𝑪𝒂𝒑𝒊𝒕𝒐𝒍𝒐 𝟏𝟑

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18 giugno h 00.30

FILIPPO – ENRICO

@Fil_the_sunshine: Grazie per avermi portato a fare un giro su una delle tue "bambine". Spero di essermi comportato bene come passeggero! 😊

@E.dema94: Grazie a te per la compagnia! Sei stato una zavorra fantastica 😘

@Fil_the_sunshine: 😎

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FILIPPO

24 giugno 2023

Stavo percorrendo l'Aurelia in scooter per andare a Recco a mangiare la focaccia al formaggio dalla Manuelina e ripensavo al picnic con Enrico avvenuto la settimana prima.

Non ero ancora riuscito a scrollarmi di dosso la sensazione che fosse stata una serata surreale, di quelle che alla fine ti domandi se fossero accadute davvero. L'avevamo spacciata come un'uscita in moto tra due amici... peccato che due amici non avrebbero passato tutto il tempo a darsi la caccia con lo sguardo, a bramare ogni minimo contatto fisico e a flirtare in maniera palese, senza possibilità di fraintendimenti.

Lo avevo provocato abbastanza sfacciatamente, e avevo sentito che mi voleva. Potevo percepirlo attraverso la pelle che ancora sfrigolava al ricordo di quel poco tempo passato insieme. Eppure, doveva essere stato tutto frutto della mia sciocca illusione, perché quando l'avevo pungolato apposta citando il mio appuntamento con Pietro, lui non aveva battuto ciglio. Ero cascato di nuovo nella trappola della speranza, quella che mi illudeva che qualcosa tra noi si potesse concretizzare. Non era accaduto, ovviamente, e io non potevo più permettermi di farmi condizionare la vita da lui. Il mio amor proprio doveva emergere per darmi due schiaffi e farmi tornare il Filippo di sempre.

Avevamo continuato a sentirci via chat, ma non si poteva dire che le cose fossero tornate come in precedenza. Le nostre conversazioni erano diventate più... trattenute, come se entrambi pensassimo con maggiore attenzione alle parole da utilizzare prima di premere invio.

Mi mancava la spontaneità che avevamo instaurato, e temevo che ormai fosse perduta del tutto. Cosa avrei dovuto fare, però? Insistere nel tenere in piedi quella farsa, o lasciarla scemare fino a quando uno dei due non si sarebbe stufato di rispondere? Qualunque fosse la scelta più saggia, sarei stato comunque da schifo.

Sospirai sconfortato, mentre il semaforo al quale ero fermo da diversi minuti diventava verde. Avevo appuntamento con Margherita e la sua compagnia di amici, tra i quali anche Pietro. La stronza mi aveva avvisato all'ultimo, dopo che ormai le avevo detto di sì; perciò, non potevo più tirarmi indietro. Chissà se stando in gruppo avrei apprezzato maggiormente la sua presenza.

Margherita sosteneva che avevo giudicato Pietro troppo in fretta e severamente. Era vero ma, in generale, mi fidavo molto delle mie prime impressioni. Perché quasi sempre erano corrette. Oddio, non che con Enrico avessero portato a qualcosa di buono!

Arrivai al ristorante puntuale, ma ero comunque l'ultimo. Mi avevano aspettato fuori, intanto che Daniela fumava la sua sigaretta. Salutai le mie amiche e gli altri componenti della compagnia. In tutto, eravamo una decina e alcuni di loro li conoscevo per la prima volta. Ovviamente, di quelli che mi si erano presentati avevo scordato il nome nel momento stesso in cui lo avevano pronunciato.

L'ultimo a salutarmi fu Pietro, rimasto in disparte fino a quel momento.

«Ciao, come va?» Chiesi con un imbarazzo che non ero abituato a provare.

«Sto bene, grazie. E tu?» Mi sorrideva sereno, come se tra noi non ci fosse stata l'ombra di un appuntamento disastroso a causa mia.

«Io... sto.»

Scoppiò a ridere e, per qualche motivo, quel suono così allegro riuscì a spazzare via la tensione che avevo addosso.

«Sto bene, grazie!» Rimediai alla mia risposta di prima.

«Mi fa piacere sentirlo.»

Va bene, magari la prima impressione, ogni tanto, poteva essere rivalutata.

