ore rintanato nel suo studio e ci degna della sua presenza.
Okay, forse sono stata troppo tragica, non proprio tutte le ore ma comunque, se non sai dove sia, cerca nel suo studio!

Dopo aver aiutato la mamma e infilato i panini nella borsa aperta sul tavolo, corro a rimproverarlo.

«Se aveva bisogno di aiuto potevi anche andare...»

«Ha chiamato te, non me!», mi rivolge un occhiolino e io sorrido: ecco da chi ho preso la mia pigrizia.

Sono un misto perfetto tra la puntualità di mia madre, con anche la sua produttività e tutto il resto, e la pigrizia di mio padre. Praticamente la mattina mi alzo e capisco che piega prenderà la mia giornata: se farò tutto in un minuto, o niente in dodici ore. È stressante, non puoi mai saperlo con anticipo, e la mia parte di ragazza impegnata, quella fissata con l'organizzazione e fiscale negli orari, ne risente sempre.
Per questo, quando posso, cerco di non rimandare al domani le cose che ho tempo di fare oggi.

A dire la verità, è da un bel po' di giorni che non faccio niente!

Mentre usciamo di casa sento l'aria autunnale sferzarmi i capelli, ho bisogno di questa giornata per passare un po' di tempo a chiacchierare con mia mamma e stare lontana da quel covo di pipistrelli che è ormai diventata la mia camera, perennemente al buio con la finestra serrata e la tendina sempre oscurata per evitare incontri o, per meglio dire, scontri. È una bella giornata di sole, nonostante il freddo. Ho deciso di indossare un maglioncino grigio di almeno due taglie più grande di me, caldo e confortevole, con dei jeans blu scuri. I capelli li ho lasciati asciugare da soli, come sempre ormai, quindi non so spiegare la forma che abbiano adottato, ma non mi dispiace; e poi non devo incontrare nessuno, nelle migliori probabilità.

Mi infilo in macchina al lato del passeggero mentre lei accende i riscaldamenti, e partiamo alla volta del nostro bel picnic al lago. La strada che ci avrebbe portato lì è contornata da pini e abeti, il sole è ben alto, vista l'ora, e riesce a riscaldare nonostante la gelida brezza.

Non appena riusciamo a trovare parcheggio fuori dall'area picnic, scendiamo dalla macchina e ci avviamo verso un luogo più in disparte, il nostro posto preferito. Ha una vista decisamente migliore del lago rispetto a dove stanno tutti ed è molto più appartato e tranquillo. Posizioniamo a terra le tovaglie e le borse frigo, disponendo tutto con cura e ordine come piace a mia madre.

Da qui si può osservare perfettamente tutta la zona. Il sole picchia con i suoi raggi sulla distesa d'acqua di fronte a noi e dagli alberi che ci fanno ombra cadono delle foglie arancioni e giallognole, di tanto in tanto. Amo quest'aria autunnale e il fatto che sto guardando questo panorama da qui, mi ricorda dei bei tempi e alcuni tra i momenti migliori della mia vita da qualche anno a questa parte, mi trasmette una tranquillità che da tempo ho perso.

Dovrei venire più spesso qui.

«Allora, hai ammirato il panorama abbastanza o ti concedo qualche altro minuto?», osserva lei, che mi conosce meglio di chiunque altro e sa quanto mi piaccia questo posto.

«No, grazie, va bene così.» Ridacchio mentre inizio a mangiare uno dei panini preparati quella mattina.

«Come va? Ti stai riprendendo dalle ultime settimane? Non abbiamo quasi parlato e non mi hai detto più niente...»

In another life - The perfect Boy #1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora