ENRICO
16 gennaio 2010
Alla fine, lo avevamo fatto. Il giorno del suo compleanno. Cinque giorni prima. A Natale non si era creata l'occasione e neanche a Capodanno. Troppa gente intorno ogni volta. Sapevo avrebbe fatto male e mi ero preparato psicologicamente a provare dolore. Brando ce l'aveva messa tutta per farmi rilassare e io avevo cercato di concentrarmi sul momento, senza pensare alle mie paure. Più facile a dirsi che a farsi. Così quando avevo visto che stavamo rischiando di non concludere di nuovo nulla, avevo stretto i denti e sopportato quell'intrusione impaziente.
Per fortuna, il tutto era durato poco, compreso il dolore, e lui era sembrato contento. Anche io lo ero stato. Molto. Avevamo rotto il ghiaccio ed ero sicuro che le volte successive sarebbero andate sempre meglio. Dovevamo solo prendere confidenza con i nostri corpi e capire cosa ci piacesse fare e cosa no. Finalmente, non c'erano più ostacoli tra noi: mi aveva fatto suo, e di conseguenza lui sarebbe stato solo mio. Non avrebbe avuto più nessuna ragione per cercare altre persone. Gli avrei dato tutto ciò di cui avesse bisogno, purché lo reclamasse da me. Avrei fatto in modo che non ne dubitasse mai.
«Brando?»
«Sì?» mi rispose senza staccare gli occhi dal televisore. Eravamo chiusi in camera sua e lui stava giocando alla play, mentre io finivo i compiti di matematica seduto alla scrivania. Quel pomeriggio ci eravamo già distratti abbastanza e almeno uno dei due avrebbe dovuto occuparsi dei doveri.
«Stiamo ufficialmente insieme, vero?» Glielo chiedevo quotidianamente perché ancora non ci credevo davvero.
«Ti ho detto di sì! Cosa devo fare per fartelo capire? Mi sembri scemo a volte.» Si spazientì.
Perse la concentrazione dal gioco e, insieme, la partita. «Porca puttana!» Imprecò, alzandosi dal divano e scagliando il joypad contro i cuscini. «Tu e le tue cazzo di paranoie! Stavo per vincere.»
«Scusa. Non volevo distrarti.» Mi morsi il labbro per impedire di farmi trascinare dalle emozioni. Ero abituato ai suoi scatti di rabbia, ma quando erano rivolti verso di me mi ferivano. Voleva dire che lo avevo portato all'esasperazione.
Fece un paio di volte il giro della stanza per calmarsi e poi si accucciò accanto a me, prendendo le mie mani tra le sue e baciandomi un dito alla volta.
«No, scusa tu. Non devo arrabbiarmi così con te. Sai che odio vederti triste a causa mia.» Si protese per riuscire a darmi un bacio sulla bocca. Adoravo quando tirava fuori il suo lato più dolce, e approfittai di quelle labbra morbide per saziarmi di un po' di amore. «Cosa vuoi fare? Vuoi dirlo ai nostri genitori? A scuola lo sanno già tutti... è solo questione di tempo perché la voce circoli.»
«No,» gli risposi deciso, «non voglio che siano loro i primi a saperlo.»
Mi guardò con aria interrogativa, ma poi capì quali fossero le mie intenzioni. C'era solo un'altra persona che si era guadagnata il mio affetto incondizionato.
«Va bene, allora. Andiamo a dirlo alla nonna.»
17 giugno 2023
Augusta Vittoria De Mari, mia nonna da parte di mamma, aveva ottantanove anni ma lo spirito di una sessantenne. Quarta erede del titolo nobiliare, era rimasta orfana a vent'anni e vedova a trentacinque, con due figlie piccole. Aveva dovuto farsi un gran culo per mantenere intatto il patrimonio di famiglia, adattandosi ai cambiamenti della società e investendo in nuovi mercati. Molti uomini avevano cercato di portarla all'altare una seconda volta, ma lei non ne aveva mai voluto sapere. I suoi unici interessi erano sempre stati solo la sua famiglia e le sue proprietà.
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Sunshine (You're my... vol. 2 - BoyXBoy)
Romance🏳️🌈 Per godere appieno della lettura di 𝑺𝒖𝒏𝒔𝒉𝒊𝒏𝒆 si consiglia di leggere prima 𝑺𝒖𝒏𝒓𝒊𝒔𝒆 🏳️🌈 ⚠️SE NON VOLETE SPOILER SUNRISE NON LEGGETE OLTRE ⚠️ 𝑸𝒖𝒂𝒏𝒅𝒐 𝒊𝒍 𝒅𝒆𝒔𝒕𝒊𝒏𝒐 𝒕𝒊 𝒎𝒆𝒕𝒕𝒆 𝒅𝒊 𝒇𝒓𝒐𝒏𝒕𝒆 𝒂 𝒖𝒏𝒂 𝒏𝒖𝒐�...