«Ragazzi, che dite, entriamo?» Margherita ci prese sottobraccio, uno da una parte e uno dall'altra, e come tre comari che facevano pettegolezzi al mercato prendemmo posto al ristorante.

***

Il menù era semplice e fisso: focaccia al formaggio di Recco, semplice e con il pesto, pizzata, farinata e cuculli [frittelline tipiche genovesi con erba cipollina] fino a scoppiare.

Il tutto arrivò in vassoi bollenti da far girare lungo il tavolo rotondo.

Io ero seduto in mezzo a Daniela e Pietro, il quale ci stava intrattenendo raccontandoci l'organizzazione del suo prossimo viaggio. Sarebbe partito per la Thailandia a metà agosto, sostando qualche giorno nel caos di Bangkok, per poi spostarsi a nord del paese, dove avrebbe visitato templi, foreste e campi di riso.

«Non vedo l'ora di fare il trekking nella giungla. Ci immergeremo nella natura quasi incontaminata e...» Continuò il suo discorso, ma fui distratto dall'ingresso nel locale di un gruppo di bei ragazzi accumunati da una massa eccessiva di muscoli addosso.

Beh, alcuni non erano niente male e avrei potuto collezionarli per le mie fantasie solitarie. Li scannerizzai a uno a uno quando mi resi conto che uno lo conoscevo... e, cazzo!

Un rivolo di sudore freddo mi scese lungo la schiena alla vista di Brando. In un attimo, il ricordo di lui che cercava di cacciarmi via dal suo letto si fece vivido nella mia mente.

Ero stato uno sprovveduto a essere uscito con il suo fidanzato per ben due volte dopo quello che era successo. Se ci avesse scoperto? Non si sarebbe mai bevuto la frottola che non avevamo fatto niente di male. Ma perché mi ero cacciato in una situazione così complicata? Chi me lo aveva fatto fare?

La risposta era semplice: Enrico. Lui, che in quel momento entrava nel locale, perfetto come sempre nel suo look da principe di Albaro. L'unico con la camicia e i capelli castano chiari pettinati con cura, in mezzo ad amici decisamente più spartani. Poteva sembrare la pecora nera del gruppo, ma era talmente bello da diventare il punto focale degli sguardi ammirati della gente. Perché era impossibile che il mondo non si accorgesse della meraviglia che era quel ragazzo.

Sì, guardavo Enrico e diventavo impavido di fronte all'energumeno che continuava a tenersi accanto. Sì, decisamente dovevo iscrivermi a quel corso di autodifesa a settembre e fare in modo di non finire sotto quella pressa umana prima di allora.

«...Poi, la cosa più pazzesca che mi aspetta sarà passare la giornata in mezzo agli elefanti...» Pietro, nel frattempo, stava continuando il suo monologo. Speravo che alla fine non mi avrebbe posto domande per testare la mia attenzione, perché era ancora monopolizzata da Enrico. Come sempre, cazzo.

Dovevo essere completamente imbambolato, quando anche Enrico si accorse della mia presenza, e i nostri occhi furono ancora una volta calamitati in maniera inevitabile.

Non seppi interpretare la sua reazione: sicuramente non si aspettava di trovarmi lì, proprio mentre era con il suo fidanzato ma, per diversi secondi, nessuno dei due riuscì a distogliere lo sguardo. Una vocina nella mia testa urlava "may day, may day!", ma non sarei stato io a cedere a quel gioco di provocazioni silenziose. Neanche per sogno.

E vinsi, perché sarebbe stato preoccupante se fosse rimasto impalato in mezzo alla sala mentre tutta la sua compagnia prendeva posto al loro tavolo. Per fortuna, Brando mi dava le spalle, mentre Enrico si era seduto in una posizione più laterale che gli avrebbe consentito di guardare nella mia direzione senza destare troppi sospetti.

Ci attendeva un proseguimento di serata davvero difficile.

***

SPAZIO AUTRICE: Buona sera! 💕 ops, il capitolo è breve e l'episodio finirà nel successivo 🫢 perdonatemi!

Il picnic ha un po' freddato le cose tra Enrico e Filippo, ma anche quando non si mettono d'accordo... riescono a ritrovarsi nello stesso posto per caso 😅 circondati pure da Brando e Pietro... 😰 Dunque, che accadrà?

Se il capitolo vi è piaciuto lasciate una stellina e ricordate che ogni feedback è sempre ben gradito! 💕

Sunshine (You're my... vol. 2 - BoyXBoy)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora