CAPITOLO 1

322 13 0
                                    

PRESENTE

La sala d'attesa era silenziosa, Harry sedeva ormai da ore, fissando lo stesso punto

del pavimento. Sapeva che sarebbe successo, ma non per questo faceva meno male.

Continuava a ripensare ai momenti trascorsi insieme, gli anni di amicizia e di affetto,

spazzati va da un male incurabile. Ora, doveva pensare al bambino, a prendersi cura

del piccolo che sentiva come un figlio proprio, anche se non lo era.

UN ANNO PRIMA

Harry e Samantha vivevano a Londra da un paio d'anni, quando un avvenimento

aveva sconvolto la vita di entrambi. Amici da sempre, erano legati da un profondo

affetto e condividevano tutto. Harry Styles, ventidue anni, capelli castani ricci ed

occhi verdi, bel fisico e viso affascinante, modello di biancheria intima e dichiaratamente gay. Samantha Grayson, stessa età, occhi celesti e capelli biondi,

anche lei modella, ma con ambizioni da attrice. Non proprio famosi nel loro campo, si dividevano un appartamento modesto in una zona tranquilla. Era una domenica

mattina, Samantha non era rientrata a casa ma Harry non era preoccupato, dato che

l'amica gli aveva inviato un messaggio avvisandolo di aver conosciuto una persona e

di non aspettarla alzato. Non era un caso raro, ovviamente. Erano entrambi single, in

cerca dell'amore o anche solo di una piacevole serata. Harry stava preparando la

colazione, quando Samantha rientrò, salutandolo velocemente prima di sparire nella

sua stanza. Il ragazzo era sorpreso, dato che normalmente si raccontavano nei dettagli i loro incontri occasionali. Si trattava forse di una cosa seria?

Più tardi, quando l'amica emerse dalla camera per raggiungere il divano, Harry le

Chiese, senza preamboli: "Non mi racconti niente?", le sorrise malizioso. La ragazza

ricambiò il sorriso, ma i suoi occhi erano tristi: "Ho conosciuto un uomo, molto attraente", poi scrollò le spalle: "Ma niente di serio".

Qualche settimana dopo, Samantha cominciò a comportarsi in modo strano. Usciva

presto di mattina, non rispondeva al telefono, si chiudeva in camera per ore. Harry,

preoccupato, aspettò qualche giorno e poi la affrontò deciso mentre si stavano preparando per andare a lavoro. "Sam, che succede?" le chiese, prendendola gentilmente per un braccio e fissandola in viso. La ragazza lo guardò, gli occhi umidi

e arrossati ed il volto pallido. "Stai male?" chiese ancora Harry. Samantha si morse

un labbro e scosse la testa, confessando con voce fioca: "Sono incinta, Haz". Il ragazzo spalancò gli occhi sorpreso, la loro prima regola era di usare sempre precauzioni, nei loro incontri occasionali. La ragazza abbassò lo sguardo, sussurrando: "Sono stata una stupida, lo so. Ma eravamo ubriachi e fatti, completamente andati". "Chi è il padre?" chiese in tono freddo Harry, gli sembrava così irreale. Samantha sospirò, scuotendo la testa: "Non parliamo di lui. Non vuole figli ed è un tipo particolare, meno ne sai meglio è, credimi.". "Glielo hai detto?" domandò ancora Harry, l'amica annuì, cambiando discorso: "I miei genitori mi uccideranno! Mi diranno di abortire o di darlo in adozione, ma io lo voglio questo bambino!". Si voltò di scatto, per nascondere le lacrime, la voce spezzata dal dolore. Harry la prese tra le braccia, stringendola a sé e promettendole: "Andrà tutto bene, Sam, ci sono io".

DIECI MESI PRIMA

Samantha era incinta di due mesi, quando fu celebrato il matrimonio. Una piccola

cerimonia civile, solo gli sposi ed i testimoni. Harry sarebbe stato, ufficialmente, il

padre del bambino della sua migliore amica. Adorava i bambini e dare il proprio cognome al nascituro era, per lui, una gioia. Aveva già iniziato a guardare i vestitini da neonato e a pensare alle modifiche da fare all'appartamento. Sam era felice, sorrideva di nuovo ed era grata all'amico, insieme sarebbero stati una vera famiglia.

NOVE MESI PRIMA

Harry aveva dovuto lavorare, quel giorno. Così non aveva potuto accompagnare

Samantha al controllo. Fu solo la sera, quindi, che la donna gli raccontò come era andata. Il bambino stava bene, era ormai di tre mesi e cresceva regolarmente. Il problema era un altro. Dagli esami del sangue della ragazza, era emersa una malattia inattesa e improvvisa. "L'emocromo ha evidenziato valori di globuli bianchi e piastrine molto alti" disse Samantha. Harry si sentì mancare, quando Samantha lo informò tra le lacrime: "Leucemia fulminante, la forma più aggressiva " mormorò la giovane, abbracciata all'amico sul divano di casa loro. "Ci sono cure?" chiese Harry, tremando. La moglie lo fissò negli occhi, il tono deciso: "La chemioterapia, ma è pericolosa per il bambino, Harry. Io non voglio far del male a mio figlio, mi capisci?". Il ragazzo non sapeva cosa dire, ma Samantha continuò: "Devi promettermi, che ti prenderai cura del bambino. Giuramelo, Harry. Se dovesse succedere", Harry le mise una mano sulla bocca, scuotendo la testa disperato: "Non dirlo, ti prego".

PRESENTE

Harry sospirò, alzandosi in piedi e dirigendosi verso l'uscita dell'ospedale. Poche ore

prima, la sua amica era morta ed ora doveva occuparsi del bambino di pochi mesi,

registrato come suo figlio. Samuel William Styles lo aspettava a casa, con la baby sitter. Il giovane modello cercò di farsi coraggio, doveva essere forte per il piccolo Sam, come aveva promesso a sua madre. Arrivò all'appartamento che era quasi buio, si sentiva esausto e svuotato ma non poteva abbattersi. La signora Kent, la sua vicina di casa ed occasionale baby sitter, lo aspettava nell'ingresso con il bambino in braccio. "Mi dispiace così tanto, Harry" disse la donna, con le lacrime agli occhi. Divorziata da molti anni e senza figli, Miriam Kent aveva molta esperienza con i bambini, ed era stata per Harry una vera salvezza. Dopo più di dieci anni al servizio di una famiglia con tre bambini, che si era ora trasferita, Miriam si era subito resa disponibile per aiutarlo, ad un prezzo anche vantaggioso per via dell'affetto che la legava ai due vicini di casa. Harry scosse la testa, cercando di ricacciare indietro le lacrime, spostò lo sguardo sul piccolo Sam che muoveva le manine e lo fissava con aria intenta. Era un bambino tranquillo, la pelle chiara come i pochi capelli e due occhi blu profondo che doveva aver preso dal padre. Harry lo prese tra le braccia e gli baciò una guancia baffuta, sussurrando: "Siamo io e te, ora, piccolo".

MIO FIGLIO - LARRY FANFICTIONDove le storie prendono vita. Scoprilo ora