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"Ne serve una" dice Kaveh.

Sembra essere ormai lanciato nell'impresa di renderli tutti una comune. E, per quanto sia strano, la conversazione non è nemmeno poi così ridicola. D'accordo, Kaveh ha iniziato a parlargli della cosa ormai da un mese, qua e là, sbucando in momenti a caso per ricordarglielo, ed è stato... carino, se dovesse essere onesto.

Carino, per la considerazione che gli ha dato. Ecco, questo è il pezzo che non direbbe a voce alta, ma è quello più vero.

Mentre Kaveh ancora parla, spiegando come mai avere una parola di controllo sia assolutamente necessario, Tighnari si gira un attimo verso Cyno.

Sarebbe così utile poter prendere in prestito il potere di Nahida, ogni tanto, e leggerlo. Potergli fare una domanda e poi sentire la risposta vera, non solo quella nervosa data in fretta per evitare problemi. Ma non può; quel che può ottenere è che Cyno si accorga dello sguardo, lo ricambi, poi se ne spaventi.

Come se già ci fosse qualcosa di brutto da nascondere, anche se non si è ancora nemmeno arrabbiato. Se c'è, se serve nasconderlo, allora dovrebbe arrabbiarsi. Se Cyno teme di farglielo notare, significa che quel qualcosa da temere esiste.

"Vi sarebbe così utile" ha detto Kaveh, e lo ha fatto provando a mantenersi rispettoso, cosa che Tighnari ama, di lui. Senza insinuare che sia Tighnari a esagerare, o Cyno a dover essere più rilassato, o altro. "Potresti vedere tutto da una prospettiva diversa."

"Non si potrebbe decidere che sia solo un chiedere di fermarsi?" dice Alhaitham.

"No! Serve."

"E per quale motivo? Se uno non vuole, basta che lo dica."

"Sì, ma può essere che in certi momenti non lo si voglia dire chiaramente, o che anche un'indecisione possa venire fraintesa. Se c'è una parola chiara, non si rischia."

"Bah." Alhaitham accavalla le gambe, con l'aria scocciata di quando non capisce. "Penso che sarebbe più semplice prendersi alla lettera e basta."

"Ma che tipo di parola dovrebbe essere?" chiede Cyno. "Immagino qualcosa di... non troppo serio, no? Ma nemmeno stupido."

"Può essere una frase?" chiede ancora Alhaitham.

"Una frase è un po' lunga, però... dipende, se vogliamo che sia una frase potrebbe anche essere."

"Tipo" continua Alhaitham, "se fosse 'ammetto la mia inferiorità' andrebbe bene?" 

Kaveh, ovviamente, lo fulmina con gli occhi. "Non è una competizione, idiota. Non devi provare a spingerci a dirlo!"

"Ah. Peccato." Beve un sorso.

"Forse aiuterebbe comprendere il contesto" dice Cyno.

Tighnari torna a guardarlo, stavolta senza che lui se ne accorga. Be', che dire, sembra abbia ormai superato l'imbarazzo iniziale. Forse, è il vino; oppure l'idea gli piace. Non ne hanno discusso fra loro, probabilmente lo faranno dopo. Ed è così strano, un po' triste e un po' eccitante, che non possano parlarne solo fra loro due da subito. Che sia possibile spiarlo, mentre scopre quella proposta, e vedere come reagisce.

"Serve per quando ci si sente a disagio" dice Tighnari, un po' dal nulla, e gli altri gli posano subito addosso lo sguardo. "Si può usare in qualsiasi contesto, basta mettersi d'accordo. Può essere durante una discussione, o un rapporto, o qualsiasi interazione. Cosa dovrebbe succedere dopo, lo decidiamo a priori. Per esempio, in teoria sarebbe bene che la regola fosse: se lo si dice, gli altri si fermano e bisogna chiarire la situazione fin quando tutti non si sentono a loro agio."

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