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Il rumore attutito della lama che colpisce il tagliere, una fetta dopo l'altra. La sua attenzione si concentra sul movimento, sul singolo colpo regolare. Poi scosta con una mano i capelli dal viso, e nel farlo nota che Kaveh lo sta guardando.

Sorride appena, torna a tagliare.

Un altro, forse anche Cyno, avrebbe subito chiesto qualcosa, per sentirsi fare un commento carino, o solo per curiosità genuina, ammesso che esista. Tighnari sa già cosa vede Kaveh; non è mica così sciocco da non poterlo immaginare. La luce è perfetta: si è stupito di come quei vetri possano farne entrare tanta, ma lasciando che ci sia una specie di penombra, una perenne alba timida.

"Non pensavo che avresti accettato sul serio" dice Kaveh, e intanto si sposta, appoggia le mani e il fondo della schiena sul legno del mobile, accanto, per non incontrare direttamente il suo sguardo.

"Come mai?"

"Cioè, pensavo che, fra tutti..."

Tighnari mette in ordine le fette ormai tagliate, le posa nella ciotolina che gli è stata fornita per la porzione singola e prende un altro frutto, senza mostrare alcuna reazione. Quando lo ha messo al centro del tagliere, solleva il viso verso Kaveh.

"Ho letto il libro che dicevi."

"Ah. Solo per questo?"

"No, non solo."

Ma è complicato. Potrebbe tentare di spiegargli una vita intera, però è stanco al solo pensiero. Kaveh, del resto, dovrebbe capire un minimo; non è l'ultimo rimasto di una specie ormai estinta, e dunque non ha gli occhi di tutti puntati sempre addosso, ma è comunque particolare, e dev'essere abituato al giudizio. Alle voci, ai commenti. Deve esserlo.

"Mi ricordo quando Cyno ha iniziato a provarci con te" dice ancora Kaveh, e ride a bassa voce, fra le dita, chinando il capo. "Eravate così dolci."

Certo. Niente potrà mai essere come quel periodo; quella tensione timida, quel modo di Cyno nel guardarlo, quella paura. "Eravamo?"

Kaveh sbuffa. "Vuoi sentirti dire che lo siete ancora?"

"Non lo so, sei tu quello che intendeva corteggiarci."

"Così lo rendi imbarazzante."

"Ah, io? Scusa." Ridono, per qualche momento, entrambi. "Però..." inizia Tighnari, subito dopo, e nota come Kaveh attenda: è curioso. Gli importa.

"Però" continua, mentre prosegue nel taglio del frutto, "è che ci ho pensato. Sai, a tutto quel che non so dei Valuka Shuma. A quel che mi sono sentito raccontare, anche se in fondo... ora, i Valuka Shuma sono io. Quel che devono essere dipende da me." Sorride, un po' incerto. "Lo so, sembra una sciocchezza, ma..."

"No, no. Credo sia più che giusto."

Tighnari annuisce. Sistema anche la seconda ciotola, prende il terzo frutto. 

"Haitham non ne mangia" dice Kaveh. 

"Ah, d'accordo." 

"Ci penso io, per lui." Ha già preso del latte dalla dispensa. In fretta, accende il fuoco e inizia a preparare il caffè, con gesti che rendono evidente quanto sia abituato a farlo.

E guardarlo è... strano, e piacevole, e tenero. Ci sono un sacco di immagini che lo riguardano, nella memoria: da quando ha smesso di ubriacarsi ogni sera, sembra che stia meglio. I vestiti non sono spiegazzati, come indossati in fretta; i capelli sono soffici e profumano; il trucco che ama mettere è dipinto bene sugli occhi, con pazienza e attenzione.

Essere oggetto dell'amore di Kaveh dev'essere qualcosa di caldo, di avvolgente. Tighnari fissa il caffè che inizia a venir fuori, con un odore invitante, e le mani svelte di Kaveh che preparano e versano. In breve, i vassoi sono pronti. 

