𝑪𝒂𝒑𝒊𝒕𝒐𝒍𝒐 𝟏𝟔

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ENRICO

31 dicembre 2021

«Abbiamo tutto?» Guardai i borsoni davanti alla porta d'ingresso e cercai di fare mente locale su cosa potesse mancare: tuta da sci, presa; scarponi, presi; magliette termiche, prese. Ero pronto a trascorrere il Capodanno nella casa di famiglia a Courmayeur.

«Hai preso le chiavi?» Mi domandò Brando raggiungendomi nella sala.

«Sì, sono nella tasca dello zaino.»

«Perfetto. Tra quanto arrivano gli altri?»

«Mi ha scritto Paolo che ha recuperato adesso la sua ragazza e il fratello a Castelletto. Quindi, dovrebbe arrivare tra un quarto d'ora al massimo.»

«Va bene, inizio a portare fuori la roba. Ti lascio solo i tuoi sci.»

Si caricò il bagaglio addosso e si chiuse la porta alle spalle. Prima di seguirlo, controllai di aver chiuso il gas, l'acqua e le luci in tutte le stanze. Tirai giù le tapparelle e mi sedetti al buio sul divano in attesa Brando mi citofonasse. Solo a quel punto sarei uscito di casa anche io.

Non vedevo l'ora di arrivare in montagna. Sciare era la mia più grande passione dopo la moto e amavo quella casa che mi consentiva di dedicarmi allo sport durante i weekend invernali. Se Brando aveva i turni in palestra, non mi facevo problemi ad andarci da solo. Del resto, una volta sulla pista eravamo io, la neve e l'adrenalina causata dallo sfrecciare in discesa a tutta velocità, zigzagando tra la folla di sciatori. Mi ero abituato alla solitudine, e ultimamente la cercavo più spesso.

Brando aveva mantenuto la promessa di dirmi quando mi tradiva. Mi avvisava in anticipo, perché lasciava casa nostra per qualche giorno e si rifugiava nella dépendance della villa dei suoi genitori. Era diventata l'alcova dei suoi incontri occasionali. Quando si stufava, mi mandava un messaggio: "Sto tornando". Facevamo l'amore e si tornava alla solita vita. Fino alla sua fuga successiva.

In tre anni e mezzo era già successo cinque volte, quasi sempre d'estate. Pensavo che avrei sopportato quella situazione per sempre, come se il fatto che ogni volta tornasse e scegliesse me fosse sufficiente a rendermi felice. Ma non poteva essere così: ogni sua fuga mi feriva, e mi allontanava sempre di più da lui. Eppure, non riuscivo a chiuderlo fuori dalla mia vita. In qualche modo dipendevamo l'uno dall'altro, e quello non sarebbe mai cambiato.

Il suono del citofono mi avvisò che Paolo e il resto della compagnia erano arrivati. Io e Brando eravamo la seconda tappa, poi saremmo dovuti passare a prendere Giada e Martina, le mie uniche due amiche di lunga data che da quando si erano trasferite a studiare a Bologna vedevo troppo poco.

Presi gli sci, chiusi casa e uscii in giardino. Erano appena le sette e mezza del mattino ed era ancora buio, ma in lontananza vidi il pullmino che avevamo noleggiato e Brando che stava caricando le borse nel bagagliaio. Lo aiutai a finire di sistemare e salimmo in macchina. Lui, che era molto più grosso, si sedette davanti vicino a Paolo che guidava, mentre io andai dietro accanto ai due fratelli. Al centro, c'era Noemi che si presentò con grande entusiasmo. Aveva una cascata di riccioli rossi lunghi fino alle spalle e una marea di efelidi che le decoravano tutto il viso. Era davvero carina e potevo capire perché Paolo avesse perso la testa per lei.

Mi sporsi oltre di lei per salutare anche il fratello, rannicchiato contro il finestrino.

«Ciao, sono Enrico.» Gli dissi tendendogli la mano.

Lui si avvicinò e, finalmente, potei vederlo meglio sotto la luce fioca dell'abitacolo della macchina. Il mio cuore perse inspiegabilmente un battito. Se Noemi mi era parsa carina, lui lo era decisamente di più. Erano gemelli, ma il ragazzo dimostrava almeno un paio di anni in meno rispetto alla sorella. Se non avessi saputo che avevano diciannove anni, avrei creduto senz'altro che fosse minorenne. Per qualche strana ragione, fui felice che non lo fosse. Mi incantai qualche secondo a osservare il suo viso pallido e lentigginoso da liceale, sul quale erano incastonati due smeraldi che risplendevano di luce propria. Ero talmente perso in quelle iridi magnetiche che non mi accorsi che aveva stretto la mia mano ancora sospesa tra noi. La scossa generata da quel contatto mi ridestò in tempo per ascoltare il suo nome.

Sunshine (You're my... vol. 2 - BoyXBoy)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora