Esco dall'aula liberando tutta l'ansia accumulata, chiamo Jane e la aggiorno su come è andato il compito, prima di avviarmi velocemente verso casa. Sono già le tre di pomeriggio e la scuola a quest'orario è deserta, senza gente che urla o che starnazza alla vista di un ragazzo carino. Ho lo sguardo chino a terra ma mi imbatto in qualcuno davanti a me e mi blocco all'improvviso. Alzo lo sguardo e mi accorgo che quella persona è proprio lui, inutile anche solo nominarlo.
«Com'è andato il compito?» con lo sguardo curioso di un bambino Andrew inclina il viso e mi sorride.
Siamo gli unici all'interno del campus, tranne alcune primine nascoste dietro gli alberi, che lo fissano da quando ha messo piede il primo giorno in questa scuola. Ha senso, e fanno bene. Io però, per dovere morale, cerco di ignorare la sua bellezza disarmante e il suo carisma sorprendente, concentrandomi solo su Iris.
Iris. Iris. A ogni sua parola penso che dovrebbe essere con Iris, di certo non con me.
«Spero bene» rispondo senza troppo entusiasmo. Afferro i lembi dello zaino e faccio per andarmene, ma si mette sulla mia strada. Mi allontano velocemente da lui ponendomi a una distanza di sicurezza.
«Dovremmo smettere di scontrarci così» alza il sopracciglio in segno di sfida e incurva il labbro all'insù.
«Se solo tu smettessi di stalkerarmi sarebbe possibile.»
«Va bene, stavolta lo ammetto: stamattina ero particolarmente attento mentre parlavi con Matthew e ti ho aspettata. A proposito, il compito com'è andato?»
«Ehm... bene, credo. Scusa, hai detto che mi hai aspettata?»
«Ero curioso, nulla di più. Pensavo che saremmo potuti tornare insieme a casa. Non è il genere di piccole cose che apprezzi?»
Allude alla sera precedente facendomi un occhiolino quasi impercettibile. Ora il suo sorriso non è solo un'incurvatura, ma mostra anche i denti bianchi e ben allineati. Sono troppo vicina.
"Iris", mi ripeto il suo nome e lo imprimo nella mia mente così che non possa dimenticarmene.
Mi allontano ancora di un passo e prendo aria.
«Senti, a proposito... mi fa piacere che tu ieri sera ti sia aperto con me...»
«Sono contento che tu lo dica, peccato che la tua frase sembra proprio destinata a finire con un "ma".»
«Sì, mi dispiace ma se la cosa continua credo che potremmo farcela sfuggire di mano.»
«Credi bene. La domanda è: quanto sei disposta a rischiare?»
Elimina la distanza che avevo tentato di mettere tra noi in un solo passo. Sono costretta ad alzare lo sguardo per incontrare i suoi occhi.
«Ho paura di non essere disposta a farlo.» Ammetto, una parte di me spera che in realtà non abbia sentito.
Lo supero e mi incammino nel viottolo acciottolato che separa la scuola dal mio quartiere, sapendo che quella frase potrebbe farlo rimanere male e che molto probabilmente non mi seguirà, ma di colpo sento di nuovo la sua voce riscuotere in tutto il mio corpo, e vengo assalita da un sussulto. «Sai, non ho capito una cosa..» dice, seguendo il mio passo.
«Da cosa nascono tutte queste domande? Sei così interessato a sapere la mia opinione?» scherzo, guardandolo da dietro una ciocca di capelli che mi ricade davanti al viso per via del vento.
«Ti stupiresti.»
«Cosa non hai capito?» incalzo il suo discorso mentre continuiamo a camminare fianco a fianco.
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In another life - The perfect Boy #1
RomanceEleanor Smith frequenta il primo anno di liceo alla Jones High School, a Orlando, in Florida; e tra tutte le cose che si aspettava potessero capitare di certo queste sono le ultime. Chi se lo sarebbe mai aspettato che affacciandosi dalla finestra sa...