"Ne vuoi anche tu?"

"Certo, un po', sì."

"Cyno lo vorrà?"

"Non so, chiediamoglielo." Tighnari sta per sporgersi verso il corridoio, quando Alhaitham gli mette una mano su una spalla per evitare lo scontro. Poi lo guarda soltanto, senza dir nulla, e rimangono in quella posizione per troppo tempo.

"Siete svegli" dice Kaveh.

Alhaitham annuisce, e infine si sposta, raggiunge il tavolo. "Penso che Cyno sia ancora traumatizzato."

"Per cosa?" Kaveh mette le mani sui fianchi. "Che gli hai detto?"

"Io? Niente, mi sono appena svegliato."

A Tighnari viene un po' da ridere. Molto da Cyno, in effetti, essere l'ultimo ad alzarsi, in quel mattino strano. Per raggiungerlo basta fare qualche passo, ed entrare nella camera. Lui è lì, seduto sul letto, e appena lo vede sembra sollevato.

"Nari. Buongiorno."

Non sa perché, ma sente nostalgia. Gli si avvicina, lascia che Cyno lo stringa, anche rimanendo seduto. Il suo tocco è così familiare e sicuro.

"Ti va del caffè?"

"Mh. Se lo prendi tu..."

"Sì, dai, proviamo."

Lo bacia in fretta, chinandosi un po', e Cyno sorride e torna a stringerlo.

Qualcosa. Non saprebbe descriverlo. Ma è l'atmosfera che desidera, è la vita migliore che potrebbe esserci. 

"Dovremmo tornare a Gandharva" dice Cyno.

"Eh? Perché?"

"Collei. Non è bello, lasciarla da sola così a lungo."

"Oh, smettila, è perfettamente in grado di cavarsela, per un giorno. Ormai non è più una bambina, Cyno. Non preoccuparti."

"Ma se..." Una pausa. "Se capisse dove siamo stati..."

"Non vuoi dirglielo?"

Cyno lo guarda scandalizzato. "Devo dirlo a Collei...?"

"Be', non è un segreto, no?"

"Quindi..." Cyno posa le mani sulle guance. "Vuoi dire che dovrò dirlo anche a Cyrus??"

"Ehi." Tighnari si sforza di restare serio, appoggia la fronte alla sua. "Non è successo nulla e non hai fatto niente di male. Non devi dire nulla, se non ti va, è solo che... non c'è motivo di avere dei segreti, e lo capiranno."

Cyno mormora lamenti sconnessi. Lascia cadere la schiena sul materasso, in modo fin troppo drammatico. "E gli studenti? Avevo appena finito di sequestrare volumetti su te e Kaveh insieme..."

"Esistono volumetti su..." Tighnari scuote il capo. "In ogni caso, non importa. Non c'è nulla di sbagliato, in questo."

Cyno solleva la testa per guardarlo, poi si rimette a sedere. "Dici davvero?"

"Certo."

"Sei... cambiato."

"Uh?"

"Sì, cioè... Prima avevi paura anche di stare con me. Adesso, sei tu quello che se ne frega del giudizio degli altri." Sorride. "Non è una brutta cosa, anzi. Però è... diverso."

Già. Tighnari si siede accanto a lui, ci pensa. In effetti, sono cambiate moltissime cose, negli ultimi due anni. Ormai si sente un adulto, ormai ha la sua vita e tutto va bene, ha di fronte la libertà di scegliere. Non c'è niente che possa fargli paura. 

Ormai, sta bene.

"Penso sia stato grazie a te" dice.

Cyno mette una mano sulla sua. "Ne sono felice."

"Ci siete?" urla Kaveh, dall'altra stanza. "Il caffè sta diventando freddo!"

Si scambiano un'occhiata, poi si alzano. In corridoio, con le dita intrecciate, sono pronti per affrontare anche questa avventura, perché se sono insieme allora non potrà andar male.


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